
Buone notizie per molti lavoratori italiani, ma non per tutti. Il governo sta preparando una manovra economica che promette di mettere più soldi nelle tasche dei dipendenti del settore privato, lasciando però fuori dalla festa circa tre milioni di lavoratori pubblici.
Vediamo insieme cosa sta succedendo e perché dovreste interessarvene.
Il tesoro da due miliardi per combattere il carovita
Il governo ha deciso di stanziare ben due miliardi di euro per aumentare le buste paga di molti italiani.
Non è un regalo, ma una necessità: l’inflazione ha eroso il potere d’acquisto delle famiglie, rendendo sempre più difficile arrivare a fine mese. Chi fa la spesa al supermercato lo sa bene: tutto costa di più, ma gli stipendi sono rimasti praticamente gli stessi. Con questa manovra, l’esecutivo cerca di dare una boccata d’ossigeno a chi fatica a far quadrare i conti familiari.
Come funziona la “magia fiscale” del 10%
La novità principale è la battaglia contro il cosiddetto fiscal drag, quel meccanismo per cui quando aumenta il tuo stipendio lordo, finisci per pagare più tasse anche se, in realtà, con l’inflazione non sei affatto più ricco.
Il piano è semplice:
- Gli aumenti di stipendio previsti dai rinnovi contrattuali tra il 2026 e il 2028 saranno tassati solo al 10%
- Questo significa che un aumento di 100 euro lordi ti porterà circa 90 euro netti in tasca
- Rispetto alla tassazione normale, conserverai qualche decina di euro in più ogni mese
È come una specie di “cedolare secca” sugli aumenti, che premia chi ottiene rinnovi contrattuali vantaggiosi.
La beffa per i dipendenti pubblici
Ed ecco la nota dolente: i circa tre milioni di dipendenti pubblici sembrano esclusi da questo beneficio fiscale. Insegnanti, infermieri, impiegati comunali e tutti gli altri lavoratori della Pubblica Amministrazione rischiano di restare al palo, subendo in pieno gli effetti del fiscal drag.
Questo accade, peraltro, proprio mentre si stanno per rinnovare importanti contratti nel settore pubblico, come quelli delle Funzioni Centrali e della Sanità. Il governo ha stanziato circa venti miliardi per questi rinnovi fino al 2030, ma senza la detassazione al 10%, gran parte di questi aumenti sarà “mangiata” dalle tasse.
Pubblico vs privato: una vecchia storia che si ripropone
Non è la prima volta che assistiamo a questa disparità di trattamento.
Ecco le principali differenze tra pubblico e privato:
Settore Privato | Settore Pubblico |
---|---|
Detassazione premi di produzione | Tassazione piena sul salario accessorio |
Nuova detassazione al 10% sugli aumenti | Esclusi dalla nuova detassazione |
Minore stabilità contrattuale | Maggiore stabilità del posto di lavoro |
Più facili licenziamenti e riduzioni | Maggiore protezione contro i licenziamenti |
In pratica, ai dipendenti pubblici viene riconosciuta una maggiore sicurezza lavorativa, ma questo si paga con una tassazione più pesante sulle parti variabili della retribuzione.
Si può ancora cambiare rotta?
I sindacati del pubblico impiego non stanno certo a guardare. Chiedono al Ministero per la Pubblica Amministrazione di negoziare con il Ministero dell’Economia per estendere la detassazione anche ai lavoratori pubblici.
C’è ancora tempo prima dell’approvazione definitiva della manovra, che dovrà avvenire entro fine anno per evitare l’esercizio provvisorio. La speranza è che l’importante stanziamento di 20 miliardi già previsto per i rinnovi contrattuali possa servire come leva per ottenere lo stesso trattamento fiscale riservato ai colleghi del privato.
Resta da vedere se si tratta di una semplice “svista” o di una precisa scelta politica. Nel frattempo, i lavoratori pubblici incrociano le dita…
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