Guariti dal Covid ma restano senza Green Pass, un paradosso che riguarda almeno 4 milioni di italiani

È una situazione che non riguarda poche rare eccezioni bensì milioni di cittadini italiani, tanti quanti sono, più o meno i guariti dal Covid-19 che si sono ritrovati, o sono destinati a ritrovarsi a breve, senza Green Pass e senza la possibilità di ottenerlo attraverso la vaccinazione.

Una condizione che secondo le stime degli esperti accomuna milioni di persone, ma la classe politica come spesso accade sembra non accorgersi di nulla, e li lascia così, in una sitazione di totale incertezza e di inutile attesa.

Il professor Massimo Galli, uno degli esperti che frequentano sovente i salotti Tv, ha sottolineato che “in questa situazione sono almeno 4 milioni di Italiani se si considera che circa 6 milioni di persone nel nostro Paese hanno avuto la malattia”.

Il Green pass dei guariti dura troppo poco

Insomma si tratta di un problema che accomuna tutti i guariti dal Covid in Italia, che ora si stanno organizzando in un comitato che dovrebbe costituirsi prossimamente come associazione legale. La situazione in cui si trovano i guariti dal Covid ce la spiega anche l’AGI, che sottolinea l’incertezza e l’indeterminatezza del loro stato.

I guariti chiedono l’estensione del Green Pass, che attualmente ha durata di 6 mesi contro i 9 mesi (che potrebbero diventare 12) per chi ha ricevuto la somministrazione completa del vaccino. La loro richiesta sarebbe quella di avere un anno di tempo dalla guarigione prima di sottoporsi alla vaccinazione con una dose, ma anche una modifica riguardante la data da cui decorre la validità del pass.

Per i guariti dal Covid infatti il Green pass decorre attualmente a partire dalla data del primo tampone positivo, il che non ha alcun senso. Non si può non considerare infatti che, dopo l’accertamento della positività al virus, per tutto il periodo in cui il malato è rimasto in quarantena fiduciaria o ricoverato nei reparti Covid di certo non aveva alcun bisogno del Green Pass, né tantomeno avrebbe potuto servirsene.

La richiesta dei guariti dal Covid è quindi quella di far partire il Green pass non dal primo tampone positivo, ma dall’avvenuta guarigione. 

“Oggi i guariti vivono un vero e proprio paradosso giuridico e immunologico perché lo stesso Ministero della Salute ci riconosce la possibilità di vaccinarci entro un anno dalla guarigione sulla base della Circolare firmata dalla Direzione Generale Prevenzione del Ministero della Salute nelle persone del Dr Giovanni Rezza e dell’On. Andrea Costa, sottosegretario del ministero della Salute” spiegano all’Agi.

“Però il nostro Green Pass è retrodatato all’inizio della malattia. Per cui esso per noi rappresenta un documento di poca utilità perché per molti di noi la durata effettiva del Green Pass è stata sinora di pochi giorni o poche settimane, mentre gli stessi reparti ospedalieri Covid spesso ci sconsigliano di vaccinarci nell’immediato alla luce dell’alto tasso anticorpale sviluppato grazie alla fatica del sistema immunitario di guarire dall’infezione”.

La questione del rischio che i guariti corrono nel momento in cui decidessero di sottoporsi prematuramente alla vaccinazione è di centrale importanza nella questione. Infatti proprio per via del fatto che si trovano costretti ad attendere un maggior lasso di tempo prima di ricevere il siero, tendono a rimanere scoperti sotto l’aspetto Green Pass.

Per i guariti ricevere il vaccino troppo presto rappresenta un rischio per la salute

In sintesi il pass verde dei guariti dura solo 6 mesi e la sua validità parte dal primo tampone positivo. Se ipotizziamo un mese o due tra malattia e negativizzazione, ma a volte è anche di più, la durata del Green Pass di riduce di fatto a 3 o 4 mesi allo scadere dei quali il guarito non può ricevere il vaccino a meno di non voler correre dei rischi non indifferenti sotto il profilo della salute.

Del rischio che corrono i guariti che si vaccinano precocemente ne parla la professoressa Renata Salvarani, che ha sottolineato che “i guariti e i malati di Covid meritano attenzione maggiore alla loro salute sulla base delle evidenze scientifiche più recenti”.

“Ci giungono segnalazioni di reazioni serie e importanti che stanno colpendo ex pazienti Covid nel momento in cui si sottopongono alla dose vaccinale prevista” spiega ancora la professoressa “mentre gli studi attuali sono concordi nel dimostrare una immunità che permane a lungo mediata dalle immunoglobuline che rappresentano la memoria del sistema immunitario“.

Chiediamo quindi che i guariti siano esentati da qualsiasi ipotesi di obbligo vaccinale e che per questo gruppo di persone siano predisposti percorsi vaccinali distinti e specifici basati su valutazioni anticorpali standardizzate in laboratori analisi accreditati e sulla base di una raccolta anamnestica individualizzata” conclude la professoressa Salvarani.

L’ennesimo paradosso italiano insomma, d’altra parte perché la gestione del Covid avrebbe dovuto fare eccezione rispetto a quello cui siamo abituati? In questo caso, come in molti altri d’altra parte, si finisce con esporre al rischio i cittadini, quelli che hanno contratto il Covid e lo hanno sconfitto.

A tal proposito lo stesso professor Galli, docente di immunologia presso l’Università di Milano, ha ricordato che “i più recenti studi delle Università di Washington, Padova e Imperial College, evidenziano alla fase attuale che i guariti non prendono e non trasmettono la malattia“.

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