Il Wall Street Journal attacca Facebook, regole della community non applicate a utenti di alto profilo

Non sono accuse da poco quelle che il Wall Street Journal ha rivolto a Facebook, e quel che è più grave è che vi sono documenti interni, tra cui discussioni online tra i dipendenti, bozze di presentazioni per il senior management e via dicendo, sui quali queste accuse si fondano.

Tutt’altro che ‘campati in aria’ quindi gli attacchi che la nota testata giornalistica ha rivolto a uno dei social network più popolari al mondo. In sostanaza il Wall Street Journal accusa Facebook di aver volontariamente evitato di intervenire in alcuni contesti di evidenti criticità.

Ma dalla piattaforma social non ci stanno e parlano di articoli che “contengono deliberatamente interpretazioni errate di ciò che stiamo cercando di fare e hanno attribuito motivazioni estremamente false alla leadership e ai dipendenti di Facebook”.

La replica in difesa dell’operato della piattaforma social creata da Mark Zuckerberg è arrivata da Nick Clegg, dal 2018 vice president di Global Affairs per conto di Facebook. Clegg in passato ha ricperto cariche politiche, è stato parlamentare e leader dei Liberal Democrats ma soprattutto ha ricoperto la carica di vice primo ministro del Regno Unito dal 2010 al 2015.

Ed è dalle pagine del blog interno al sito Facebook che arriva la replica di Clegg per conto del social media sotto accusa. Il Wall Street Journal sostiene diverse accuse a carico di Facebook, tra cui quella che nonostante i ricercatori della piattaforma abbiano individuato diversi effetti negativi legati all’uso dei social quali Facebook, Instagram e WhatsApp non si sia fatto nulla per risolverli.

Tra le accuse rivolte a Facebook dal quotidiano newyorkese quella di aver esentato gli utenti di alto profilo dal rispetto di alcune o di tutte le norme della community che invece venivano fatte rispettare a tutti gli utenti “standard”.

Facebook avrebbe inoltre minimizzato gli effetti negativi che l’utilizzo delle piattaforme social, ed in particolare di Instagram, produce sui giovani. E non è tutto, perché secondo il WSJ la piattaforma lanciata da Zuckerberg avrebbe avuto una debole risposta agli allarmi che gli stessi dipendenti avrebbero lanciato circa un utilizzo che nei Paesi in via di sviluppo viene fatto della piattaforma social da parte di trafficanti di esseri umani.

Per Facebook si tratta di accuse false

Le accuse mosse dal Wall Street Journal sono state bollate come semplicemente false. La replica di Nick Clegg non concede molto margine al quotidiano di New York che sostiene che le ricerche condotte da Facebook vengono poi deliberatamente ignorate dalla stessa piattaforma sociale nel momento in cui i risultati dovessero risultare scomodi per la società.

“Ciò mette in discussione le motivazioni e il duro lavoro di migliaia di ricercatori, esperti di politiche e ingegneri di Facebook che si sforzano di migliorare la qualità dei nostri prodotti e di comprenderne l’impatto più ampio (positivo e negativo)” spiega Nick Clegg.

“Facebook comprende la significativa responsabilità che deriva dal gestire una piattaforma globale” ha detto ancora Clegg “lo prendiamo sul serio e non evitiamo controllo e critiche ma fondamentalmente rifiutiamo questa errata caratterizzazione del nostro lavoro e la contestazione delle motivazioni dell’azienda. Vorrei che ci fossero risposte facili a questi problemi e che le scelte che potremmo fare non siano arrivate con difficili compromessi”.

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