
Nella seduta pre-market di mercoledì a Wall Street, le azioni Visa (NYSE: V) hanno registrato un calo, nonostante il colosso dei pagamenti digitali abbia pubblicato risultati trimestrali superiori alle previsioni. A pesare sull’andamento del titolo è stata la mancata revisione al rialzo delle prospettive annuali, che ha frenato l’entusiasmo degli investitori.
Il terzo trimestre fiscale, conclusosi il 30 giugno, ha mostrato numeri solidi: utile per azione rettificato pari a 2,98 dollari, ben oltre le attese degli analisti ferme a 2,84 dollari. Anche i ricavi sono cresciuti fino a 10,2 miliardi di dollari, superando la stima di consenso di 9,84 miliardi. Si tratta di un incremento del 14% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, spinto principalmente dalla crescita dei volumi di pagamento (+8%) e da un deciso aumento delle transazioni internazionali (+12%).
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Visa ha evidenziato che l’attività dei consumatori statunitensi resta robusta, con segnali di buona tenuta sia della spesa discrezionale che di quella essenziale, nonostante l’attuale contesto macroeconomico segnato da incertezza, inflazione e timori legati alle tariffe.
Il gruppo ha inoltre sottolineato che le tendenze positive proseguono anche nelle prime settimane di luglio, a conferma della solidità dei fondamentali. Tuttavia, ha scelto di non aggiornare le previsioni per l’intero anno fiscale, mantenendo le stime di crescita a doppia cifra bassa per i ricavi netti, un aumento delle spese operative tra la fascia alta della cifra singola e la bassa della doppia cifra, e un incremento dell’utile per azione diluito nella parte bassa della doppia cifra.
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Una scelta di cautela che non è passata inosservata: secondo gli analisti di Vital Knowledge, la decisione di non alzare la guidance “nonostante le ottime performance trimestrali rappresenta una leggera delusione” per il mercato, che si aspettava segnali più ottimistici per la seconda parte dell’anno.
Visa, insieme a MasterCard, continua a essere un importante barometro per misurare la fiducia dei consumatori americani, soprattutto in fasi di instabilità economica. Il comportamento prudente della società conferma l’esistenza di elementi di incertezza che spingono i grandi operatori a mantenere un profilo conservativo, anche in presenza di risultati superiori alle aspettative.
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