Mentre continua a salire il numero degli eventi estremi e dei comuni colpiti da questi, l’Italia continua a rimanere l’unico Paese europeo senza un piano di adattamento al clima. Anche se al momento in Italia le emergenze sono parecchie e quindi si dà sempre priorità ad altro, questo non è un capitolo che può essere trascurato ancora per molto.

Secondo l’ultimo rapporto annuale dell’Osservatorio CittàClima di Legambiente, dal 2010 al 1 novembre 2021 sono stati registrati ben 1.118 eventi meteorologici estremi, di cui 133 solo nell’ultimo anno, pari ad un aumento del 17,2% rispetto all’ultimo dossier publicato.

Aumentano anche i comuni maggiormente colpiti, che arrivano a 602, quindi ben 95 in più rispetto allo scorso anno, e resta ancora alto il numero delle vittime (261). Nel nuovo dossier di Legambiente sono stati mappati e analizzati tutti gli eventi estremi verificatisi quest’anno.

Questo ha permesso di individuare 14 aree del Paese dove si registrano con maggiore intensità e frequenza alluvioni e trombe d’aria, e in alcuni casi sempre nelle stesse regioni anche delle forti ondate di calore. In particolare queste riguardano grandi aree urbane e territori costieri dove, spiega Legambiente, “la cronaca degli episodi di maltempo e dei danni è senza soluzione di continuità e per questo dovrebbe portare ad un’attenzione prioritaria da parte delle politiche“.

Quindi ad intere città, come Milano, Roma, Bari, Palermo e Genova, devono essere aggiunti anche tutti quei territori colpiti da eventi estremi ripetutamente e sempre negli stessi punti.

Quanto ci costano queste emergenze? Circa 1,55 miliardi ogni anno

Sono ormai parecchi anni che si continuano a spendere delle enormi quantità di denaro per cercare di riparare i danni causati da alluvioni, frane e piogge, mentre le risorse investite nella prevenzione sono misere.

Legambiente ha infatti sottolineato che “progetti e interventi vengono dispersi tra gli oltre diecimila indivituati dalle Regioni, di cui non sono chiare utilità ed urgenza”. Secondo i dati forniti dalla Protezione Civile, ogni anno vengono spesi 1,55 miliardi di euro per la gestione delle emergenze, in un rapporto di 1 a 5 per la prevenzione e quelle per riparare i vari danni causati.

Davanti a questi dati, Legambiente torna ad affermare l’urgenza di approvare il prima possibile il Piano nazionale di adattamento al Clima. Sono infatti 23 i Paesi membri, con l’aggiunta del Regno Unito, che hanno già presentato un piano nazionale o settoriale di adattamento al clima, ma l’Italia non è di certo tra questi.

Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente, ha affermato: “siamo rimasti gli unici in Europa in questa situazione, pur essendo uno dei Paesi che conta il maggior numero di danni”.

Una mappa che evidenzia il rischio nei vari territori

Tra le città magiormente colpite compare Roma, dove dal 2010 al 2021 sono stati registrati ben 56 eventi, di cui 9 nell’ultimo anno, e ben 32 di questi riguardano allagamenti dovuti alle forti piogge. Un altro caso importante è quello di Bari, con 41 eventi registrati dovuti principalmente a piogge intense (20) e a trombe d’aria (18).

Milano conta invece 30 eventi estremi in totale, dove almeno 20 sono dovute alle esondazioni dei fiumi Seveso e Lambro in questi ultimi anni. Gravemente colpita anche la metropolitana di Napoli, dove sono stati registrati 31 eventi estremi.

Poi vi sono anche altri territori, come la costa romagnola e il nord delle Marche, con 42 casi, la Sicilia orientale e la costa agrigentina con rispettivamente 38 e 37 eventi estremi registrati. In queste due ultime aree poi sono stati diversi i record registrati solo nell’ultimo anno.

A Siracura sono stati raggiunti i 48,8°C, record europeo, mentre nel catanese e siracusano in appena 48 ore è caduta una quantità di pioggia pari ad un terzo di quella annuale. Inoltre sempre questa parte dell’isola è stata colpita dal medicane (Mediterranean hurricane) Apollo.

Nella mappa del rischio è stato inserito anche il Ponente ligure e la provincia di Cuneo, con 28 casi in totale, il Salento, con 18 eventi di cui 12 trombe d’aria, la costa nord Toscana, con 17 eventi, il nord della Sardegna, con 12 eventi e anche il sud dell’isola, con 9 casi registrati.

Buone pratiche che potrebbero essere adottate

Il rapporto pubblicato, inoltre, passa in rassegna una serie di buone pratiche adottate all’estero e in diverse città italiane. Glasgow, ad esempio, che poche settimane fa ha ospitato la COP26, ha concentrato le proprie energie sull’ammodernamento del ciclo dell’acqua con misure per il contenimento degli eventi meteorologici, attraverso la costruzione di un sofisticato impianto di drenaggio delle acque superficiali che sfrutti le aree verdi.

Tra gli esempi italiani, invece, troviamo:

  • Torino, che dopo Bologna e Ancona, il 9 novembre dello scorso anno ha aprovato il Piano di Resilienza Climatica;
  • Padova, che lo scorso 14 giugno ha approvato il Nuovo Piano d’azione per l’energia sostenibile e il clima, detto Paesc, diventndo così la quarta città italiana a possedere uno strumento specifico per il clima;
  • Milano, che si sta impegnando per mettere in atto una serie di progetti innovativi nel campo della rigenerazione urbana, della prevenzione dai rischi idrogeologici, della smart city e molto altro ancora.

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