I lockdown hanno fallito e provocato enormi danni alla società. La denuncia di professori di Harvard e Stanford

La strategia dei lockdown è stata un fallimento epocale, e nonostante ciò si continua ostinatamente ad andare in questa direzione, quantomeno in alcune delle più grandi democrazie occidentali con in prima fila, inevitabilmente l’Italia.

Affermare che questo piano per affrontare la diffusione del Covid-19, basato su lockdown e restrizioni, semplicemente non funziona e invece provoca danni enormi alla società, rischia di attirare accuse di complottismo o negazionismo. Questa volta però ad attaccare la strategia dei lockdown definendola “il più grande fiasco della salute pubblica della storia” sono due autorevoli epidemiologi in un articolo su The Telegraph.

Il più grande fiasco di salute pubblica della storia

La strategia del lockdown è stata definita “il più grande fiasco di salute pubblica della storia”. Il parere è quello contenuto in un articolo pubblicato su The Telegraph firmato da due autorevoli epidemiologi: Martin Kulldorff, professore di medicina all’Università di Harvard, biostatistico ed epidemiologo, e Jay Bhattcharya, professore alla Stanford University Medical School, medico, epidemiologo, economista sanitario ed esperto di politica sanitaria pubblica.

Secondo i due esperti non solo il lockdown non ha funzionato – cosa che peraltro appare evidente, come abbiamo più e più volte sottolineato, anche solo osservando i dati ufficiali relativi a contagi e decessi per milione di abitanti nei vari Paesi del mondo – ma ha anche provocato dei danni enormi a tutta la società.

“Un anno fa non c’erano prove che i blocchi avrebbero protetto le persone anziane ad alto rischio. Ora le prove ci sono. Non lo hanno fatto” viene affermato nell’articolo apparso su The Telegraph “con così tanti decessi per Covid-19 è ovvio che le strategie di blocco non siano riuscite a proteggere gli anziani”.

Un giudizio estremamente negativo quello espresso dai professori di Harvard e Stanford, che però i media italiani hanno preferito non riportare salvo qualche eccezione più unica che rara. Dell’articolo apparso su The Telegraph ha parlato infatti L’Indipendente e L’Antidiplomatico, per tutti gli altri sembra proprio che il parere espresso dagli autorevoli esperti non ci riguardi neppure.

Coi danni provocati dai lockdown “dovremo conviverci per molti anni a venire”

Nell’articolo firmato dai professori di Harvard e Stanford viene spiegato che non solo la strategia dei lockdown non ha funzionato, ma ha anche causato dei danni enormi e di vario tipo per persone di ogni fascia di età.

Tra le vittime non potevamo che trovare i bambini, cui è stata imposta la barbarie della didattica a distanza che ha danneggiato “non solo l’istruzione dei bambini ma anche la loro salute fisica e mentale”. Contemporaneamente questo approccio basato su lockdown e misure restrittive ha causato un peggioramento della salute pubblica per via dei “mancati screening e trattamenti per il cancro e del peggioramento degli esiti delle malattie cardiovascolari”.

Gli epidemiologi Martin Kulldorff e Jay Bhattcharya ritengono inoltre che molti dei danni causati da queste scelte politiche si svilupperanno nel tempo “e dovremo conviverci – e dovremo morire a causa loro – per molti anni a venire”.

Più restrizioni meno morti? “Incredibile ignoranza dell’epidemiologia di base delle malattie infettive”

Gli autori dell’articolo pubblicato su The Telegraph hanno anche fatto notare che alcuni sostenitori della politica delle restrizioni, tra cui politici, scienziati e giornalisti, hanno giustificato il fatto che le chiusure non hanno funzionato incolpando i cittadini, rei di non aver rispettato le regole come avrebbero dovuto.

Secondo i due professori però “incolpare il pubblico è sbagliato” perché “mai nella storia dell’umanità la popolazione si è sacrificata così tanto per ottemperare ai mandati di sanità pubblica”.

Non solo, viene fatto notare che il ragionamento secondo il quale “più restrizioni portino automaticamente meno morti” svolto dai sostenitori del lockdown, mostra “un’incredibile ignoranza dell’epidemiologia di base delle malattie infettive”.

Il metodo della “Protezione focalizzata”

Per tutti i motivi descritti nell’articolo pubblicato su The Telegraph, già a inizio ottobre gli epidemiologi redassero la Dichiarazione di Great Barrington. In questo documento veniva proposto un modus operandi diverso per contenere la diffusione del contagio in modo da “avitare il ripetersi del disastro primaverile”.

Il metodo descritto dagli scienziati fu chiamato “Protezione focalizzata”. Si partiva dal presupposto che l’incidenza della mortalità da Covid-19 è “più di mille volte superiore negli anziani e nei malati rispetto ai giovani” e si teneva conto del fatto che con l’aumento dell’immunità nella popolazione il rischio di infezione per tutti, soggetti più vulnerabili compresi, sarebbe andato scemando.

Cosa si sarebbe dovuto fare quindi? “L’approccio più umano, in grado di bilanciare i rischi e i benefici nel raggiungimento dell’immunità di gregge” era quello di permettere alle persone meno a rischio di “vivere normalmente la loro vita per costruire l’immunità al virus attraverso l’infezione naturale”.

In questo modo sarebbe stato possibile da una parte proteggere le categorie più vulnerabili, e dall’altra evitare gli enormi danni che lockdown e restrizioni avevano causato in primavera. Tuttavia questa strategia non fu presa in considerazione e in autunno si è tornati ad imporre misure restrittive e lockdown duplicando in questo modo i “precedenti fallimenti” e mancando di nuovo l’obiettivo di proteggere le categorie a rischio.

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