Sugar Tax: la maggior parte degli Italiani non crede nella sua utilità. Ecco cosa rivela l’indagine di Nomisma

La Sugar Tax, ormai annunciata da tempo in Italia ma già presente in forme diverse anche in altri Paesi dell’Unione Europea, dovrebbe favorire un graduale allontanamento da abitudini alimentari poco sane, e più in particolare dovrebbe sortire l’effetto di una riduzione del consumo di bevande dolci.

Il dubbio però è legittimo: questa tassa produrrà effettivamente gli effetti per i quali dovrebbe essere prossimamente introdotta? Gli Italiani a quanto pare non ne sono affatto convinti, tanto che stando ad una indagine recentemente condotta da Nomisma è la stragrande maggioranza dei contribuenti a credere che la Sugar Tax (letteralmente tassa sullo zucchero) non avrà alcuna utilità nel modificare le abitudini alimentari.

Secondo la maggior parte dei contribuenti infatti la Sugar Tax non produrrà benefici ma ricadrà sui consumatori e sui produttori, danneggiando il made in Italy.

Il dato, come accennato, emerge da un’indagine condotta da Nomisma per conto di Assobibe, l’associazione di Confindustria che rappresenta i produttori di bevande analcoliche.

Cos’è la Sugar Tax e quando arriva

La Sugar Tax dovrebbe essere introdotta a partire dal gennaio 2023, e dovrebbe essere inserita nella Legge di Bilancio cui sta lavorando ora l’esecutivo guidato da Mario Draghi. L’introduzione della nuova tassa era in realtà prevista già da diversi anni ed ha subito almeno tre rinvii ma ora sembra che le cose stiano iniziando a muoversi.

Ma cosa prevede la Sugar Tax esattamente e in cosa consiste? Si tratta di una tassa che andrà a colpire tutte quelle bevande caratterizzate dal gusto dolce, indipendentemente dalla presenza di zucchero, e prevede un pagamento di 10 euro ad ettolitro di bevanda in capo ai produttori.

Cosa pensano gli Italiani della Sugar Tax

Veniamo ora al dato emerso dall’indagine di Nomisma, che evidenzia come gli Italiani non siano affatto convinti che la sugar tax produrrà un effetto positivo per la salute dei consumatori.

Diciamo prima di tutto che circa il 38% degli Italiani non ha idea di cosa sia la Sugar Tax. Ad ogni modo è circa il 67% degli italiani, secondo quanto emerso dall’indagine di Nomisma, a ritenere che questa tassa sia “inutile e strumento unicamente per generare introiti” per le casse dello Stato.

Inoltre la percentuale di persone che hanno una opinione assolutamente negativa della Sugar Tax sale fino all’83% nel momento in cui “scoprono che la tassa colpisce anche le bevande analcoliche senza zucchero” come evidenziato da Giangiacomo Pierini, presidente di Assobibe.

Stando a quanto emerso dall’indagine condotta da Nomisma, circa il 59% degli italiani ritiene che questa nuova tassa andrà a discapito soprattutto delle fasce di reddito più basse, e il 58% pensa che danneggerà il made in Italy colpendo la produzione e la vendita di bevande tipiche della tradizione italiana come chinotto e gassosa.

Il prezzo medio delle bevande analcoliche infatti crescerà notevolmente a seguito dell’introduzione della Sugar Tax. Secondo il presidente di Assobibe ci sarà un aumento “del 13% per le aranciate, dell’11% per chinotti, sode, limonate e aperitivi analcolici”.

Quanto agli obiettivi che la tassa si prefigge di raggiungere saranno clamorosamente mancati. La Sugar Tax nasce nel dichiarato intento di ridurre il consumo di bevande dolci per tutelare la salute dei cittadini, ma secondo il 76% degli italiani non servirà a favorire la riduzione dell’obesità giovanile, e per il 77% non genererà abitudini alimentari più sane. 

Ed è sempre la stessa indagine a ricordare che solo l’1% dell’apporto di zucchero assunto quotidianamente nel Bel Paese deriva dal consumo di bevande analcoliche, senza contare che l’Italia risulta essere il Paese d’Europa con il più basso consumo di bevande dolci.

Infine non possiamo ignorare il fatto che negli ultimi 10 anni il consumo delle versioni senza calorie delle bevande analcoliche è cresciuto del 74% e che i produttori italiani hanno intrapreso un percorso con il Ministero della Salute arrivare ad una riduzione delle percentuali di zucchero nelle bevande del 27%, con l’impegno di operare un taglio del 10% entro il 2022.

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