Salario minimo a 1.000 euro, la misura è già stata annunciata. Ecco da quando e per chi

Si tratta di una novità importante per il mondo del lavoro, ma non riguarda l’Italia, almeno per il momento. La notizia dell’introduzione del salario minimo a 1.000 euro arriva infatti dalla Spagna, dove è già stata annunciata una misura che porta il salario minimo per legge a 1.000 euro.

Il governo guidato dal premier socialista Pedro Sanchez ha infatti deciso di introdurre finalmente il salario minimo portando la retribuzione a 1.000 euro in seguito ad un accordo raggiunto coi due principali sindacati del Paese, Ugt e Comisiones Obreras.

L’accordo raggiunto dal governo Sanchez prevede l’applicazione retroattiva della misura partendo già dal mese di gennaio 2022. Non sono mancate naturalmente le critiche e le polemiche in particolare dal mondo dell’imprenditoria, con le associazioni degli imprenditori che si sono dette fortemente contrarie alla misura del salario minimo a 1.000 euro.

Il governo Sanchez non sembra essere però impensierito dalla reazione della ‘Confindustria spagnola’ ed ha già annunciato che per tutto il 2022 i lavoratori potranno contare sul salario minimo a 1.000 euro. Ora non resta che attendere che l’accordo venga ratificato nei prossimi giorni, ma mentre in Spagna si compiono passi avanti per i diritti dei lavoratori in Italia sembra decisamente tutto fermo.

La Spagna verso il salario minimo a 1.000 euro

È di questi giorni la notizia che il governo di Madrid ha deciso di fissare il salario minimo a 1.000 euro nonostante l’opposizione delle associazioni degli imprenditori.

Il governo spagnolo ha infatti firmato un accordo con le due principali forze sindacali del Paese che sono l’Ugt, cioè l’Union General de Trabajadores (Unione Generale dei Lavoratori) un sindacato storicamente vicino al partito socialista, e le Comisiones Obreras, cioè le Commissioni Operaie, che è la confederazione sindacale più importante del Paese come numero di iscritti e delegati.

Ma quali sono i punti cardine del patto sottoscritto tra il governo di Pedro Sanchez e i sindacati? L’accordo siglato dal governo di Madrid prevede che per l’intera durata del 2022 il salario minimo dei lavoratori dipendenti sia portato a 1.000 euro al mese per 14 mensilità.

In questo modo avremo in Spagna un aumento di 35 euro rispetto a quanto avvenuto nel 2021, visto che il salario minimo fino ad ora era stato fissato a 965 euro. La misura interesserà in tutto secondo le stime circa 2 milioni di lavoratori spagnoli.

Salario minimo a 1.000 euro, protestano le associazioni degli imprenditori

Non c’è da stupirsi del fatto che se per i lavoratori che ne beneficeranno si tratta di una buona notizia, dall’altro lato il mondo dell’imprenditoria abbia da condurre critiche anche piuttosto pesanti riguardo la decisione di fissare il salario minimo a 1.000 euro al mese per 14 mensilità come d’accordo coi due principali sindacati del Paese.

Per i lavoratori e per le forze sindacali che li rappresentano si tratta chiaramente di una vittoria, specie in un contesto nel quale i contribuenti si trovano a fare i conti con un costante aumento dei costi per i consumi e per l’energia. Per le principali associazioni degli imprenditori spagnoli invece si tratta, dal loro punto di vista, di una sconfitta.

La Ceoe (Confederazione Spagnola delle Organizzazioni aziendali) e la Cepyme, acronimo che sta per Confederaciòn Española de la Pequeña y Mediana Empresa, sono le due organizzazioni degli imprenditori che si sono sedute al tavolo coi sindacati e gli esponenti del governo Sanchez e che in quell’occasione hanno dichiarato che “non era il momento di arrivare ad un ulteriore aumento del salario minimo”.

Della vicenda ha parlato in Italia anche Il Sole 24 Ore online, dove leggiamo che le organizzazioni imprenditoriali hanno affermato che non si tratta di una decisione opportuna in particolare in questo ben preciso contesto storico.

Le due confederazioni degli imprenditori spagnoli hanno infatti dichiarato: “non è il caso in questa situazione economica ancora caratterizzata dalla pandemia, e quindi da una situazione di fortissima incertezza per tanti settori, che si vada a fissare un aumento del salario minimo da parte dell’esecutivo Sanchez”.

I comparti economici che vengono citati tra quelli maggiormente danneggiati dalla crisi derivante dalla politica di chiusure e restrizioni adottata nel dichiarato intento di contrastare la diffusione del Sars-Cov2 sono tra gli altri quello dell’agricoltura e quello del turismo, indicate direttamente dalle confederazioni degli imprenditori spagnoli.

Il governo spagnolo conferma il salario minimo a 1.000 euro

Le proteste delle confederazioni degli imprenditori spagnoli non hanno smosso il governo di Pedro Sanchez dai suoi piani, infatti nonostante una situazione economica decisamente precaria con il mondo dell’imprenditoria in forte difficoltà specie in alcuni settori come in molti altri Paesi europei, il salario minimo sarà comunque portato a 1.000 euro.

Non è stato dato quindi molto ascolto alle critiche giunte dal mondo spagnolo dell’imprenditoria, e il governo ha già presentato l’accordo. Ne ha parlato la ministro del Lavoro, Yolanda Diaz, che ricopre anche l’incarico di vice presidente del Consiglio nel governo di Pedro Sanchez.

La ministro del Lavoro ha evidenziato come quello del salario minimo a 1.000 euro sia un importante traguardo raggiunto dal governo spagnolo, un nuovo passo compiuto verso il progresso del Paese. La Diaz ha tenuto a precisare che “l’aumento concordato sarà retroattivo visto che si decorre con la nuova situazione già dal primo gennaio scorso”.

Nel corso della conferenza stampa in occasione della quale è stato presentato l’accordo raggiunto coi due principali sindacati del Paese sul salario minimo la ministro del Lavoro Yolanda Diaz ha sottolineato che da parte del governo Sanchez non vi era alcun obbligo di introdurre una misura di questo tipo con la quale si apporta un evidente miglioramento della situazione economica di milioni di lavoratori spagnoli.

La Diaz ha voluto sottolineare che l’esecutivo è andato avanti ispirandosi a un’idea di dialogo sociale con tutti gli attori in campo, nella prospettiva di creare un modello di società di impresa e mercato del lavoro che non poggi su un sistema di salari bassi.

Ora che le maggiori associazioni degli imprenditori hanno promesso battaglia, con la Confederazione spagnola delle organizzazioni aziendali che ha deciso di opporsi in maniera decisa all’innalzamento del salario minimo a 1.000 euro il governo sembra comunque determinato ad andare avanti.

L’esecutivo guidato da Pedro Sanchez infatti può procedere nella direzione indicata anche senza raggiungere un accordo con le forze che rappresentano il mondo spagnolo dell’imprenditoria.

Il salario minimo negli altri Paesi europei

Se in Spagna abbiamo un salario minimo che passa a partire dal 1° gennaio 2022 da 965 euro a 1.000 euro al mese per 14 mensilità, cosa succede invece negli altri Paesi europei? Il Sole 24 Ore online ha fatto il punto sulla questione evidenziando situazioni anche completamente diverse tra un Paese e l’altro.

Il primo dato interessante è quello del Lussemburgo, dove è stato fissato un salario minimo di oltre 2.000 euro. Ci sono poi altri Paesi in cui un salario minimo seppure non così alto, è stato fissato, ed è il caso di Irlanda, Paesi Bassi, Francia, Belgio e Germania.

Non vi sono invece legislazioni sul salario minimo né in Italia né in Svezia, Finlandia, Danimarca e Austria. Mentre nel caso di Cipro non esiste una legislazione nazionale uguale per tutti i lavoratori, ma esiste un salario minimo per alcune specifiche categorie.

Qual è la situazione del salario minimo in Italia?

In Italia del salario minimo si è parlato molto, specie negli ultimi mesi, ma di concreto è stato fatto ben poco. Vi sono diverse proposte di legge che sono state presentate in parlamento di recente ma non vi sono stati ancora progressi in questa direzione perché le proposte di legge non hanno mai raggiunto il passaggio successivo.

In Italia non solo non esiste alcuna misura sul salario minimo nazionale, ma vi sono contratti nazionali anche molto diversi tra loro e il governo di Mario Draghi non sembra avere quella del salario minimo nazionale tra le priorità.

Mettere le mani ad un intervento mirato ad introdurre un salario minimo nazionale potrebbe risultare una sfida al di là delle possibilità dell’attuale esecutivo che è sostenuto da forze politiche trasversali ai vari schieramenti, alcune delle quali si professano maggiormente vicine al mondo dei sindacati e dei lavoratori, mentre altre si collocano invece dalla parte delle imprese.

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