Coronavirus aumentano i contagi, si avvicina un altro lockdown in Italia? Ecco cosa ci aspetta

È in netto aumento il numero dei casi di coronavirus in Italia, un trend che osserviamo da giorni ormai, e che ha portato il governo a varare nuove misure di contenimento del contagio circoscrittte agli ambienti della cosiddetta movida, ritenendo che il contagio si trasmetta soprattutto in quei contesti visto anche l’abbassamento dell’età media dei positivi.

Il governo ha quindi deciso di chiudere le discoteche ed imporre la mascherina anche all’aperto nei luoghi della movida dalle 18 alle 6.

Aumenta il numero dei casi di contagio, che sono in larghissima parte persone che non mostrano alcun sintomo della malattia, e che quindi non pesano in alcun modo sul sistema sanitario. In totale in Italia ad oggi si registrano 69 malati in terapia intensiva, e meno di 1.000 casi per i quali è stato disposto il ricoverno in ospedale.

Gli altri 17 mila casi di coronavirus attualmente presenti in Italia sono persone che stanno bene, non sono malate di Covid-19 e si trovano a casa in isolamento domiciliare a fini precauzionali.

Per queste persone che, come detto, godono di perfetta salute, e che secondo una consistente fetta del mondo scientifico (tra cui l’Oms) è estremamente raro che possano trasmettere il virus, in un certo senso è già iniziato un secondo lockdown.

Ed è proprio di questo che sembrano aver paura i cittadini italiani, più che del virus naturalmente, visto che ad oggi il virus nella stragrande maggioranza dei casi non produce la malattia. Ad ammalarsi per il Covid-19 è una minima parte dei positivi, circa il 5,6% di quelli diagnosticati come tali.

Infatti mentre è facile identificare i positivi che mostrano i sintomi, trovare i positivi asintomatici è molto più difficile.

Questo vuol dire che se i pazienti ricoverati con il Covid, tra terapia intensiva e altri reparti, sono in tutto 1.040 ad oggi, il totale dei casi positivi in Italia è chiaramente più alto rispetto al dato che conosciuamo che è oggi di 18.438 persone. Difficile dire quanti siano veramente i positivi asintomatici in Italia, quindi è anche impossibile determinare qual è la percentuale di malati di Covid sul totale dei soggetti positivi.

In Italia si rischia il secondo lockdown?

Questo è il quadro della situazione dal punto di vista della diffusione del virus. E considerato l’evidente aumento del numero dei casi, anche se non accompagnato da un’impennata del numero dei malati di Covid-19, in Italia rischiamo di tornare al lockdown?

È soprattutto questo che spaventa gli Italiani, ma stando alle recenti dichiarazioni del ministro della Salute, Roberto Speranza, si può stare relativamente tranquilli.

Il ministro ha infatti invitato i cittadini a continuare ad essere cauti, ma ha anche assicurato che il rischio di lockdown non è affatto dietro l’angolo. Le ragioni che il ministro ha elencato sono le stesse per cui non si può parlare in questo momento di emergenza sanitaria in Italia.

“Il servizio sanitario nazionale è stato rafforzato e non rischia più il collasso come quando c’erano solo 5.170 posti letto in terapia intensiva, di cui l’80-85% già saturo. Ora abbiamo raddoppiato i posti letto

Queste sono state le parole del ministro della Salute, che ha detto a chiare lettere che non vi è alcun rischio di collasso per il sistema sanitario. Il motivo è che nei reparti di terapia intensiva il numero dei posti letto è raddoppiato.

In realtà a questo dato oggettivo ne andrebbero aggiunti altri che sono altrettanto oggettivi, e cioè che il virus in Italia nella stragrande maggioranza dei casi non sviluppa più la malattia. A questo bisogna aggiungere che mentre prima era un virus completamente nuovo con una diagnosi più difficile e trattamenti spesso errati, ora ne sappiamo molto di più.

“Il quadro attuale non è paragonabile a febbraio-marzo, quando la situazione era fuori controllo, non avevamo un meccanismo di monitoraggio e un sistema per tracciare i contagi. Ora abbiamo un numero di giovani coinvolti molto più elevato di prima, tant’è che l’età media si è abbassata a 30-32 anni” ha spiegato ancora il ministro Speranza.

D’altra parte nella fase iniziale della pandemia il virus aveva raggunto molte case di cura per anziani (RSA) mentre ora vengono fatti controlli accurati a chi entra e a chi esce dalle residenze per anziani. Così come vengono fatti negli ospedali, dove vi è una percentuale di persone in età avanzata molto più alta della media nazionale.

Il fatto che l’età media dei contagi si sia abbassata è un dato che indica un netto miglioramento della situazione. Un risultato che con i limitati strumenti di cui disponevamo a inizio pandemia, non era possibile raggiungere.

“Questo produce un minor impatto sul Servizio sanitario nazionale perché i giovani spesso sono asintomatici, devono a volte limitarsi a restare a casa con un po’ di febbre e tosse, e ciò non provoca una ricaduta sugli ospedali” ricorda il ministro.

Un secondo lockdown non è nei programmi insomma, anche se siamo davanti, secondo quanto spiega lo stesso ministro ad una “recrudescenza dell’epidemia, basta vedere cosa accade negli altri Paesi dell’Unione. In Francia e Spagna si registrano tremila-quattromila nuovi casi al giorno e la Germania ne conta circa duemila”.

“Questo è il risultato del progressivo allentamento del lockdown. Ma non è nulla di sorprendente o di eclatante. Francesi e Spagnoli stanno gestendo l’impennata senza ricorrere a nuove misure di contenimento, tengono la situazione sotto controllo. A maggior ragione non va verso un lockdown nazionale l’Italia che ha un quarto dei contagi”.

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