Quando saranno di nuovo possibili gli spostamenti tra Regioni? Si fa strada l’ipotesi del mese di maggio

Mentre in Gran Bretagna si torna alla normalità o quasi, in Italia la luce in fondo al tunnel sembra sia ancora piuttosto lontana. E d’altra parte se in Regno Unito la campagna vaccinale è andata avanti a ritmi serrati, in Italia le cose finora non sono andate esattamente così, ma di questo non si sorprende più nessuno.

Nel frattempo i cittadini italiani scalpitano, ma neanche troppo, per potersi spostare quanto prima anche tra una Regione e l’altra, soprattutto in quei Comuni che si trovano sul confine con altre Regioni. Attualmente come sappiamo gli spostamenti tra Regioni sono vietati salvo che per motivi di salute, comprovate esigenze lavorative e assoluta necessità.

Ma d’altra parte il problema non si pone più che tanto fintanto che resta in vigore la sospensione delle zone gialle, perché se nelle zone rosse non è consentito uscire di casa senza autocertificazione, nelle zone arancioni è comunque vietato uscire dal proprio Comune salvo per quelli con meno di 5.000 abitanti.

Il problema degli spostamenti tra Regioni si porrà soprattutto all’indomani del ripristino della zona gialla, e perché ciò accada si dovrà attendere almeno il 20 aprile, anche se di certezze, come da oltre un anno a questa parte, ce ne sono ben poche.

Dal 20 aprile potrebbero iniziare a riaprire alcune attività

Anche se non è dato sapere quando avremo di nuovo Regioni in zona gialla, possiamo iniziare a interpretare i segnali, e quelli che arrivano in questi giorni in particolare dal ministro del Turismo Massimo Garavaglia (Lega) e dalla ministra degli Affari Regionali Mariastella Gelmini (Forza Italia), sembrano essere almeno in parte incoraggianti.

La data indicata come possibile inizio di parziali riaperture è quella del 20 aprile, e si presume che a questa data vi sia anche un allentamento delle restrizioni riguardanti gli spostamenti. Se da una parte però abbiamo una linea relativamente morbida, dall’altra continua a fare pressing la cosiddetta ‘ala rigorista’ del centro sinistra e il risultato potrebbe essere uno slittamento a maggio 2021 per gli spostamenti.

A pressare per stringere i tempi sono in particolare i sindaci dei Comuni che si trovano al confine tra alcune Regioni, tra i quali abbiamo Castelvetro Piacentino, con il primo cittadino Luca Quintavalla che ha scritto alla Gelmini dopo aver già scritto in precedenza all’ora ex ministro Boccia. La richiesta del sindaco arriva a nome di oltre 70 suoi colleghi di Comuni che si trovano al confine tra Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Liguria.

Il sindaco Quintavalla scrive: “auspicando che si possa prima possibile tornare ad una parziale normalità e alle cosiddette zone gialle grazie al miglioramento della situazione epidemiologica e all’entrata a regime della campagna vaccinale siamo a richiedere che nei prossimi provvedimenti venga eliminato il divieto di spostamento tra Regioni in zona gialla“.

“O quanto meno che tale divieto venga mantenuto tra Comui e province confinanti. Diversamente, si determinerebbero conseguenze irreversibili per le nostre attività commerciali e si accentuerebbero pericolose tensioni sociali” spiega il sindaco di Castelvetro Piacentino.

Il ritardo nelle riaperture dipende dal ritardo nelle vaccinazioni

Se per la riapertura dei confini delle Regioni, che interesserà prevalentemente quelle che potranno tornare alla zona gialla, si parla dell’inizio di maggio, per una riapertura vera e propria del Paese, simile a quella che vediamo già ora in Gran Bretagna per intendersi, dovremo attendere probabilmente il mese di giugno.

È piuttosto evidente, ma questo già da tempo, che in Italia si continua a seguire la linea dell’estrema prudenza tendente a sfociare nella più dissennata paranoia e che fonda sempre meno su basi scientifiche e sempre più, almeno all’apparenza, su pronostici che finiscono puntualmente per rivelarsi completamente errati.

Quantomeno se prima il ritardo nelle riaperture veniva attribuito perlopiù all’irresponsabilità dei cittadini, ora si parla anche del ritardo nelle vaccinazioni, ma si continua perlopiù a tacere sulla totale inadeguatezza del sistema sanitario nazionale reduce da decenni di tagli imposti dalle misure di austerity volute dall’Ue.

Ma come dicevamo, ora si parla soprattutto del ritardo nelle vaccinazioni. “È tutto legato a quanti saranno vaccinati” spiega il fisico Roberto Battiston “siamo in ritardo, è vero, ma c’è uno sforzo enorme in quella direzione” poi fa l’esempio di chi ha fatto meglio in tal senso “Israele ha raggiunto il 50-55% delle vaccinazioni ed è tornato in sostanza alla normalità”.

“Questo vuol dire che il virus non sta ripartendo” spiega quindi Battiston “l’immunità di gregge si accumula nel tempo, non è che ci svegliamo un giorno e il virus non c’è più. Già oggi tra i vaccinati con una o due dosi e chi si è ammalato ed è guarito, è facile pensare che siamo arrivati al 25% degli Italiani immuni“.

Il comparto turistico resta in attesa e spera nel piano vaccinale

Niente certezze sulle date delle riaperture, nonostante sia stato lo stesso ministro del Turismo Massimo Garavaglia a sottolineare come in alcuni casi il preavviso è fondamentale, come appunto per le attività che operano nel turismo.

Sulla questione è arrivato anche il commento di Ivana Jelinic, presidente Fiavet che conferma: “non abbiamo avuto comunicazioni formali sulla data delle riaperture. Noi siamo rimasti fermi al 2 giugno, come possibile ripartenza. Il 20 aprile? Sarebbe una cosa bellissima ma tra il dire e il fare… Leggendo i dati non mi pare che potremmo permettercelo”.

“Già due mesi fa avevamo richiesto di vaccinare tutto il comparto del turismo” ha aggiunto la Jelinic “solo con una campagna mirata ed estesa a livello nazionale si può ripartire in sicurezza. E soprattutto devono essere garantite forme di sostegno. Abbiamo duemila associati. agenzie e tour operator. Il turismo ha la necessità di poter programmare. Cosa impossibile oggi. Non avendo date certe e indicazioni chiare, come faccio?”.

Ivana Jelinic fa un accenno anche alla questione del divieto di fare le vacanze in Italia per Pasqua, mentre era consentito andare a fare le vacanze all’estero. “Dare la possibilità agli Italiani di andare in Spagna equivale a concedere la possibilità agli Spagnoli di venire in Italia. Il settore ripartirà appieno quando potremo ospitare turisti e insieme lasciare che le persone vadano altrove”.

Resta da capire il senso, dal punto di vista del contenimento del contagio, di permettere uno spostamento per vacanze all’estero e vietarlo per vacanze sul territorio nazionale.

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