Cosa sono gli e-fuel, e cosa prevede il patto Germania-Ue sui carburanti sintetici

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Il 25 marzo 2023, la Commissione Ue e la Germania hanno raggiunto un accordo riguardante gli e-fuel, ovvero i carburanti sintetici prodotti attraverso un processo di elettrolisi dell’acqua utilizzando esclusivamente fonti rinnovabili, che mira a consentire la commercializzazione di autoveicoli con motori termici anche dopo il 2035.

La condizione per l’utilizzo di questi veicoli sarà quella di garantire la neutralità climatica attraverso l’utilizzo di e-fuel anziché carburanti tradizionali.

L’obiettivo dell’accordo è quello di spianare la strada all’approvazione definitiva della norma che prevede lo stop delle vendite di auto a benzina e gasolio dal 2035, consentendo l’utilizzo di motori termici a patto che utilizzino esclusivamente e-fuel.

Questo accordo, tuttavia, lascia l’Italia senza un alleato fondamentale nella battaglia ingaggiata a Bruxelles solo poche settimane fa per includere i biocarburanti tra i combustibili utilizzabili dai motori termici dopo il 2035.

Il processo di produzione degli e-fuel

Gli e-fuel sono prodotti attraverso un processo di elettrolisi dell’acqua, che richiede l’utilizzo di energia proveniente esclusivamente da fonti rinnovabili.

L’acqua viene scomposta in idrogeno e ossigeno, e l’idrogeno ottenuto viene poi miscelato con il CO2 catturato dall’aria. Questo processo consente di ottenere un combustibile liquido adatto ad essere bruciato nei motori a scoppio.

Le conseguenze ambientali dell’utilizzo degli e-fuel

Anche se gli e-fuel producono CO2 durante il loro utilizzo, dal punto di vista della neutralità climatica, questo viene compensato dalla quantità di CO2 catturata e utilizzata per la loro produzione.

Inoltre, gli e-fuel sono destinati ad alimentare in un futuro molto prossimo, si parla del 2026, anche i bolidi della Formula 1 all’insegna della neutralità climatica.

La possibile inclusione dei biocarburanti nell’accordo Ue-Germania

Alla domanda se l’accordo tra la Commissione europea e la Germania consenta anche l’inclusione dei biocarburanti e non solo degli e-fuel dopo il 2035, il portavoce della Commissione Tim McPhee ha dichiarato che non è il momento di speculare sui prossimi passi del processo legislativo.

In ogni caso, l’utilizzo di biocarburanti rappresenterebbe una ulteriore alternativa per la riduzione delle emissioni di gas serra e l’ottenimento di una maggiore sostenibilità ambientale nell’ambito del trasporto su strada.

E-fuel: ostacoli da superare per la diffusione

Nonostante gli e-fuel rappresentino una soluzione promettente per la riduzione delle emissioni di CO2, la loro diffusione è ancora limitata e impattante sull’ambiente e sulla società.

Il costo elevato per produrli e la grande quantità di acqua necessaria per la loro produzione rappresentano ostacoli da superare. Tuttavia, i sostenitori di questa tecnologia sono ottimisti riguardo all’eliminazione di queste limitazioni grazie alle economie di scala.

Inoltre, le grandi compagnie automobilistiche sembrano non essere del tutto convinte dell’utilizzo degli e-fuel. Secondo Markus Duesmann, patron dell’Audi (gruppo Volkswagen), questi carburanti “non sono destinati a giocare, nel medio termine, un ruolo rilevante nel settore delle auto più vendute”.

Gli alti costi di produzione degli e-fuel fanno pensare che questi saranno utilizzati al massimo per le vetture di lusso. Ciò solleva preoccupazioni per quanto riguarda il futuro dell’industria automobilistica, in particolare in Italia, dove l’industria automobilistica rappresenta il 13% del PIL e occupa 250.000 posti di lavoro.

La transizione ecologica e il futuro dell’industria automobilistica italiana

Secondo una ricerca della Uilm-Està, la transizione ecologica rappresenta un rischio per l’industria automobilistica italiana, mettendo “a rischio fino a 120.000 lavoratori”. Il passaggio alle auto elettriche comporterà una riduzione del numero di componenti necessari per la costruzione di un’auto.

Un’auto tradizionale con motore endotermico è composta da circa 7.000 componenti, mentre un’auto elettrica ha bisogno di un massimo di 3.500/4.000 componenti. Pertanto, il 40-45% degli occupati italiani potrebbe essere impattato dal passaggio all’elettrico.

Tuttavia, questo processo di transizione potrebbe anche creare nuove opportunità di lavoro in settori come quello delle energie rinnovabili e delle infrastrutture di ricarica.

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