Il mercato globale si blocca, nei porti di tutto il mondo centinaia di navi container ferme in un maxi ingorgo

Che l’intero ingranaggio che fino ad oggi ha permesso il corretto funzionamento, sostanzialmente impeccabile, del commercio su scala globale si sia inceppato lo si riscontra nella vita di tutti i giorni per via dei tanti prodotti ormai irreperibili, per via dei ritardi nelle consegne e dell’aumento dei prezzi spinto anche dal caro carburanti.

Ma appare persino più evidente se si osserva quello che sta accadendo ai principali porti del commercio mondiale, dove si sono formati dei maxi ingorghi con migliaia di container parcheggiati e centinaia di navi cargo ormeggiate in attesa di poter entrare in porto per scaricare la merce e caricare per poter ripartire verso la destinazione successiva.

Le navi container attendono spesso anche diverse settimane prima di riuscire ad attraccare per le operazioni di carico e scarico. Il Port Congestion Report che è stato redatto in questi giorni dagli armatori ellenici afferma che in questo momento è circa il 10% della flotta mondiale di navi container ad essere fermo nei pressi dei porti, ed il 20% della flotta mondiale delle grandi navi portacontainer.

Inevitabile quindi che le merci arrivino in ritardo, merci di ogni tipo ma in ogni caso non si tratta di beni deperibili che in genere non viaggiano via mare. Parliamo quindi di materiali e semilavorati, oggetti di consumo attesi in vista del periodo natalizio ormai prossimo, quali giocattoli, decorazioni, apparecchi elettronici e naturalmente capi di abbigliamento.

Buona parte di questi prodotti arriva da lontano, dai più grandi Paesi esportatori di questi beni come la Cina e il Vietnam.

In questi giorni è arrivata la notizia del nuovo record di navi portacontainer ferme in attesa di entrare in porto per le operazioni di carico-scarico negli Stati Uniti, con le 111 in coda davanti ai porti di Los Angeles in California, dove nel mese di ottobre se ne erano contate 108.

I maxi ingorghi di navi merci al largo dei porti riguarda però non solo gli Usa naturalmente ma anche l’Asia e l’Europa. Il porto di Shanghai in Cina è considerato il più importante polo di scambio su scala mondiale, e all’inizio del mese di novembre aveva raggiunto il picco di 243 navi in coda.

Il secondo porto in ordine di importanza per il commercio mondiale è quello di Hong Kong, e qui il numero di navi in coda a inizio novembre era di 221, al di sopra delle madia del periodo aprile-ottobre.

Una situazione che insomma non solo non sembra prossima a sbloccarsi, ma che appare persino in peggioramento.

Gli analisti di Bloomberg hanno calcolato che il tasso di congestione di questi due porti (Shanghai e Hong Kong) è pari rispettivamente al 45% e al 54%, mentre per i porti di Los Angeles raggiunge il 55%. Le cose vanno leggermente meglio in Europa, dove il tasso di congestione del maggior porto del continente, quello di Rotterdam, è del 12%.

Ma quali sono le cause di questo enorme ingorgo che non accenna a sbloccarsi? In realtà sono molteplici e interconnesse, ma in sostanza derivano principalmente se non esclusivamente, in maniera più o meno diretta, dalla decisione di imporre lockdown e restrizioni in chiave anti-contagio per affrontare l’emergenza Covid-19.

Secondo il Port Congestion Report infatti tutto è iniziato a fine 2020, quando la Cina ha interrotto le importazioni di carbone dall’Australia e le navi che trasportavano il carbone australiano hanno iniziato a fermarsi in prossimità dei porti cinesi per trovare il modo di effettuare le operazioni di scarico. Poi a marzo c’è stato anche il blocco del canale di Suez e questo non ha certo facilitato le cose.

Ma quali sono le prospettive e quanto ancora durerà questo ingorgo? Secondo gli armatori ellenici la situazione potrebbe iniziare a migliorare verso la fine delle festività natalizie, ma questo non vuol dire che il problema sarà risolto. Infatti stando a quanto affermano gli ingorghi davanti ai porti perdureranno almeno fino al secondo trimestre 2022.

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