Tutta Italia in zona arancione dal 25 febbraio? Ecco le due ipotesi per contrastare le nuove varianti

Il governo di Mario Draghi sembra intenzionato ad andare nella stessa direzione in cui è andato il governo guidato da Giuseppe Conte da un anno a questa parte, e cioè verso l’adozione di ulteriori misure restrittive nel dichiarato intento di contenere un contagio che, fino ad oggi, non ha fatto altro che estendersi nonostante tutto.

Si prepara quindi la nuova stretta, motivata secondo la narrazione dominante dall’arrivo delle nuove varianti di Coronavirus. La soluzione prospettata dal governo è quindi privare ancora una volta i cittadini dei propri diritti, e pazienza se queste restrizioni non fanno altro che peggiorare ulteriormente una situazione socio-economica già gravissima.

Le due ipotesi sul tavolo

Il governo guidato dall’ex presidente della Banca Centrale Europea non ha ancora preso una decisione in merito a quali misure restrittive imporre nei prossimi giorni. Il sistema della divisione del Paese in fasce di rischio a seconda dell’andamento dei contagi indicato dall’Rt e degli altri parametri, potrebbe essere momentaneamente sospeso.

Una delle ipotesi infatti è quella di uniformare le restrizioni su tutto il territorio nazionale con l’imposizione di una sorta di lockdown soft. In che modo dovrebbe funzionare questo sistema? Si tratterebbe di imporre misure da zona arancione rinforzata, con divieto di spostamento tra Regioni, per poi passare a misure restrittive da zona rossa nel fine settimana.

Un sistema che quindi metterebbe momentaneamente da parte la valutazione dei parametri e l’andamento dei contagi, imponendo le stesse restrizioni ovunque ma per un massimo – almeno questo è quanto riporta ad esempio Il Messaggero – di tre settimane.

L’altra ipotesi al vaglio del governo Draghi è quella di continuare ad utilizzare il sistema che prevede la divisione delle Regioni in diverse fasce di rischio a seconda dell’andamento dei contagi, quindi tenendo conto dell’indice Rt, e dei 21 parametri da tempo stabiliti.

In questo caso però cambierebbero ancora una volta le soglie. Fino ad oggi una Regione veniva inserita in zona arancione con un Rt compreso tra 1 e 1,25, mentre andava in zona rossa con Rt da 1,25 in su. Queste soglie potrebbero essere abbassate di uno 0,1 o 0,2.

Il governo Draghi alle prese con le nuove varianti

Sia che il governo decida di optare per la prima soluzione che per la seconda, buona parte del Paese si ritroverà in fascia arancione come minimo. Nel secondo caso però ci potrebbero anche essere eccezioni in fascia rossa ed eccezioni probabilmente persino più rare, in fascia gialla.

Insomma la situazione dal punto di vista delle misure restrittive non può che peggiorare a partire dal 25 febbraio, ma la situazione richiede davvero quest’ulteriore sacrificio dell’intera popolazione? Secondo gli esperti interpellati dall’esecutivo chiaramente sì. Si pensi ad esempio che Walter Ricciardi chiedeva il lockdown generale come quello di un anno fa.

Grazie ai dati Istat possiamo toccare con mano la reale pericolosità del Sars-CoV-2, dati che però, nonostante provengano da fonti ufficiali e siano stati elaborati in grafici che ne permettano una facile lettura a chiunque sia dotato di un minimo di alfabetizzazione, non vengono tenuti in considerazione evidentemente da chi propone la strada delle misure restrittive.

Ma qual è la situazione attuale dal punto di vista dell’andamento della pandemia?

La questione della variante inglese

Gli esperti, quelli interpellati dal governo s’intende, si dicono preoccupati per l’arrivo delle nuove varianti, ma perché? Per quanto riguarda la variante inglese risulta evidente, per loro stessa ammissione, che non è più letale rispetto al virus che conosciuamo ma, forse, si diffonde più rapidamente.

Ancora una volta quindi si immagina lo scenario peggiore possibile sulla base del quale vengono poi imposte severe restrizioni. Ricordiamo ad esempio che appena un paio di giorni fa fu lo stesso Massimo Galli, primario dell’ospedale Sacco di Milano, a lanciare l’allarme sulle nuove varianti dichiarando che il suo reparto, e quelli di tutta Italia, ne erano invasi.

Si è trattato dell’ennesimo episodio di allarmismo totalmente ingiustificato in quanto le dichiarazioni di Galli sono state subito smentite dal suo stesso ospedale come riportato dalla stessa ANSA. Il problema è che poi è sulla base dei pareri di questi esperti che vengono prese le decisioni che finiscono col limitare le libertà di tutti i cittadini.

Tra l’altro lo stesso Massimo Galli viene continuamente ospitato in trasmissioni televisive dove naturalmente espone le sue legittime opinioni, ma al contempo evidentemente, come accaduto a Mattino 5, diffonde anche delle fake news, bufale che non fanno altro che spaventare inutilmente la popolazione

La questione della variante africana

Per quanto riguarda la variante africana, il problema secondo gli esperti interpellati dal governo non è legato ad una maggiore rapidità nella sua diffusione, né ad una ipotetica maggiore letalità, bensì al fatto che potrebbe mettere in difficoltà il vaccino.

Anche in questo caso si tratta di una ipotesi del tutto priva di studi scientifici né di dati sufficienti a sostenerne la validità. Ma soprattutto c’è da sottolineare un dettaglio tutt’altro che trascurabile. È vero, anche se è solo un’ipotesi, che con la variante africana il vaccino potrebbe non funzionare, anche perché in realtà potrebbe non funzionare nemmeno con il Coronavirus che ha circolato fino ad oggi.

È necessario ricordare infatti che il vaccino che viene distribuito attualmente nel nostro Paese è un vaccino sperimentale. Non solo non sono noti tutti i possibili effetti collaterali nel breve e medio termine, e tantomeno quelli nel lungo termine, ma soprattutto la sua efficacia che a detta dei produttori si aggirerebbe intorno al 95%, non è dimostrata da alcuno studio scientifico.

Di recente sull’efficacia del vaccino si era espresso lo stesso Peter Doshi, associato presso l’Università del Meryland, ricercatore nell’ambito di servizi sanitari farmaceutici, il quale stando a quanto riportato da Affari Italiani “entrato in possesso dei dati pubblicati da Pfizer e Moderna ha notato delle discrepanze che cambiano notevolmente il quadro raccontato finora”.

Peter Doshi, una delle voci più influenti secondo il New York Times, ha infatti precisato che l’efficacia dei vaccini in circolazione potrebbe aggirarsi non intorno al 95% bensì tra il 19% ed il 29%.

L’andamento dei contagi da Covid-19

Per quanto riguarda le varianti quindi, almeno per il momento, non vi sono dati certi che possano giustificare una ‘corsa alle restrizioni’. Ma come sta andando la diffusione del contagio in Italia? Fino ad oggi, specie nelle ultime due/tre settimane, le misure restrittive imposte sono state relativamente blande, eppure non stiamo assistendo ad un aumento dei contagi.

Il bollettino coi dati dei nuovi casi positivi e dei nuovi decessi registrati come decessi Covid, indica un totale di 15.479 nuovi casi a fronte di 297.128 tamponi, e 353 decessi.

Numeri che se non vengono inseriti nel loro contesto ovviamente non hanno alcun significato. Noi però ci limiteremo a fare solo due precisazioni. La prima è che da qualche settimana vengono contati tra i positivi anche coloro che risultano positivi al test antigenico e non solo i positivi al tampone, con il risultato che aumenta il numero di falsi positivi.

La seconda considerazione da fare è che le persone che vengono conteggiate tra i decessi per Covid, in realtà in molti casi sono decedute per altre cause ma conteggiate tra i decessi per Covid per via delle indicazioni impartite dal ministero.

In questo articolo è stato pubblicato un video che spiega in che modo si potrebbe pervenire ad un numero verosimile di decessi causati veramente dal Covid-19, e parliamo di un numero molto vicino a quello dei decessi causati dalla classica influenza stagionale.

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