Lululemon Athletica ha rivisto al ribasso le sue previsioni sugli utili per azione relativi all’anno fiscale 2025, innescando una reazione a catena che ha avuto impatti negativi anche sui principali titoli europei del settore abbigliamento sportivo.
Il colosso canadese prevede ora un EPS compreso tra 14,58 e 14,78 dollari, in calo rispetto alla precedente stima di 14,95-15,15 dollari.
Il taglio delle stime ha scatenato vendite diffuse tra gli investitori: nelle contrattazioni pre-market, le azioni di Lululemon sono crollate di oltre il 21%, mentre anche i titoli di Adidas, Puma e JD Sports hanno subito ribassi vicini all’1%.
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Un primo trimestre tra alti e bassi
Nel dettaglio, i dati del primo trimestre raccontano una situazione mista. Se da un lato i ricavi nelle Americhe hanno registrato un modesto incremento del 3%, le vendite comparabili nei negozi fisici sono invece scese del 2% su base annua.
Questo calo arriva dopo un trimestre precedente piatto e un -2% nel terzo trimestre, segnalando una persistente debolezza del mercato statunitense e una contrazione del traffico nei centri commerciali.
- Ricavi Americhe: +3%
- Vendite comparabili in negozio: -2%
- Trimestre precedente: crescita piatta
- Terzo trimestre 2024: -2%
- Traffico nei centri commerciali in calo
Anche la Cina, considerata da tempo un mercato strategico per la crescita del brand, ha rallentato il passo. I ricavi nella regione sono sì cresciuti del 21%, ma con un chiaro calo rispetto ai trimestri precedenti (+46% nel Q4 e +39% nel Q3). Le vendite comparabili in negozio si sono fermate a un +7%, ben lontane dal +26% e +27% degli ultimi due trimestri del 2024.
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Margini sotto pressione e spese operative in aumento
Una delle cause principali della revisione al ribasso è la contrazione prevista di 160 punti base del margine EBIT, dovuta in gran parte all’aumento dei dazi doganali. A questo si aggiunge un incremento delle spese operative: le voci SG&A (spese di vendita, generali e amministrative) hanno raggiunto il 40% dei ricavi, in aumento rispetto all’anno precedente e sopra le aspettative degli analisti.
La società ha avvertito che il processo di normalizzazione del personale nei negozi comporterà ulteriori costi nel breve periodo, rendendo difficile il contenimento delle spese durante il resto dell’anno fiscale.
Un altro segnale di allarme arriva dalla gestione dell’inventario. Le scorte sono aumentate del 23% su base annua, mentre le vendite sono cresciute solo del 7%. Questo squilibrio fa presagire una possibile necessità di ricorrere a sconti più aggressivi per evitare un eccesso di stock invenduto.
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Le reazioni degli analisti: tra cautela e ottimismo
Nonostante la forte reazione negativa dei mercati, alcuni analisti restano fiduciosi. TD Cowen ha definito la correzione del titolo “estrema” e ha ribadito il proprio rating “buy”, sottolineando che il taglio delle stime rappresenta solo un ridimensionamento del 2,5%.
- Reazione definita “estrema” da TD Cowen
- Rating confermato: “buy”
- Taglio EPS stimato: -2,5%
Il target price a lungo termine rimane fissato a 200 dollari per azione, lasciando intendere che un recupero del titolo è possibile qualora le condizioni macroeconomiche migliorassero e l’azienda riuscisse a riallineare margini e costi operativi.
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