Il Chmp, il comitato per i medicinali umani dell’Ema ha stabilito che la terza dose del vaccino Spikevax di Moderna “può essere presa in considerazione” per tutti i soggetti di età maggiore ai 18 anni.
L’Agenzia europea del farmaco ha infatti spiegato che “la decisione segue i dati che mostrano come una terza dose di Spikevax, somministrata da 6 a 8 mesi dopo la seconda dose, ha portato ad un aumento dei livelli di anticorpi negli adulti i cui livelli di anticorpi stavano diminuendo”.
L’Ema ha poi specificato sul proprio sito che la dose “booter” del vaccino dovrà consistere nell’equivalente della metà di una dose utilizzata per la prima vaccinazione. Inoltre l’Agenzia ha affermato che i dati attualmente disponibili indicano che l’andamento degli effetti collaterali dopo la somministrazione della terza dose è simile a quello che si verifica in seguito alla somministrazione della seconda dose.
E’ stato poi specificato che “il rischio di condizioni cardiache infiammatorie o altri effetti collaterali molto rari dopo il richiamo viene attentamente monitorato”, e che “come per tutti i medicinali si continueranno ad esaminare tutti i dati sulla sicurezza e l’efficacia” del vaccino prodotto da Moderna.
L’Ema ha anche ricordato che, dopo aver ricevuto il via libera del Comitato per i medicinali umani (Chmp), le autorità sanitarie nazionali possono emettere delle raccomandazioni ufficiali sull’utilizzo delle dosi di richiamo, tenendo sempre conto della situazione epidemiologica locale, dei dati di efficacia emergenti e dei dati di sicurezza validi per la dose di richiamo.
Già all’inizio del mese di ottobre il Chmp aveva dato il via libera alla somministrazione della dose booster per il vaccino Pfizer/BioNTech, fissandola ad almeno 6 mesi dopo la seconda dose per tutti i soggetti di età superiore ai 18 anni.
Sempre nello stesso periodo è arrivata anche un’altra raccomandazione, ossia quella di somministrare una dose extra di vaccino Pfizer/BioNTech e Moderna a tutte le persone immunodepresse già a partire da 28 giorni dopo la somministrazione della seconda dose.
Seconda dose anche per il vaccino Janssen
Ora è quasi certa anche la somministrazione della seconda dose per chi ha ricevuto il monodose Johnson&Johnson (Janssen). Con molte probabilità il richiamo negli Stati Uniti partirà prestissimo e la dose booster dovrà essere somministrata ad almeno due mesi di distanza dalla prima dose ricevuta.
E’ possibile quindi che anche in Italia si decida di seguire l’esempio statunitense, procedendo già nelle prossime settimane con la somministrazione della dose booster a tutte quelle persone che nei mesi precedenti sono state vaccinate con il monodose Johnson&Johnson.
Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute Roberto Speranza, ha spiegato che la situazione è cambiata in queste settimane, per cui ora vi è questa necessità di somministrare il richiamo anche a chi già vaccinato con J&J.
Durante il suo intervento a L’aria che tira, su La7, Ricciardi ha specificato che questa necessità nasce da evidenze scientifiche emerse negli ultimi giorni. A confermare tutto ciò, inoltre, è la Fda statunitense e anche l’Ema.
Ricciardi ha poi fornito maggiori spiegazioni a riguardo ed ha specificato che la necessità di un richiamo è data dal fatto che il vaccino Janssen conferisce un’immunità “più labile” rispetto a quella conferita da altri vaccini, e questo anche a causa della singola dose prevista dal ciclo vaccinale.
In merito alle tempistiche, Ricciardi ha affermato che il richiamo deve essere somministrato subito. Questo perché oramai in Italia il vaccino Johnson&Johnson non viene quasi più somministrato e, dovendo il richiamo essere somministrato a circa 2 mesi di distanza dalla prima dose, i tempi stringono.
In merito alla questione riguardante quale vaccino utilizzare per il richiamo, l’esperto ha ricordato che oramai in Italia tutte le dosi di richiamo, siano esse seconde o terze dosi, vengono effettuate esclusivamente con vaccini Pfizer/BioNTech o Moderna, quindi vaccini a mRNA.
Il consulente del ministro della Salute ha poi garantito che la vaccinaizone eterologa (con vaccini differenti) “funziona benissimo, anzi meglio rispetto all’omologa. La stimolazione è straordinariamente più potente“, quindi per questo motivo il richiamo sarà effettuato con un vaccino diverso, anche se non viene specificato con quale.
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