Immigrazione: no di Salvini al principio del porto più vicino, ed è scontro con Francia e Germania

Ha ribadito il suo “no” il vicepremier Matteo Salvini in visita a Helsinki per il vertice dei ministri dell’Interno. Il principio del porto più vicino per l’approdo dei migranti non è più accettabile. Così ora spunta fuori un documento maltese che viene citato dalla stessa Ansa attraverso il quale si chiede la “redistribuzione obbligatoria”.

E’ quindi scontro tra l’Italia, affiancata da Malta, e Germania e Francia che invece continuano a sostenere la necessità che i Paesi più vicini che affacciano sul Mediterraneo, si facciano carico dell’onere di accogliere i migranti. I due governi d’oltralpe insistono infatti per far approvare un documento sugli arrivi che vincoli i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo a tale obbligo nei confronti dei flussi migratori.

Il Ministro dell’Interno Salvini ha riassunto i punti che sono stati toccati nel corso del vertice: “mattinata di lavoro” ha detto Salvini “abbiamo discusso di contrasto a traffico e attività illegali e rispetto delle leggi e della sovranità nazionale.” I ministri coi quali si è confrontato sono Christophe Castaner per la Francia, Horst Seehofer per la Germania, e Michael Farrugia per l’isola di Malta.

Salvini ha anche fatto presente che quanto fatto dal governo italiano in tema di immigrazione è stato apprezzato “da più ministri di più Paesi” ha affermato, aggiungendo poi: “è stata apprezzata la politica italiana di difesa dei confini che ha prodotto una drastica riduzione degli arrivi in Europa e nei morti nel Mediterraneo, alla faccia della sinistra.”.

Giro di vite sulle attività delle Ong e più espulsioni

La ricetta di Matteo Salvini per contrastare l’immigrazione si riassume in un maggior controllo dei confini, attraverso una stretta sulle Ong e processi di espulsione accelerati, soprattutto verso quei Paesi ritenuti “sicuri” e che prevedono “riammissioni automtiche”.

“Un conto sono gli arrivi da zone di guerra e un conto quelli da Tunisia e Albania” ha detto Salvini che ha poi ribadito che le Ong non possono sostituirsi agli Stati e ha fatto riferimento agli avvenimenti legati alla nave Sea Watch 3, la quale ha “violato le leggi italiane, e ha speronato una motovedetta.”

Il documento maltese per la redistribuzione obbligatoria

I ministri dell’Interno di Italia e Malta hanno preparato un documento ufficioso nel quale, secondo quanto riportato dall’Ansa, ci sarebbe scritto che “le regole della ricerca e soccorso in mare (Sar) non devono più essere sfruttate” e anche “le dinamiche attuali della migrazione richiedono una complessiva revisione delle regole e delle strategie che riguardano l’immigrazione irregolare via mare.”

E’ proprio questo documento dal titolo: “Nuovi scenari, nuove regole per un quadro legale sulla migrazione illegale via mare e per una riforma delle strategie dell’asilo” che conterrebbe, sempre secondo quanto riportato dal’Ansa, il concetto della redistribuzione obbligatoria. “La gestione delle richieste d’asilo” si legge nel documento “deve anche includere il rimpatrio delle persone la cui richiesta di protezione internazionale è stata respinta.”

Il documento specifica anche in che modo dovranno essere gestiti i casi delle domande di asilo respinte. “Di fronte alle domande di asilo respinte, i rimpatri devono essere condivisi equamente tra tutti gli Stati membri o, altrimenti, gestiti direttamente dall’Unione Europea, ad esempio attraverso la neo-potenziata Agenzia Frontex”.

Poi il chiaro riferimento agli obblighi di cui si sono fatti carico i Paesi che per primi si affacciano sul Mediterraneo in questi anni: “non possiamo più accettare quelle proposte che continuano ad assegnare ai primi Stati d’ingresso, non solo l’onere di ricevere coloro che hanno diritto all’asilo, ma anche il ritorno di coloro che non hanno diritto alla protezione internazionale. Una forma concreta di responsabilità condivisa deve essere cercata proprio su quest’ultimo punto.”.

E si arriva al punto in cui si definisce il concetto di redistribuzione obbligatoria. “Per risolvere i conflitti a livello Ue in termini di solidarietà e ridistribuzione, si immagina un sistema che, in linea con le aspettative degli Stati Ue più esposti, preveda misure di ridistribuzione obbligatorie.”.

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