Oggi 4 gennaio Italia zona arancione. Dal’11 torna divisione in fasce, e dal 15 potrebbe arrivare la zona bianca

L’esecutivo non ha ancora deciso in che modo gestire il periodo che segue le festività natalizie, ma una cosa appare chiara: si tornerà alla divisione in fasce di rischio Regione per Regione, probabilmente a partire dall’11 gennaio.

Per il prossimo fine settimana, che cade nei giorni 7 e 8 gennaio si valuta anche la possibilità di tornare alle misure da zona rossa previste nei giorni festivi e prefestivi, ma si tratta per ora soltanto di una ipotesi al vaglio della maggioranza.

“Valutiamo l’ipotesi per il prossimo fine settimana di applicare misure da zona rossa per i festivi e prefestivi” spiega il ministro della Salute, Roberto Speranza, specificando che in questo caso si punterebbe comunque a salvaguardare i “Comuni più piccoli per gli spostamenti”.

Il decreto Natale che ha determinato le limitazioni delle libertà individuali dei cittadini italiani per le festività natalizie scade infatti il 6 gennaio, ma potrebbe essere prorogato a partire dal 7 gennaio. Il decreto legge 172/2020 potrebbe quindi essere esteso oltre la sua naturale scadenza attraverso un’ordinanza del ministero, con due ipotesi attualmente sul tavolo.

La prima è quella di mantenere le attuali misure, quelle valide per il periodo natalizio, fino al 15 gennaio, data che segna anche la scadenza del Dpcm 3 dicembre oltre che Dl 158/2020. L’altra ipotesi è quella di far tornare il Paese in zona gialla per i giorni 7 e 8 gennaio, passando poi alla fascia arancione oppure rossa in occasione del fine settimana, che cade nei giorni 9 e 10.

Si procederebbe in questa seconda ipotesi con il ritorno alla divisione in fasce di rischio sulla base dei dati dell’Istituto Superiore di Sanità a partire dall’11 gennaio. Diventano quindi fondamentali i dati che verranno resi noti il 5 gennaio, sulla base dei quali si decideranno le Regioni da inserire nelle fasce di rischio più alte.

Trapela tuttavia una certa sfiducia rispetto a questo tipo di soluzione se non altro da parte del consigliere di Roberto Speranza, Walter Ricciardi, che ha commentato: “non credo che queste misure basteranno a salvarci dalla terza ondata, ma non vorrei fare polemica”.

Nel frattempo le Regioni mostrano un’apertura rispetto alla possibilità di modificare i parametri in base ai quali si rientra in una fascia di rischio piuttosto che in un’altra, anche in questo caso in una prospettiva di maggiore stretta.

Il calendario delle restrizioni dal 7 al 15 gennaio

A confermare l’intenzione di abbassare ulteriormente le soglie che determinano l’accesso ad una fascia di rischio di alta è stato lo stesso ministro della Salute, che ha spiegato: “stiamo facendo fare un approfondimento ai tecnici in modo da abbassare le soglie dell’Rt per accedere in zona rossa o arancione. Misura che incide sul modello della zonizzazione”.

Da parte dei governatori, quantomeno della maggior parte di essi, sembra esserci un sostanziale assenso. Per le prossime settimane quindi la direzione verso la quale si andrà sarà con ogni probabilità quella di maggiori restrizioni, a patto che non vengano modificate di settimana in settimana e siano garantiti i ristori.

Ci sarebbe poi un certo numero di presidenti di Regione che vedrebbero di buon occhio una modifica in senso restrittivo dell’Rt per accedere alle varie fasce di rischio. Ed è proprio in quest’ottica che il ministro della Salute aveva incontrato gli esperti del Comitato Tecnico Scientifico.

Un altro interrogativo riguarda poi lo strumento legislativo che si deciderà di utilizzare per varare la nuova stretta. Su questo punto ad esempio Il Corriere della Sera ipotizza l’impiego di un’ordinanza del ministero della Salute, mentre Il Fatto Quotidiano parla di un nuovo decreto legge, in quanto, stando a quanto riportato da Today.it, “per limitare il diritto allo spostamento sul territorio non basta un semplice provvedimento del presidente del Consiglio (Dpcm) e quindi nemmeno un’ordinanza.

Stando a quanto trapelato in questi giorni e nelle ultime ore, il calendario delle restrizioni a partire da domani, 5 gennaio, fino all’11 gennaio, dovrebbe prevedere quanto segue:

  • 5 e 6 gennaio zona rossa: in base al decreto Natale il 5 e il 6 gennaio sono gli ultimi due giorni in cui l’Italia sarà zona rossa. Questo vuol dire che i negozi saranno chiusi con l’eccezione di quelli che vendono beni di prima necessità, e che gli spostamenti saranno vietati se non per motivi di salute, di lavoro o assoluta necessità. Viene poi consentita una visita al giorno presso parenti o amici prima del coprifuoco che scatta alle 22 e dura fino alle 5.
  • 7 e 8 gennaio zona gialla: in questi giorni l’Italia dovrebbe tornare ad essere zona gialla, il che significa che riaprono tutte le attività commerciali, pur restando l’obbligo per bar e ristoranti di chiudere alle 18. inoltre riaprono le scuole in presenza al 50% per gli studenti delle superiori.
  • 9 e 10 gennaio zona arancione: due giorni in zona arancione (forse rossa) prima di tornare alla divisione in fasce Regione per Regione. In zona arancione quindi ci sarà la possibilità di spostarsi solo all’interno del proprio Comune di residenza, ma non si potrà uscire né dal Comune né dalla Regione. I negozi potranno restare aperti ma non bar e ristoranti, se non per offrire servizio da asporto o consegna a domicilio. Resta poi in vigore il coprifuoco dalle 22 alle 5.
  • 11 gennaio torna divisione delle Regioni in fasce: si prevede di tornare alla divisione delle Regioni in fasce di rischio gialla, arancione e rossa, in base ai dati dell’Iss riguardanti l’andamento del contagio ed il livello di pressione sul sistema sanitario. La maggior parte delle regioni dovrebbe rientrare in fascia gialla, ma ne sono state individuate alcune che potrebbero rischiare di essere inserite in fascia arancione e persino rossa, cioè: Veneto, Liguria, Calabria, Lombardia, Basilicata e Puglia.

La zona bianca con bar e ristoranti che lavorano senza limiti di orario

Si tratta solo di un’altra ipotesi che, stando a quanto riportato da Il Corriere, sarebbe stata avanzata dal ministro della Cultura Dario Franceschini con l’appoggio del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.

L’idea è quella di istituire una quarta fascia di rischio, identificata come “zona bianca” in cui rientrerebbero solo quelle Regioni che riportano indicatori particolarmente buoni. In queste Regioni potrebbero tornare a lavorare più o meno normalmente sia bar e ristoranti che cinema, teatri, sale da concerto e palestre.

Sul Corriere leggiamo infatti che in zona bianca “bar e ristoranti lavorerebbero senza limiti di orario e anche piscine e palestre tornerebbero a funzionare a pieno ritmo. Sempre però mantenendo le regole base di contenimento, come mascherina obbligatoria, distanziamento e divieto di assembramento”.

La zona bianca potrebbe essere introdotta già con il prossimo Dpcm o decreto legge che andrà a stabilire le regole a partire dal 15 gennaio. A tal proposito il ministro Franceschini ha spiegato che “poiché la zona gialla ha limiti enormi, a cominciare dal coprifuoco, facciamo una zona bianca, nella quale si accede sotto un certo indice Rt di trasmissione dei contagi“.

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