Germania: accordo sottobanco con l’Istituto Koch per gonfiare i dati e giustificare le misure anti-Covid

È di qualche giorno fa la notizia che arriva dalla Germania, dove secondo quanto rivelato da una inchiesta del giornale tedesco Die Welt, il ministero dell’Interno avrebbe chiesto agli scienziati dell’Istituto Robert Koch, punto di riferimento a livello internazionale, di elaborare un report che giustificasse una politica di restrizioni senza precedenti.

Nelle prime fasi della pandemia da Covid-19, dopo che il virus era già esploso in Italia, il governo tedesco si è trovato davanti a un bivio, dovendo scegliere tra una linea morbida ed una più intransigente per quel che riguardava la gestione dell’emergenza sanitaria. Alla fine come sappiamo fu la seconda strada ad essere imboccata, quello che non sappiamo, o che non sapevamo fino ad ora, era il motivo.

L’inchiesta del Die Welt rivela la corrispondenza nascosta

Siamo abituati a pensare alla Germania come ad un Paese in cui tutto funziona alla perfezione o quasi, eppure qualcosa in questo ultimo anno ha funzionato in un modo che ricorda molto più la risaputa inaffidabilità italiana che la tanto decantata efficienza tedesca.

A rivelare quello che è a tutti gli effetti uno scandalo in piena regola è stata un’inchiesta del Die Welt, giornale tedesco che ha provato a fare luce su alcune dinamiche poco chiare.

Dopo una dura battaglia dei loro avvocati, secondo quanto riportato anche da Affari Italiani, “i giornalisti del quotidiano Die Welt sono riusciti ad ottenere la corrispondenza avutasi durante la prima ondata pandemica, marzo 2020, tra il ministero dell’interno tedesco e l’Istituto Robert Koch, l’organizzazione responsabile per il controllo e la prevenzione delle malattie infettive di tutta la Germania”.

E cosa è venuto fuori da quella corrispondenza? Parliamo di oltre 200 pagine di email che il ministero dell’interno tedesco ha scambiato con il noto istituto, dalle quali si evince che il governo di Berlino aveva incaricato i ricercatori del Koch e di altre istituzioni scientifiche di creare un modello di calcolo che giustificasse le misure restrittive che sarebbero state da lì a poco adottate in tutto il Paese.

Il documento, che doveva restare segreto, parla di “misure di natura preventiva e repressiva”, che evidentemente non erano giustificabili dalla realtà dei fatti, ma necessitavano della collaborazione, anche se in questo caso è più appropriato usare il termine ‘complicità’, del mondo scientifico.

E il mondo scientifico ha risposto in maniera rapida ed efficace. Solo 4 giorni dopo ed in seguito ad uno stretto coordinamento, è stata creata la base per il documento che il ministero dell’Interno chiedeva.

Le previsioni dell’Istituto Koch descrivevano lo scenario peggiore ed erano del tutto irrealistiche

Nel documento veniva calcolato lo scenario peggiore, e venivano fatte delle previsioni, basate su dati intenzionalmente gonfiati, secondo le quali se non si fosse intervenuto con lockdown e restrizioni sarebbero morti oltre un milione di cittadini tedeschi, e sarebbero stati contagiati oltre 7 cittadini su 10.

Un’analisi che i media nazionali hanno diligentemente provveduto a divulgare in modo tale da spaventare il più possibile l’opinione pubblica che in questo modo avrebbe meglio accettato le limitazioni di libertà che di lì a poco sarebbero state imposte ‘per il bene della popolazione’.

Le previsioni dell’istituto Koch però non stavano né in cielo né in terra, infatti si scontrano con la realtà dei fatti che mostra oggi una situazione estremamente lontana da quelle previsioni. Ad oggi in tutta la Germania si contano in tutto circa 63 mila decessi con/per il Covid-19, con un numero di casi positivi che si aggira intorno ai 2,29 milioni.

Le previsioni contenute nel documento non erano assolutamente verosimili, avevano infatti il solo scopo di giustificare le misure restrittive che sarebbero state imposte dal governo, proprio come il ministero dell’Interno, Horst Seehofer aveva chiesto.

Stando alle ricostruzioni dei giornalisti del Die Welt ci troveremmo quindi di fronte a un caso che, se dovesse essere confermato, potrebbe produrre una serie di conseguenze imprevedibili in tutta la Germania, e potrebbe innescare una sorta di effetto domino in grado di coinvolgere anche altri Paesi d’Europa.

Come abbiamo detto, tutto è partito da uno scoop del Die Welt che avrebbe rivelato la fitta corrispondenza tra il mondo della politica e il mondo della scienza, con ques’ultimo che si sarebbe piegato ad uso e consumo della prima, al fine di giustificare con scenari volutamente catastrofici le restrizioni che il governo aveva intenzione di imporre nel Paese.

La macchina della scienza si mette in moto al servizio della politica

Si torna indietro insomma ad un anno fa, quando la Germania doveva scegliere in che strada andare, se scegliere quella della linea morbida o quella delle restrizioni. In quei giorni il ministro Seehofer avrebbe incontrato il virologo Christian Dorsen e Lothar Wieler dell’Istituto Robert Koch. In seguito a questo incontro il ministro dell’Interno avrebbe deciso di seguire la linea dura.

Nelle settimane e nei mesi che seguirono l’arrivo del virus in Germania, secondo quanto si evince dall’inchiesta del Die Welt, i rappresentanti di alcune università tedesche e istituti scientifici, quindi soggetti in prima linea nel fornire indicazioni sulla pandemia, si sarebbero trovati a confrontarsi con alcuni rappresentanti del mondo politico tra i quali viene fuori il nome del sottosegretario all’Interno, Markus Kerber.

Sarebbe stato poi lo stesso Kerber, uomo di fiducia di Seehofer, a scrivere il 19 marzo 2020 un messaggio ai suoi interlocutori, spiegando che al ministero serviva una “piattaforma di ricerche ad hoc” con i vari istituti con la funzione di “pianificare la situazione” e programmare le prossime mossa.

Seervivano insomma le basi dalla quali partire per motivare le “misure preventive e repressive” da adottare. Ancora Kerber avrebbe chiesto ai suoi interlocutori i numeri di telefono personali in quanto nessuno sapeva “per quanto tempo le reti funzioneranno in maniera affidabile”. Tutto questo stando all’inchiesta del Die Welt, lo avrebbe detto un responsabile della sicurezza nazionale della Germania

Il ministro dell’Interno avrebbe successivamente dettato agli scienziati la linea da seguire, seguendo da vicino il lavoro da loro svolto. I mass media tedeschi, di lì a poco, avrebbero iniziato a ‘divulgare il verbo’ e si trattava di una macchina della propaganda degna dei migliori regimi autoritari, che come da tradizione deve infondere paura.

“Molte persone gravemente ammalate verranno portate in ospedale, per poi essere respinte e morire a casa agonizzanti” recitava uno dei tanti messaggi divulgati dai media.

L’inchiesta del Die Welt ha già provocato alcune reazioni nel mondo politico tedesco. Un commento è arrivato del vicepresidente del Bundestag Wolfgang Kubicki, uno degli esponenti più in vista del partito Liberale tedesco, che ha dichiarato: “il ministro federale dell’Interno Horst Seehofer ha avuto un impatto sui ricercatori nella primavera del 2020 per giustificare le dure misure contro il Coronavirus”.

“I mezzi che devono creare paura nella propria popolazione fanno parte della cassetta degli attrezzi degli Stati autoritari” ha aggiunto ancora Kubicki che ha poi concluso: “è ora che questo governo venga sostituito”.

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