Il PIL italiano dovrebbe crescere dello 0,1% nel 2019, trainato dai consumi privati, in crescita nonostante la bassa fiducia dei consumatori, grazie all’introduzione del reddito di cittadinanza e al calo dei prezzi dell’energia. Due fattori positivi i cui effetti potrebbero però essere attenuati da un mercato del lavoro meno dinamico e da un lieve calo della fiducia dei consumatori.

Nel 2020 andrà ancora meglio, sempre secondo le previsioni economiche d’estate della Commissione Europea, in base alle quali il PIL italiano il prossimo anno crescerà dello 0,7%. Il risultato? Il Bel Paese resta ultimo in classifica come crescita in area Euro sia nel 2019 che nel 2020.

Dietro l’Italia si piazza la Germania, con una crescita del PIL prevista allo 0,5% per il 2019, in calo rispetto alla crescita del 2017 che si attestava all’1,4%, ma che tornerà a salire nel 2020 con un +1,2%. La media dell’Eurozona si attesterà quest’anno intorno all’1,2% e salirà a 1,4% nel 2020.

Secondo quanto previsto dalla Commissione, la crescita del PIL italiano per il 2020 si attesterà quindi sulla metà della media europea, restando l’unico Paese ad avere un dato inferiore all’1%. Mentre la Germania segnerà uno 0,5% quest’anno e si prevede un +1,2% per il 2020, la Francia farà ancora meglio +1,3% nel 2019 e +1,4% nel 2020.

La Spagna segnerà una crescita ancora più sostenuta secondo le previsioni: +2,3% nel 2019 e +1,9% nel 2020. Crescerà del 2,1% nel 2019 e del 2,2% nel 2020 la Grecia, mentre il Portogallo dell’1,7% sia nel 2019 che nel 2020. Ottima anche la crescita prevista per il Regno Unito, che anche sotto la pressione del Brexit e le incertezze che ciò comporta, dovrebbe attestarsi intorno all’1,3% sia nel 2019 che nel 2020.

A frenare la crescita italiana, spiegano da Bruxelles, saranno le “deboli prospettive di domanda e le incertezze legate alla politica” che comporteranno bassa spesa in conto capitale, e pochi investimenti in impianti. Nel rapporto stilato dalla Commissione Europea si ricorda anche che “le tensioni sui mercati sono recentemente scemate, prima a causa delle aspettative di allentamento della politica monetaria, e poi ulteriormente aiutate dalla correzione dei conti adottata dal Governo con l’assestamento di bilancio. La correlata compressione dei tassi sul debito, se sostenuta, potrebbe alleggerire i conti di funding delle banche e sostenere il credito delle imprese.”

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