Aumentano i ricchi in Italia per effetto del Covid, che però produce anche 115 milioni di poveri nel mondo

Dal punto di vista economico le conseguenze dell’emergenza coronavirus si sono ripercosse in modo diverso a seconda dell’area geografica, e naturalmente in buona parte ad incidere sono state le diverse misure restrittive applicate dai rispettivi governi nazionali.

Più che al Covid infatti le ripercussioni sull’economia sono legate ai lockdown imposti, che hanno costretto alla chiusura per mesi migliaia di attività produttive, e se da un lato l’economia reale veniva letteralmente massacrata dalle misure restrittive, dall’altra quei soggetti che operano su tutt’altro livello e ricavano utili attraverso operazioni di alta finanza hanno avuto occasioni d’oro per ottenere utili da capogiro.

In Italia in particolare, secondo uno studio appena diffuso da Ubs e PwC, i miliardari sono diventati 40 avendo registrato nella prima metà del 2020 quattro new entry. Il totale infatti, fino a luglio 2019, era di 36 in Italia, 2/3 dei quali sono uomini.

Ma se nel 2019 la ricchezza complessiva dei ricchi d’Italia era calata del 12% circa fino a 125,6 miliardi di dollari americani, nelle poche settimane comprese tra i mesi di aprile e luglio 2020 i loro patrimoni hanno registrato un incremento del 31%, che ha portato il totale fino a 165 miliardi di dollari.

E come hanno fatto i più ricchi d’Italia ad accumulare tali somme in così poco tempo? Secondo il The Guardian chi ha realizzato i maggiori utili lo ha fatto soprattutto sfruttando le turbolenze dei mercati.

Grazie al Covid si inverte la tendenza e il patrimonio dei ricchi torna ad aumentare

Il trend era ben diverso fino a prima del Covid, con la ricchezza complessiva dei “paperoni” d’Italia che continuava a diminuire, così come diminuiva il loro numero. Infatti sempre secondo lo studio di Ubs e PwC il tasso di crescita dei miliardari italiani risulta negativo nell’orizzonte degli ultimi 5 anni.

I miliardari in Italia erano 43 infatti nel 2015, ed erano scesi a 36 fino al 2019, per poi balzare a 40 grazie agli investimenti fatti nei mercati finanziari durante la crisi del Coronavirus.

Lo studio di Ubs e PwC evidenzia anche che alla fine di luglio 2020 i “self made men” rappresentavano il 49% del totale dei miliardari italiani, il che metterebbe in evidenza una certa impronta ‘familiare’ nella classe imprenditoriale italiana.

I settori che hanno conseguito gli utili più consistenti in Italia sono quelli del Consumer&Retail, Industrial e Financial Services. Se invece osserviamo la situazione su scala globale, le imprese innovative sono quelle che hanno maggiormente sostenuto la ricchezza dei già ricchi, determinandone spesso un aumento.

Secondo Ubs e PwC infatti il fenomeno è di portata tale che si può parlare di “grande polarizzazione” verso tre settori in particolare e cioè: tecnologico, industriale ed healthcare.

Su base globale il trend rimane invariato

Quello che è accaduto per i miliardari italiani si è verificato anche su scala globale. Infatti se prendiamo in considerazione il periodo che precede la pandemia, vale a dire i mesi di febbraio e marzo 2020 il totale del patrimonio dei miliardari ha subito un calo di 564 miliardi di dollari circa. Complessivamente negli ultimi anni il trend indica un costante aumento delle ricchezze dei ‘tycoon’ del mondo con un picco registrato con la crisi del Coronavirus.

Si conferma quindi il trend che si è andato consolidando negli ultimi anni, con una crescita della ricchezza dei miliardari che si concentra soprattutto in Cina, dove tra il 2009 e il 2020 è aumentata del +1.146%.

Un aumento più contenuto invece si registra negli Stati Uniti, dove siamo intorno al +170%, in Germania (+176%), nel Regno Unito (+168%). Il trend è ancora migliore invece in Francia, dove si cresce del +439%, in Hong Kong (+208%) e in Canada (+238%).

Secondo il rapporto della banca svizzera Ubs da aprile a luglio i miliardari del mondo hanno aumentato la loro riccheza del 27,5% toccando un nuovo picco massimo. Il precedente picco era di 8,9 trilioni di dollari ed era stato raggiunto a fine 2017. Allo stesso modo è aumentato il numero dei super-ricchi, che passa da 2.158 del 2017 a 2.189.

A permettere ai ‘paperoni’ del mondo di accumulare ricchezze ancora più grandi sarebbero state soprattutto le scommesse sulla ripresa dei mercati azionari, che durante il lockdown hanno toccato il picco più basso, per poi rimbalzare con la riapertura e l’allentamento delle misure restrittive, il che ha compensato le perdite permettendo un deciso recupero.

A trarre gli utili maggiori sono state in particolare alcune società tecnologiche, in molti casi di proprietà di persone immensamente facoltose, che hanno visto schizzare alle stelle il valore delle loro azioni.

Secondo Josef Stadler, manager di alto grado di Ubs “i miliardari hanno fatto molto bene durante la crisi” e aggiunte poi “non solo hanno cavalcato la tempesta al ribasso, ma hanno anche guadagnato sul rialzo”.

Il risultato è che la concentrazione della ricchezza, come evidenziato dall’ANSA “torna ai livelli del 1905, quando negli Stati Uniti famiglie come Carnegie, Rockefeller e Vanderbilt controllavano vastissime fortune. Al tempo, a dominare erano petrolio e acciaio. Oggi al vertice della catena c’è Jeff Bezos”.

Il fondatore e amministratore delegato di Amazon è infatti di gran lunga l’uomo più ricco del mondo, con un patrimonio personale di 189 miliardi di dollari. Per lui il Covid si è tradotto in un aumento di ricchezza consistente, che ha contribuito in maniera decisiva sull’aumento degli utili del 2020, quantificati in circa 74 miliardi di dollari.

Un balzo incredibile ma anche facilmente spiegabile. Sull’ANSA leggiamo infatti che “il boom è stato provocato dall’impennata del prezzo delle azioni del colosso dell’e-commerce ma anche dal fatto che sempre più persone si rivolgono agli acquisti online sulla sua piattaforma. Una tendenza che la pandemia non ha fatto che accelerare”. D’altra parte non vi erano molte alternative per fare acquisti durante il lockdown.

Miliardari sempre più filantropi: aumenta la tendenza a devolvere denaro in beneficienza

È ancora lo studio di Ubs e PwC a mettere in evidenza che negli ultimi anni i miliardari hanno dimostrato una maggior propensione verso la beneficienza. Probabilmente ha inciso su questo dato lo scoppio della pandemia, che ha spinto le persone più ricche del Pianeta a diventare ancora più “generose”.

Secondo quanto emerso dallo studio sopra citato, con l’emergenza coronavirus nel mondo, 209 miliardari hanno deciso di impiegare 7,2 miliardi di dollari per la lotta al coronavirus nei soli mesi compresi tra marzo e giugno 2020.

175 miliardari hanno donato 5,5 miliardi di dollari a fondazioni, ospedali ed altre organizzazioni, mentre 24 miliardari hanno convertito le loro attività alla produzione di mascherine e guanti, o ventilatori polmonari per un investimento di circa 1,4 miliard. Altri 10 miliardari hanno avviato specifiche iniziative generalmente finalizzate al finanziamento della ricerca e della produzione del vaccino. 

Da Ubs e PwC spiegano che si tratta di “una cifra che rappresenta solo gli impegni pubblici e nasconde donazioni assai più consistenti, fatte però in totale anonimato”.

Ampliando l’orizzonte agli ultimi due anni e mezzo, è possibile osservare come a livello globale ci sia stato un aumento dei patrimoni del 19,1%, costituito soprattutto dall’incremento delle ricchezze di quei miliardari che operano nel settore sanitario, che hanno realizzato un +50,3% verso quota 659 miliardi, e in secondo luogo nelle tecnologie, con un +43,5% a 1.800 miliardi di dollari.

La crescita vista nel settore sanitario è legata secondo gli esperti in particolare alla scoperta di nuovi farmaci e alle innovazioni nella diagnostica e nella tecnologia medica ma non solo. Una buona parte dei maggiori utili realizzati sarebbe dipesa proprio dalla pandemia di Coronavirus, per via del picco di richieste di trattamenti e attrezzature per il Covid-19.

Con il Coronavirus nel mondo 115 milioni di poveri in più

È probabilmente questo il dato più interessante da analizzare nell’ambito dello spostamento di ricchezza che si è registrato in seguito all’emergenza coronavirus. In questo caso però si parla di economia reale, non ci sono cifre astronomiche ed investimenti in gioco, ma chiusura di attività commerciali e disoccupazione.

Quello che emerge da un’analisi della Banca Mondiale è che per la prima volta da oltre 20 anni torna ad aumentare il numero delle persone estremamente povere, cioè quelle che vivono con meno di 1,90 dollari al giorno.

E la cosa più allarmante è che questo dato secondo gli esperti è destinato ad aumentare ulteriormente il prossimo anno. Il dato del 2020 indica che la povertà estrema interessa una popolazione mondiale compresa tra il 9,1 ed il 9,4%, quando nel 2017 era del 9,2% e soprattutto le previsioni indicavano per il 2020 una riduzione al 7,9%.

La maggior parte dei nuovi poveri, pari all’80% circa, è concentrata nei Paesi a medio reddito, e secondo le stime della Banca Mondiale le persone spinte verso la povertà sono circa 115 milioni complessivamente.

Questo contenuto non deve essere considerato un consiglio di investimento. Non offriamo alcun tipo di consulenza finanziaria. L’articolo ha uno scopo soltanto informativo e alcuni contenuti sono Comunicati Stampa scritti direttamente dai nostri Clienti.
I lettori sono tenuti pertanto a effettuare le proprie ricerche per verificare l’aggiornamento dei dati. Questo sito NON è responsabile, direttamente o indirettamente, per qualsivoglia danno o perdita, reale o presunta, causata dall'utilizzo di qualunque contenuto o servizio menzionato sul sito https://www.borsainside.com.

Rimani aggiornato con le ultime novità su investimenti e trading!

Telegram
Regolamentazione Trading