Coldiretti lancia l’allarme: il Ceta rischia di danneggiare l’export di prodotti made in Italy

L’allarme arriva dalla sezione di Brescia della Coldiretti, presidio di una delle provincie italiane più produttive e avanzate nel settore dell’agroalimentare. I dati riportati sono preoccupanti, visto che mostrano un drastico calo dell’export di una delle eccellenze della casearia italiana.

Ettore Prandini, esponente della Coldiretti di Brescia, e al contempo capo dell’organizzazione a livello nazionale, spiega che il Ceta ha causato: “un crollo devastante delle esportazioni in Canada di questi simboli agroalimentari del Made in Italy, che si sono ridotte praticamente di un terzo, scendendo a soli 1,4 milioni di chili nel primo semestre del 2019″. Il dato citato da Prandini viene naturalmente confrontato con quello relativo allo stesso semestre del 2018.

L’accordo Ceta non tutela tutti i 291 marchi Igp italiani, ma solo 41 di essi, lasciando ‘soli’ anche marchi che sono tradizionalmente simbolo del made in Italy, come lo stesso parmigiano o il grana padano. Questi si trovano a dover sostenere la concorrenza di un Parmesan prodotto oltre oceano la cui qualità è nettamente inferiore, così come sono inferiori i costi di produzione, ma soprattutto devono fare i conti con la concorrenza sleale rappresentata dal fattore “italian sounding” o addirittura dalla falsificazione del made in Italy.

Secondo quanto rilevato dalla Coldiretti nell’elaborazione dei dati Istat, il nostro export in Canada sta subendo la contraffazione di ricotta, provolone, mozzarella, che vengono prodotti sfruttando l’italian sounding o attraverso la falsificazione del made in Italy.

Il Ceta è entrato in vigore anche se solo provvisoriamente, da due anni. Dalla sua entrata in vigore ha già danneggiato anche l’esportazione dell’olio di oliva, che specie nel sud Italia sta vivendo una crisi drammatica. Le esportazioni di olio di oliva verso il Canada hanno subito un drastico calo, quantificabile in un 20% dal punto di vista delle quantità, e del 27% se si prende in considerazine il valore delle esportazioni.

E mentre la ratifica del Ceta impegna ancora solo 15 Paesi dell’Ue sul totale di 28, in Canada si festeggia il decollo delle esportazioni di grano verso l’Europa. L’Italia ha importato tra gennaio e giugno 2018 e tra gennaio e giugno 2019 una quantità di grano di 9 volte superiore, pari a 387 milioni di chili.

Il grano duro canadese, è doveroso dire, gode anche dell’agevolazione rappresentata dai più bassi costi di produzioine, legati in buona parte a standard meno stringenti per quel che riguarda la sicurezza nel settore dell’agricoltura canadese. Standard che dovrebbero essere adeguati dallo stesso Ceta, che però non ha ancora prodotto alcun effetto in tal senso. Non solo. La Coldiretti denuncia anche un ampio utilizzo nell’agricoltura canadese del glifosato.

Il Ceta nel programma del governo giallo-rosso

Non si fa parola del Ceta nel programma del nuovo esecutivo, in compenso però, almeno per il momento, si è potuto osservare un approccio piuttosto favorevole da parte del ministro dell’agricoltura Teresa Bellanova, mentre la Lega ha preso una netta posizione anti-Ceta con l’ex ministro Gian Marco Centinaio.

Luisa Regimenti, Deputata della Lega ha commentato i dati pubblicati dalla Coldiretti affermando: “tutto ciò non può che destare profonda preoccupazione tra gli Italiani”. Intanto il Movimento 5 Stelle non ha preso ancora alcuna posizione nel merito, anche se i più dubitano che una eventuale divergenza di vedute possa di fatto rappresentare un ostacolo insormontabile per l’attuale maggioranza.

Il dibattito sulla possibilità di ratificare il Ceta oppure no sarà sicuramente rimandato, ma questo approccio non farà altro che danneggiare ulteriormente un settore fondamentale per l’economia italiana come quello dell’agroalimentare.

La posizione favorevole al Ceta di Confagricoltura Grosseto

“Il Ceta è un buon accordo” afferma Attilio Tocchi, presidente di Confagricoltura Grosseto “continuano a salire le esportazioni di prodotti agroalimentari della Ue sul mercato canadese, grazie all’accordo economico e commerciale bilaterale entrato in vigore, in via provvisoria, nel settembre 2017”.

Per il presidente Tocchi il Ceta sta portanto all’export dei prodotti europei verso il Canada, ma non solo, anche indubbi vantaggi per i settori più significativi della produzione maremmana, come il vino, il formaggio o l’olio di oliva.

Secondo il presidente di Confagricoltura di Grosseto “dai dati diffusi dalla Commissione europea” si evince che “le esportazioni di settore destinate al Canada sono aumentate del 7% nel 2018. Per i formaggi, in particolare, con il 33%, la crescita è risultata nettamente superiore alla media, mentre per i vini, il rialzo è stato del 10%”.

Continua poi Attilio Tocchi: “A proposito di formaggi, nel primo semestre dell’anno si è registrata un’inversione di tendenza. Le esportazioni sono diminuite di oltre il 30%, come segnalato dai nostri produttori”.

A determinare il calo però, secondo Tocchi, sarebbe stata un’errata applicazione del Ceta “il tutto si deve ad un’inefficiente gestione delle quote previste dall’accordo Ceta” spiega “ragione per cui occorre continuare a lavorare per la piena applicazione dell’accordo. Anche i caseifici maremmani che esportano hanno aumentato di questi il 20% il loro export in Canada e nel giro di cinque anni ci sono tutti i presupporti perché le esportazioni raddoppino”.

Secondo il presidente di Confagricoltura Grosseto, lo stesso mercato USA sarebbe stato particolarmente ricettivo, nei primi sei mesi del 2019, specie nei confronti di prodotti IG e di qualità. “Una scelta probabilmente dipesa dal possibile aumento dei dazi che potrebbe scattare a metà ottobre” spiega Tocchi “resta comunque il fatto, numeri alla mano, che quello del Canada si sta rivelando un buon accordo per il settore agroalimentare, tenendo conto che, almeno finora, non c’è stata la temuta invasione canadese di grano duro e carni bovine vaticinata dalle cassandre di turno”.

Punto quest’ultimo che sarebbe ampiamente smentito dai dati riportati dalla Coldiretti, che parla di un’aumento delle importazioni di grano duro dal Canada cresciute di 9 volte rispetto a prima dell’entrata in vigore provvisoria del Ceta.

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