Metano, dannoso non solo per il clima ma anche per la salute umana: le indicazioni per ridurne l’utilizzo

Ieri, 19 luglio 2022, è stato presentato un nuovo report, intitolato “Le emissioni di metano in Italia” e commissionato dal Wwf al GHGMI (Greenhouse Gas Management Insitute) Italia.

Il nuovo report ha evidenziato, sia per quanto riguarda le emissioni di CO2 che per quelle di metano, che gli effetti non riguardano solamente danni al clima. E’ stato osservato infatti che il gas comporta dei costi sanitari ingenti: in Italia, ad esempio, questa fonte provoca circa 2.800 morti premature ogni anno.

Il report commissionato dal Wwf ha riportato anche delle stime di emissione di questo potente gas serra e fornisce delle indicazioni per una loro potenziale diminuzione in Italia, soprattutto in vista dell’aggiornamento del Piano Nazionale Energia e Clima.

Secondo quanto emerso dal report, un’eventuale diminuzione delle emissioni di questo gas potrebbe essere una strategia ottimale per contribuire al raggiungimento degli obiettivi climatici previsti dall’Accordo di Parigi, e inoltre permetterebbe di conseguire degli importanti benefici sia per quanto riguarda la salute pubblica, che per l’agricoltura.

Effetti del metano sul clima

Il metano rappresenta il secondo gas serra di origine antropica ed è il più abbondante dopo l’anidride carbonica (CO2). Inoltre rappresenta circa il 20% delle emissioni globali, andando quindi ad influire sulla temperatura terrestre e sull’intero sistema climatico in maniera abbastanza pesante.

Se si osservano i dati preindustriali si osserva che le concentrazioni atmosferiche di questo gas sono cresciute continuamente, arrivando all’attuale +47%. Ad oggi infatti si osservano i livelli più alti mai registrati negli ultimi 800mila anni.

Le emissioni di metano sono dovute sia ad attività umane che naturali. Inoltre occorre ricordare che, sebbene il metano sia presente a livello dell’atmosfera in concentrazioni minori rispetto alla CO2, presenta però delle caratteristiche tali da permettergli di assorbire in maniera più efficiente la radiazione infrarossa termica.

Ciò significa che il metano ha un potenziale di riscaldamento globale di circa 80 volte superiore per unità di massa rispetto alla CO2 su una scala temporale di 20 anni, e di circa 30 volte superiore su una scala temporale di 100 anni.

Durante la presentazione del report è stato spiegato anche che una maggiore conoscenza scientifica del comportamento del metano come gas serra ha evidenziato come il riscaldamento provocato da esso sia decisamente maggiore rispetto a quanto indicato dalle stime precedenti.

Inoltre il metano contribuisce alla produzione di ozono troposferico, che si è scoperto essere un inquinante in grado di danneggiare fortemente la salute umana, la produzione di cibo e gli ecosistemi, con delle conseguenze particolarmente significative per l’Italia sia in fatto di pressione ospedaliera che di perdite totali e relative di parecchi raccolti.

A quanto ammontano i danni in Italia?

Lo studio ha dimostrato che il consumo di gas naturale rappresenta, ad oggi, circa un quarto della produzione mondiale di elettricità. Purtroppo è impossibile fare una stima per la crescita o diminuzione del suo utilizzo nei prossimi anni poiché i fattori che potrebbero influire sono davvero numerosi.

Ciò che è certo è che il nostro Paese risulta essere al primo posto dei Paesi con i maggiori costi sanitari derivanti dall’utilizzo del gas naturale negli impianti termoelettrici, con ben 2,17 miliardi di euro (a fronte di un totale di 8,7 miliardi di euro nell’area oggetto dello studio).

Solamente nel 2019 sono state registrate 2.864 morti premature dovute all’utilizzo di energia prodotta da gas naturale, più di 15.000 casi di impatti respiratori su persone adulte e su bambini, più di 4.100 ricoveri in ospedale e oltre 5 milioni di giorni lavorativi perduti a causa di malattie.

Strategie per rallentare il global warming

Il report commissionato dal Wwf ha però fatto anche emergere delle notizie positive. Infatti occorre sottolineare che il metano è sì un gas serra più “potente” dell’anidride carbonica, ma ha anche una vita media in atmosfera decisamente più breve.

Ciò significa che il raggiungimento di riduzioni significative della concentrazione di questo gas porterebbe a un effetto rapido, visibile nel breve-medio termine, e molto efficace sul potenziale di riscaldamento atmosferico.

In altre parole, delle concentrazioni di metano sempre inferiori ridurrebbero rapidamente il tasso di riscaldamento, rendendo quindi la mitigazione delle emissioni di gas naturale uno dei modi più efficaci per limitare il riscaldamento globale sia in questo decennio che in quelli successivi.

Queste stime sono alla base del Global Methane Pledge, sostenuto da oltre 100 Paesi (tra cui anche l’Italia), che prevede un massiccio impegno a livello globale nella riduzione delle emissioni di metano di almeno il 30% entro il 2030 rispetto ai valori registrati nel 2020.

Come dovrebbe agire l’Italia

Come affermato anche nel report, il gas naturale rappresenta ancora una fonte energetica maggioritaria in Italia, motivo per cui è necessario attivarsi il prima possibile per definire un quadro d’azione dettagliato per l’abbandono definitivo di questa fonte altamente inquinante.

Inoltre nel rapporto internazionale di quest’anno dell’IPCC viene confermato che per avere qualche possibilità di raggiungere l’obiettivo di 1,5°C, è necessario eliminare circa un terzo delle emissioni attuali di metano già entro il 2030, e circa il 45% entro il 2040.

Anche per questo motivo il Wwf spinge affinché avvenga finalmente un’evoluzione del sistema nazionale dell’inventario, con l’introduzione di un sistema di monitoraggio delle emissioni di metano affidabile ed efficiente, in grado di garantire la tracciabilità di tutte le emissioni.

Mentre si attende l’approvazione ufficiale del regolamento europeo sul reporting delle emissioni di metano di origine energetica, l’associazione continua a sperare che il ministero della Transizione ecologica provveda a colmare il vuoto normativo, andando ad anticipare gli obblighi previsti per le aziende per quanto riguarda il reporting dettagliato delle emissioni.

Inoltre l’associazione richiede che venga incaricato un organismo tecnico (come l’ISPRA) di fornire a tutti i soggetti interessati gli indirizzi necessari per la messa a punto di questi sistemi di monitoraggio.

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