Parte la stagione estiva e mancano i lavoratori: colpa del Reddito di Cittadinanza? Ecco le condizioni di lavoro

Non è la prima volta che alcuni imprenditori si lamentano che, per via del Reddito di Cittadinanza, è difficile trovare personale in particolare per la stagione estiva. La colpa insomma viene data al sussidio, che permette a chi non ha un’occupazione quanto meno di potersi permettere un tetto sulla testa e quanto occorre per vivere.

Ma quali sono le condizioni di lavoro degli stagionali? Da un’inchiesta de IlFatto.it emerge che i lavoratori sono pesantemente sfruttati, costretti a lavorare fino a 13 ore al giorno 7 giorni su 7, pagati poco e almeno in parte a nero. Un’inchiesta che dipinge uno spaccato di un Paese profondamente arretrato, sempre più vicino all’Africa che all’Europa.

Bersani: “non si racconti la favola che siccome c’è il Reddito di Cittadinanza, la gente non va a lavorare”

Un’inchiesta che non lascia dubbi: se la manodopera scarseggia è prima di tutto colpa delle condizioni cui i lavoratori sono costretti. “Non si racconti la favola che siccome c’è il reddito di cittadinanza, la gente non va a lavorare” ha tuonato Luigi Bersani, ex segretario del Pd, commentando l’inchiesta realizzata da Il Fatto Quotidiano sulle condizioni di lavoro dei dipendenti stagionali.

Il problema quindi non è il reddito di cittadinanza che, come lo stesso Bersani ha sottolineato “c’è in tutto il mondo civile e chi lavora deve avere un minimo di buone ragioni per lavorare, cioè essere trattato come un essere umano. Se non capiamo questo noi andiamo verso l’Africa, non verso l’Europa” ha aggiunto l’esponente di Articolo1.

La gente va pagata secondo i contratti che devono garantire uguali condizioni, perché noi abbiamo troppi pseudo contratti, che bisogna unificare. In Italia siamo passati da 400 contratti dieci anni fa, a 980 per consentire la riduzione dei diritti” ha spiegato ancora Bersani.

Si tratta di una questione che in qualche modo, prima possibile, deve essere risolta. La soluzione però non è nemmeno quella del Salario minimo, almeno secondo l’ex segretario dem. “Attenzione, perché ci sono le ferie, maternità, ci sono un sacco di cose. Va fatta la legge sulla rappresentanza: stesso contratto, stesso lavoro, stessi diritti per tutti. Noi dobbiamo ambire a diventare un Paese di serie A non di serie B”.

“Qui la stagione si fa così: dalle sette del mattino alle dieci di sera”

Secondo alcuni imprenditori la colpa è del reddito di cittadinanza, perché ‘la gente preferisce stare a casa sul divano’ invece di lavorare. La realtà che emerge dall’inchiesta condotta da Il Fatto Quotidiano sulla riviera romagnola però è molto diversa.

Si ha la netta sensazione che il reddito di cittadinanza più che una colpa abbia un merito, quello di offrire alle persone un’alternativa allo sfruttamento disumano cui altrimenti si troverebbero costrette a sottostare pur di portare a casa il pane.

Sono piuttosto eloquenti infatti le parole dei titolari dei vari stabilimenti balneari, che non lasciano tanto spazio all’immaginazione nel descrivere le condizioni di lavoro di chi decide di ‘farsi la stagione’ come cameriere o addetto spiaggia.

“Qui la stagione si fa così” spiega il titolare di uno stabilimento balneare della Riviera Romagnola “dalle sette del mattino alle dieci di sera con due ore di pausa, sette giorni su sette, non c’è nessun riposo. Pagamento una parte in busta e una parte fuori busta”. Pagamenti in nero, quindi evasione fiscale, e sfruttamento sembrano essere le parole chiave. 

Qualcuno si affida alle agenzie interinali, ma nella maggior parte dei casi il posto di lavoro viene offerto tramite il passaparola. Molte aziende sono a conduzione familiare, non si tratta di grandi società, e alcuni mettono l’annuncio direttamente su Facebook, ed arrivare al colloquio col titolare non è certo difficile.

Ed è lì che poi si ha il privilegio di ascoltare perle come: “se uno non è abituato si deve abituare” a lavorare a quattro euro l’ora, anche perché, spiega uno dei titolari durante un colloquio “qui non si ragiona a ore, ma sul mese”. La colpa insomma è del reddito di cittadinanza, perché se non ci fosse quel sussidio allora sarebbe più facile trovare persone disposte ad essere sfruttate.

Un’idea di come si sviluppa la giornata lavorativa ce la dà anche una delle addette al personale di un hotel con piscina e oltre duecento posti, che parlando davanti alla telecamera nascosta spiega: “si inizia alle sette del mattino con le colazioni, poi si prepara il pranzo fino a che non sono le tre, poi avete due ore e mezza di pausa e si ricomincia fino alla chiusura, non c’è un tempo definito ma bisogna essere flessibili con la clientela”.

“È tutta colpa del reddito di cittadinanza. La gente preferisce stare a casa piuttosto che lavorare”

L’inchiesta condotta da Il Fatto Quotidiano si è concentrata sulla riviera romagnola, ma difficilmente gli altri aberghi e stabilimenti balneari, specialmente al Sud, avrebbero offerto un quadro meno vergognoso.

I titolari di alberghi e stabilimenti che hanno parlato davanti alla telecamera nascosta hanno esposto offerte di lavoro con turni lunghissimi, fino a 13 ore al giorno 7 giorni la settimana senza nemmeno un giorno di riposo settimanale.

Alcuni di loro però sono andati persino oltre, parlando delle difficoltà che stanno riscontrando nel trovare manodopera. “Stiamo cercando lavoratori, ma c’è poca disponibilità a lavorare. È tutta colpa del reddito di cittadinanza” spiega un titolare che poco prima aveva offerto 1.300 euro al mese per 11 ore di lavoro al giorno 7 giorni su 7 senza riposo settimanale “la gente preferisce stare a casa piuttosto che lavorare”.

Un’albergatrice spiega: “io metto l’annuncio per un lavoro da 1.400 euro, ma non mi risponde nessuno perché magari prendono un sussidio da 800 e preferiscono stare a casa”. Poi però cosa offre la titolare? Spiega che non prevede il giorno di pausa e segna sei ore e quaranta in busta paga, mentre il lavoro prevede dieci ore senza riposi settimanali.

“Anche il giorno libero, ce l’hai sulla busta, ma non lo fai. Qui in riviera si lavora sette giorni su sette” spiega la titolare che si lamenta di non trovare personale per colpa del reddito di cittadinanza.

E se dovessero fare dei controlli? Nessun problema “non si tratta di lavoro nero o bianco” spiega uno dei titolari davanti alla telecamera nascosta “se viene un controllo devi dire che fai sei ore e quaranta e che hai il giorno libero. Sai che devi fare il giorno libero, ma che non sai quando lo farai perché cambia sempre in base ai turni. Questo è quello che devi dire, ma poi la realtà è un’altra. Lo sappiamo noi, ma la sanno anche loro”.

“Non mi piace la gente che guarda sempre l’orologio”

Se per i camerieri le prospettive offerte dal lavoro stagionale non sono allettanti, quelle per gli addetti spiaggia non sembrano molto migliori. Il brevetto di bagnino non è richiesto, in pratica il lavoro lo può fare chiunque sia disposto e sia fisicamente in grado di mantenere determinati ritmi.

Le mansioni sono piuttosto varie: si mettono a posto le sdraio, si tiene pulita la spiaggia, si trasportano lettini e ombrelloni, si rimette tutto a posto la sera. Il lavoro è all’aria aperta ma gli aspetti positivi finiscono qui perché si tratta di stare tutto il giorno sotto il sole cocente dalle sette del mattino alle dieci di sera, con solo due ore di pausa nel pomeriggio.

E attenzione a non sembrare inoperosi, perché, come spiega un titolare “non mi piace la gente che guarda sempre l’orologio e non bisogna mai stare con le mani in mano. È un lavoro faticoso, ma ci sono anche tanti pregi come lavorare sulla spiaggia” arriva a dire poi.

Anche sentirsi male è un lusso che chi decide di lavorare come addetto spiaggia per 11 ore al giorno non può permettersi. “In diciott’anni di lavoro non è mai capitato” dice il titolare dello stabilimento “ma nel caso uno viene al lavoro lo stesso, ti metti nella casetta a riposare sperando che ti ripigli. Chi non ha esperienza prende 1.300 al mese per undici ore di lavoro al giorno”.

Quanto al contratto “sulla busta paga di segniamo sei ore e quaranta al giorno, anche se tu poi ne farai di più” spiega lo stesso titolare.

Qualcuno però ora ha iniziato a lamentarsi. I lavoratori? No, i titolari. Già perché tutto funzionava così bene prima che venisse introdotto il reddito di cittadinanza, e adesso invece la gente preferisce stare a casa sul divano tanto i soldi li prende lo stesso.

Gli stabilimenti però qualcuno disposto ad accettare quelle condizioni di lavoro degradanti lo trovano lo stesso. Da un paio d’anni a questa parte infatti capita molto di frequente che siano gli extracomunitari a riempire i posti vacanti, fanno i camerieri stagionali e gli addetti spiaggia.

Sono ancora una volta gli extracomunitari a fare quei lavori che “gli Italiani non vogliono più fare”. O più precisamente fanno quei lavori per i quali si cercano persone disposte a farsi sfruttare, a lavorare fino a 13 ore al giorno per 4 euro l’ora e in nero, e chi ha un’alternativa, seppur non proprio entusiasmante, come quella del reddito di cittadinanza, evidentemente non è abbastanza disperato da accettare tutto questo.

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