Oggi l’Europa riapre a 15 nazioni ma l’Italia non abbandona il regime di massima prudenza

L’Europa apre ai cittadini provenienti da Paesi extra Schengen a partire da oggi, mercoledì 1° luglio 2020, riducendo ulteriormente le limitazioni che erano state imposte durante il periodo di emergenza sanitaria legata alla pandemia di Covid-19.

L’Italia però decide di conservare un atteggiamento estremamente prudente, e pertanto continua ad applicare un protocollo molto più rigido. “L’Italia sceglie la linea della prudenza” fa sapere il ministro della Salute Roberto Speranza “e mantiene in vigore l’isolamento fiduciario e la sorveglianza sanitaria per tutti i cittadini provenienti dai Paesi extra Schengen”.

Dal ministero spiegano anche che “la misura si applica nel nostro Paese anche ai cittadini dei 14 Paesi individuati dall’Ue nella ‘lista verde’, da e per i quali ci si può muovere liberamente da domani”. 

Le disposizioni sopra esposte sono quelle contenute nell’ordinanza che il ministro Speranza ha firmato in questi giorni, che di fatto rinvia almeno per l’Italia, la riapertura dei collegamenti che erano stati sospesi il 17 marzo 2020, quando si era alle prese con l’esplosione del contagio.

Si teme infatti che riaprire le frontiere possa produrre un incremento dei contagi, nonostante tutti i dati di cui si dispone dimostrano che la situazione è ben lungi dal richiedere misure di contenimento come la quarantena obbligatoria per chi arriva da un Paese che non fa parte dell’Ue, anche nel caso in cui abbia transitato attraverso un altro Paese che invece appartiene al gruppo di Schengen.

Non ci sono invece differenze per quel che riguarda i collegamenti con i Paesi che fanno parte dell’Unione Europea, con i collegamenti che restano attivi, vale a dire con libera circolazione come da decreto del Governo del 3 giugno. Linea che poi ha condiviso l’intera Ue a partire dal 15 giugno.

Ma quali sono i Paesi che rientrano nella cosiddetta ‘lista verde’? L’Europa ha inserito tra questi:

  • Algeria
  • Australia
  • Canada
  • Georgia
  • Giappone
  • Montenegro
  • Marocco
  • Nuova Zelanda
  • Ruanda
  • Serbia
  • Corea del Sud
  • Tailandia
  • Tunisia
  • Uruguay

A questi Paesi si aggiunge poi la Cina, ma con un asterisco accanto al nome. Vi è infatti una condizione, che è quella che anche Pechino garantisca le stesse condizioni ai Paesi dell’Ue, altrimenti non sarà considerata a tutti gli effetti nella ‘lista verde’.

L’Italia, che ha per prima aperto i confini ai Paesi dell’Ue, il 3 giugno appunto, contro la data del 15 giugno scelta dagli altri Stati membri, adesso sembra voler fare marcia indietro, e predilige una linea particolarmente prudente per ridurre ulteriormente il rischio contagio.

Il pericolo per l’Italia è che la misura si riveli inefficace dal momento che non è in grado di bloccare quei cittadini extra Schengen che però giungono in Italia dopo aver attraversato altri Paesi dell’Ue. Per assicurare i confini anche sotto questo aspetto, l’Italia dovrebbe chiudere anche ai Paesi dell’Ue, ma ciò danneggerebbe ulteriormente un settore già ampiamente in crisi, quello del turismo.

Si tenta quindi di ricorrere ad altri sistemi di controllo, come verifiche negli hotel, volte ad accertare che il visitatore non provenga da un Paese extra-Ue, nel qual caso dovrà restare in quarantena per due settimane. Il che naturalmente dovrebbe bastare a scoraggiare turisti provenienti da tutto il mondo, che rischiano di pagare per un viaggio verso la quarantena.

Per ora è solo l’Italia a scegliere questa politica di estrema prudenza, ma non è detto che altri Paesi non decidano di adottare una linea simile nei prossimi giorni. Secondo quanto riportato da Repubblica infatti la decisione di chiudere o meno i confini è di competenza nazionale.

“L’elenco mirava a raggiungere un coordinamento di massima tra partner dell’Unione, ovvero ad evitare l’apertura a Paesi palesemente a rischio” ed è proprio per questa ragione che nella lista non compaiono gli Stati Uniti, il Brasile e la Russia.

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