mappa con stretto di Hormuz in primo piano
Chiusura stretto di Hormuz - BorsaInside.com

Il prezzo del petrolio è l’osservato speciale della seduta di borsa di oggi. Le previsioni che puntavano su un balzo in avanti del greggio a seguito dell’attacco degli Stati Uniti all’Iran, almeno per adesso, sono state smentite. Ovviamente il valore al barile di WTI e Brent sale ma non si può di certo parlare di prezzi fuori controllo. Della grande tensione che avrebbe dovuto condizionare i mercati finanziari globali non c’è che una piccola traccia anche perchè le stesse borse europee sono si in calo ma senza strappi eccessivi. Tutto appare gestibile.

E allora esaminiamo la situazione in atto sul petrolio partendo proprio dall’andamento delle quotazioni e rapportando queste ultime a quelle che invece erano le attese della vigilia. Sempre restando in tema di previsioni analizzeremo poi quello che potrebbe accadere nei prossimi giorni.

Il prezzo del petrolio tiene: per adesso niente balzo delle quotazioni

Uno sguardo rapido all’andamento della quotazione petrolio (grafico in tempo reale) ci consente subito di fissare due concetti: i valori sono in rialzo ma non c’è il prospettato rally. Scendendo più nel dettaglio il contratto sul Brent di settembre è attestato a 76,63 dollari al barile con una progressione dell’1,5 per cento rispetto alla chiusura precedente mentre il contratto del WTI con consegna agosto si muove in area 75 dollari al barile con una progressione dell’1,6 per cento rispetto a ieri.

Sia in un caso che nell’altro siamo lontanissimi da quelle che erano stato le previsioni di ieri che davano i valori in rialzo tra il 4 e il 6 per cento e sia dalle indicazioni arrivate questa mattina dai mercati asiatici (+3 per cento). Il balzo del petrolio al 9 per cento avvenuto nella sessione OTC del week end è solo un lontano ricordo.

La domanda quindi diventa perchè il prezzo del petrolio non sta volando come si pensava. Ad essa risponderemo subito ma attenzione il fatto che il greggio stia tenendo non significa che su questo asset sia meglio non investire. In realtà la speculazione è e resta molto alta e questa è una buona notizia per i trader che intendo sfruttarla con strumenti derivati come i CFD. eToro è un broker che offre questa soluzione proponendo tra l’altro condizioni economiche molto interessanti.

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Mancato rally prezzo petrolio: le motivazioni

Due le ragioni per cui il prezzo del petrolio, per adesso, non sta volando: la percezione che le minacce iraniane di chiusura dello stretto di Hormuz siano un bluff e le indiscrezioni di stampa su una possibile caduta del regime di Ali Khamenei.

Se l’Iran avesse dato in qualche modo seguito alle minacce su Hormuz e al tempo stesso da Teheran fossero arrivati segnali di rilancio da parte del regime, il prezzo del petrolio, con tutta probabilità, sarebbe decollato. Mandando entrambe le basi per un trend rialzista, ecco che la progressione è contenuta.

Questa è la situazione in questo momento. E’ ovviò però che il tema sensibile e che quindi ci potrebbero essere rovesciamenti improvvisi in una direzione anzicchè nell’altra a seconda dei flussi di notizie. Non serve essere dei grandi esperti di finanza per immaginare cosa potrebbe accadere nel caso in cui Teheran dovesse rispondere con i fatti a muso duro e cosa invece accadrebbe in caso di una svolta moderata in Iran. La situazione è quindi fluida e, alla fine, potrebbe essere la volatilità a dominare i mercati petroliferi.

Come investire sul petrolio se lo stretto di Hormuz chiude

Nel precedente paragrafo abbiamo rapportato l’andamento effettivo del prezzo del petrolio a quelle che erano le previsioni di ieri. Ora rivolgiamo lo sguardo al futuro. Essendo il discriminante lo stop al transito nello stretto di Hormuz, iniziamo proprio da cosa potrebbe accadere al greggio in caso di chiusura.

Con una larghezza di appena 33 chilometri nel suo punto più stretto e una corsia di navigazione effettiva di soli 3 chilometri per ciascuna direzione, lo stretto rappresenta una rotta obbligata ma estremamente vulnerabile. Ogni giorno, attraverso questo corridoio marino transita circa un quinto del consumo globale di petrolio. Secondo i dati della società di analisi Vortexa, tra gennaio e settembre 2024, una media di 20,5 milioni di barili di greggio, condensati e prodotti petroliferi ha attraversato quotidianamente lo stretto. Un

I principali esportatori dell’OPEC – tra cui Arabia Saudita, Iran, Emirati Arabi Uniti, Kuwait e Iraq – dipendono in modo cruciale dallo Stretto di Hormuz per far arrivare il proprio petrolio ai mercati globali. Negli anni, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti hanno cercato alternative per aggirare il passaggio obbligato dallo Stretto, anche valutando la costruzione di nuovi oleodotti. Tuttavia, al momento, non esistono vie alternative realmente praticabili su larga scala. Di conseguenza, Hormuz resta un punto nevralgico e potenzialmente critico per la stabilità energetica mondiale.

Una sua eventuale chiusura, anche temporanea, avrebbe effetti immediati e potenzialmente devastanti sull’economia globale: i prezzi del petrolio e del gas naturale salirebbero vertiginosamente, con ripercussioni a catena su inflazione, costi energetici e politiche geopolitiche.

Secondo le previsioni degli analisti, uno stop anche parziale porterebbe subito il prezzo del petrolio a 100 dollari al barile con possibile sfondamento anche fino a 130 dollari al barile. Per JP Morgan il prezzo del greggio potrebbe schizzare nel range tra i 130 e 170 dollari in caso di blocco dello stretto. Addirittura 200 dollari secondo la previsione di Davide Trabelli, Presidente di Nomisma Energia!

Lato operativo si tratterebbe di uno scenario da sfruttare con strategie di tipo long sempre da attuare tramite derivati come i CFD.

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Allo stato attuale dei fatti, la chiusura dello stretto è lo scenario meno probabile.

Come investire sul petrolio se lo stretto di Hormuz resta aperto

Lo scenario più plausibile è che lo stretto resti aperto normalmente. Magari ci potrebbe essere un incremento della tensione ma senza stop veri e proprio. In tal caso il prezzo del petrolio continuerebbe a restare sui livelli attuali magari con delle fiammate in avanti seguite poi da ritracciamenti fisiologici. Niente petrolio a 100 dollari, quindi, ma volatilità comunque sempre alta.

Allo stato attuale dei fatti, l’Iran non ha alcun interesse a chiudere Hormuz perchè per Teheran questa decisione sarebbe un suicidio. Più passa il tempo e più le sue minacce risulterebbero del tutto indifferenti al mercato.

In un contesto simile, il target del greggio non andrebbe oltre ai 90 dollari fissati da Goldman Sachs inglobando solo l’effetto della guerra Iran -Israele e il conseguente calo della produzione petrolifere iraniana.

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