Variante indiana, l’Italia importa casi positivi con l’immigrazione. Con gli sbarchi arrivano nuovi casi

In Italia quasi tutte le Regioni sono in zona bianca, ma ancora il ritorno alla normalità è tutt’altro che dietro l’angolo. E se da una parte si continuano ad adottare misure restrittive quali distanziamento sociale, divieto di assembramento ed uso della mascherina sia all’interno che all’esterno, con il dichiarato fine di ridurre il rischio contagi, dall’altra con l’immigrazione importiamo nuovi casi positivi dal resto del mondo.

Nei giorni scorsi il governo ha lasciato intendere che prorogherà lo stato di emergenza fino al 31 dicembre 2021, ma emergenza o no, il pericolo per la salute pubblica presunto o reale che sia non è evidentemente sufficiente a porre un freno ad un fenomeno ormai senza controllo come quello dell’immigrazione.

Immigrazione e variante Delta, ecco da dove arrivano i nuovi casi

Tra il 26 ed il 27 maggio sull’isola di Lampedusa sono arrivati 10 migranti dal Bangladesh che in seguito ai controlli di routine sono risultati positivi al Covid, per l’esattezza alla variante indiana, o variante Delta. Quella che ha causato lo slittamento del Freedom Day del Regno Unito, che invece di riaprire tutto il 21 giugno dovrà aspettare il 19 luglio.

Il primo dato di cui tener conto è che solo una parte degli sbarchi avviene effettivamente sotto il controllo delle forze dell’ordine, per la restante parte non c’è modo di sapere chi arriva sulle nostre coste e soprattutto in quali condizioni di salute si trova.

Diciamo comunque che il lavoro svolto dalle forze dell’ordine permette probabilmente di monitorare la situazione sbarchi in modo da fermare, identificare e verificare lo stato di salute ed eventuale positività al Covid-19 della maggior parte dei migranti.

La procedura prevede che quei migranti che risultano positivi al Covid-19 siano trasferiti su una nave quarantena cercando di ridurre al minimo indispensabile il contatto con altre persone.

Il contatto coi migranti positivi dovrebbe essere limitato al personale addetto, e così è stato per quelli che nei giorni scorsi sono risultati positivi alla variante Delta secondo l’analisi compiuta dal laboratorio del Dipartimento di diagnostica dell’Asp di Palermo.

Mentre in Regno Unito per via della diffusione della variante Delta il governo decide di posticipare le riaperture, in Italia si proroga lo stato di emergenza fino a fine anno, con la previsione quindi di toccare il limite massimo previsto dalla legge.

I migranti comunque non sono gli unici casi positivi alla variante Delta. In tutto a partire dal mese di aprile ne sono stati registrati 81. Quanto ai 10 migranti arrivati in Italia con la variante indiana, sappiamo che provenivano dal Bangladesh, che erano tutti asintomatici e che hanno raggiunto il nostro Paese attraverso la rotta libica.

L’accertamento della presenza del virus nella forma della cosiddetta variante Delta è avvenuto a seguito l’analisi dei tamponi svolta dal dottor Fabio Tramuto. Con il sequenziamento è stato possibile per gli esperti individuare la variante indiana e provvedere all’isolamento dei pazienti sulla nave quarantena come previsto dalla procedura.

È stato lo stesso sindaco di Lampedusa, Totò Martello a diffondere la notizia dei casi di immigrati positivi alla variante indiana. Nell’occasione ha anche fatto un appello all’esecutivo per maggior supporto nella gestione dei flussi migratori nell’ambito del monitoraggio dei positivi.

“Il sistema delle navi quarantena sta funzionando” ha annunciato il sindaco, che poi pone un quesito: “l’hotspot viene svuotato con trasferimenti continui, ma quando non ci sarà più il Covid e le navi quarantena come si affronterà il tema?”.

Il problema del Covid è legato all’immigrazione?

Vista l’elevata percentuale di casi di variante Delta tra gli immigrati rispetto al basso numero di positivi a questa variante tra i cittadini italiani, si pone come al solito il problema della strumentalizzazione di un fenomeno che per alcuni è già difficile da tollerare anche in condizioni di normalità, e per altri quindi diventa una valida leva per ottenere facili consensi in ambito politico. 

Se da una parte non si può che condannare la strumentalizzazione che si fa del fenomeno immigratorio, dall’altra non si può ignorare tutte le problematiche ad esso connesse, sia per la sicurezza degli immigrati che per quella dei cittadini italiani, a cominciare dai disagi cui sono costantemente esposti quei cittadini che con questo fenomeno convivono a stretto contatto, come gli abitanti di Lampedusa da sempre in prima linea.

Nell’ambito dell’emergenza Covid-19 non si può poi non tener conto dell’aspetto dei sacrifici cui gli Italiani, volenti o nolenti, sono stati costretti. Se in virtù di una situazione di emergenza che mette a rischio la salute pubblica vengono imposte misure restrittive e chiusure che stravolgono la vita dei cittadini, quei cittadini poi si aspetteranno maggiore rigidità anche sul controllo dei confini nazionali.

È quantomeno assurdo ad esempio che a un cittadino italiano sia proibito per mesi superare i confini della propria Regione, mentre nonostante il presunto rischio rappresentato dalla variante indiana a cittadini extracomunitari provenienti da ogni parte del mondo sia de facto consentito sbarcare in Italia.

Si sta facendo davvero tutto il possibile per tutelare gli interessi, oltre che la salute, dei cittadini italiani? Più la situazione diventa insostenibile sotto vari aspetti, più questi interrogativi pretenderanno risposte e rischieranno di essere strumentalizzati da certi ambienti della politica.

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