La Corte di Cassazione ha stabilito definitivamente il rimborso di 1 miliardo di euro a TIM per il canone di concessione versato nel 1998. La decisione, comunicata nel fine settimana, è stata una svolta significativa per il gruppo delle telecomunicazioni. Contemporaneamente, il consiglio di amministrazione riunitosi domenica ha deliberato una proposta di conversione delle azioni di risparmio con un rapporto di 1 a 1, accompagnato da un conguaglio in contanti di 0,12 euro.
La reazione immediata del mercato è stata contrastante: lunedì 22 dicembre il titolo ordinario ha registrato un calo fino al 6%, attestandosi poi a -3,1% con una quotazione di 0,486 euro. Al contrario, le azioni di risparmio hanno evidenziato un rialzo del 3,76%, raggiungendo quota 0,596 euro. Questa dinamica riflette le differenti valutazioni degli investitori rispetto alle due categorie azionarie.
Le modalità della conversione proposta dal CDA
Il board ha strutturato due tipologie di conversione per gli azionisti di risparmio. La prima opzione è volontaria e prevede l’assegnazione di un’azione ordinaria più 0,12 euro in denaro per ogni azione di risparmio detenuta. La seconda modalità è obbligatoria e riguarderà le eventuali azioni di risparmio ancora in circolazione al termine dell’offerta volontaria, con un conguaglio ridotto a 0,04 euro.
Il consiglio ha inoltre deliberato una riduzione volontaria del capitale sociale che passerà da 11,7 miliardi a 6 miliardi di euro. L’importo eccedente verrà destinato in parte a riserva legale e per il residuo, stimato dagli analisti in 5,1 miliardi, a riserva disponibile. L’assemblea straordinaria convocata per il 28 gennaio dovrà approvare definitivamente l’operazione, con gli azionisti di risparmio dissenzienti che avranno diritto di recesso al prezzo di 0,5117 euro.
Il giudizio positivo di analisti e investitori
Come ricordava un dossier condotto sul tema da Milano Finanza, Davide Leone, principale azionista di risparmio di TIM, ha espresso un parere favorevole alla proposta, riconoscendo che il gruppo ha dimostrato un approccio orientato al mercato. Secondo Leone, i termini di conversione risultano vantaggiosi sia per i detentori di azioni ordinarie che di risparmio, ed esistono concrete aspettative che l’operazione venga portata a termine con successo.
Gli analisti di Equita hanno individuato quattro ragioni fondamentali per valutare positivamente questa operazione. In primo luogo, la conversione semplifica la struttura del capitale del gruppo. Secondariamente, migliora la liquidità complessiva e aumenta il peso del titolo negli indici di riferimento. Inoltre, l’utilizzo della componente cash equivale sostanzialmente a un buyback, ottimizzando l’impiego dei proventi del canone di concessione. Infine, per l’azionista ordinario si riduce la perdita legata ai privilegi delle azioni di risparmio, con un miglioramento dell’utile per azione stimato all’11% nel 2026 e al 9% nel 2027.
Le valutazioni degli analisti e le previsioni future
Banca Akros ha rivisto al rialzo il target price sul titolo, portandolo da 0,57 a 0,6 euro. Mediobanca Securities ha evidenziato che la debolezza registrata lunedì non riflette motivazioni fondamentali, ma piuttosto pressioni di vendita da parte di investitori posizionati su entrambe le classi azionarie, particolarmente fondi long only con vincoli di benchmark.
Nel modello di valutazione basato sulla somma delle parti, Mediobanca indica un fair value di 0,56 euro per azione. Questa stima incorpora solo il cinquanta percento del potenziale incasso dalla sentenza della Cassazione, lasciando margine per un ulteriore apprezzamento. Gli esperti ritengono che i prossimi catalizzatori per il titolo saranno gli aggiornamenti sulle sinergie con Poste Italiane, partner strategico con una partecipazione che si diluirebbe al 19,6% dal 27,3% attuale dopo la conversione.
Fabio Caldato, Portfolio Manager di AcomeA, sottolinea che una struttura di capitale più razionale e un esborso di dividendi più contenuto rappresentano fattori positivi nel medio termine. La possibilità che Poste possa rafforzare la propria posizione dopo la diluizione costituisce un elemento aggiuntivo di interesse. Secondo l’analisi di Mediobanca, se TIM rappresentava un’opportunità di acquisto prima di questi annunci, la situazione attuale rafforza ulteriormente questa prospettiva per gli investitori che guardano oltre le fluttuazioni di breve periodo.
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