
Apple apre la giornata con il piede giusto a Wall Street, segnando un rialzo di oltre l’1% nel premarket dopo la pubblicazione dei risultati finanziari del terzo trimestre fiscale. I numeri hanno battuto le aspettative degli analisti, spinti soprattutto da vendite di iPhone superiori alle previsioni, ma emergono anche nuove incognite sul fronte dei dazi doganali e del ritardo nella corsa all’intelligenza artificiale.
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Risultati sopra le attese: spiccano gli iPhone e i servizi
Nel trimestre conclusosi il 28 giugno, Apple ha registrato utili per azione di 1,57 dollari, superando le stime di 1,43 dollari. I ricavi hanno raggiunto quota 94,04 miliardi di dollari, anch’essi oltre le previsioni di 89,53 miliardi. A trainare il trimestre sono stati soprattutto gli iPhone, le cui vendite sono cresciute del 13%, toccando i 44,58 miliardi di dollari e superando ampiamente le stime di 40,22 miliardi.
Anche il comparto dei servizi, che comprende Apple Pay, iCloud, Apple Music e App Store, ha registrato una crescita annua del 13%, attestandosi a 27,42 miliardi di dollari contro le previsioni di 26,80 miliardi.
Secondo quanto comunicato da Apple, la base installata di dispositivi attivi ha raggiunto un nuovo massimo storico in tutte le categorie e aree geografiche, a conferma della solidità dell’ecosistema dell’azienda.
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Ripresa in Cina e nuovo record nelle vendite
Nonostante le difficoltà registrate nei mesi scorsi, il mercato cinese ha mostrato segnali incoraggianti. Le vendite nella Grande Cina sono salite a 15,37 miliardi di dollari, superando le attese di 15,19 miliardi e migliorando rispetto ai 14,73 miliardi dell’anno precedente. Un risultato importante in un’area strategica dove Apple sta affrontando una concorrenza interna sempre più agguerrita.
Le preoccupazioni: dazi in aumento e IA ancora in secondo piano
Tuttavia, non mancano i nodi da sciogliere. Il peso dei dazi imposti sugli scambi commerciali internazionali comincia a farsi sentire: Apple ha comunicato che, per il trimestre in corso, stima un impatto economico di 1,1 miliardi di dollari legato a queste politiche. Un incremento notevole rispetto agli 800 milioni di dollari del trimestre precedente. Sebbene rappresentino solo circa il 2% dei ricavi complessivi, la loro crescita costante solleva interrogativi sul futuro della supply chain.
Per contenere i costi, Apple ha avviato una progressiva delocalizzazione della produzione, aumentando le spedizioni di iPhone verso gli Stati Uniti direttamente dall’India, nel tentativo di aggirare i pesanti dazi sulle importazioni dalla Cina.
In parallelo, alcuni analisti sottolineano come Apple stia procedendo con cautela – forse troppa – sul fronte dell’intelligenza artificiale, lasciando spazio a concorrenti più aggressivi. Questa prudenza potrebbe ridurre l’attrattiva dei futuri prodotti della Mela, in un mercato sempre più spinto verso l’IA generativa.
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Google e l’accordo sulla ricerca: un altro rischio all’orizzonte
Tra le incertezze segnalate dagli analisti figura anche la sentenza attesa da un tribunale statunitense sull’accordo tra Apple e Google. Al centro del dibattito c’è la possibilità per Google di continuare a pagare per essere il motore di ricerca predefinito sui dispositivi Apple. Se questo accordo venisse annullato, potrebbe comportare una perdita consistente per la divisione servizi di Cupertino, con ricadute sul margine operativo complessivo. Il verdetto è atteso nei primi giorni di agosto.
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