Inflazione e rincari, le famiglie italiane comprano il 3,8% di prodotti in meno

L’aumento della spesa che le famiglie italiane si trovano ad affrontare prima di tutto per via dei rincari sulle bollette di gas e luce, riducono il potere di acquisto e comprimono la domanda dei consumatori.

In questa fase, mentre il costo dei carburanti resta stazionario intorno ai 2 euro al litro, sia per il diesel che per la benzina, si preannunciano nuovi aumenti sulle bollette, che secondo l’Arera (Autorità di Regolazione per l’Energia le Reti e l’Ambiente) potrebbero essere del 100% con l’arrivo dell’autunno.

I nuovi rincari attesi sulle bollette non fanno che alimentare il clima di preoccupazione e frenare ulteriormente i consumi, ma la situazione si presenta già particolarmente allarmante oggi, infatti consultando i dati che riguardano il mese di giugno possiamo notare un drastico calo degli acquisti da parte delle famiglie italiane.

A giugno venduto il 3,8% di prodotti in meno

Il raffronto tra i consumi del mese di giugno e il mese di maggio offre una misura di quanto preoccupante sia effettivamente la situazione in Italia. Quello che emerge dai dati Istat è che il caro prezzi ha fatto precipitare l’indice delle vendite al dettaglio nel mese di giugno, con una flessione congiunturale per le vendite al dettaglio stimata dall’istituto di statistica intorno al -1,1% in valore e al -1,8% in volume.

Su base annua scopriamo che nel mese di giugno le vendite aumentano del +1,4% in valore, ma di fatto il volume dei prodotti acquistati si riduce notevolmente (il che la dice lunga sull’entità degli aumenti di prezzo) con una flessione del -3,8% rispetto al mese di giugno 2021.

Se andiamo ad osservare il dato trimestrale vediamo infatti che nel trimestre aprile – giugno si registra una crescita dell’acquisto di prodotti in termini di valore, con un incremento del +1,1%, mentre si riduce il volume degli acquisti, con un -0,3% rispetto al trimestre precedente.

Inflazione all’8% e consumi dirottati su grande distribuzione

Nel mese di giugno 2022 abbiamo avuto un tasso di inflazione dell’8%, e con esso una riduzione drastica degli acquisti da parte delle famiglie italiane, quantificata in un -3,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Significativo il fatto che nonostante questo calo, dal punto di vista della spesa le famiglie italiane hanno affrontato costi maggiori, infatti si registra come abbiamo visto poco fa un incremento del +1,4%.

I consumatori hanno sempre più di frequente dirottato i propri consumi sulla grande distribuzione alla ricerca di prezzi che generalmente sono più competitivi e i prodotti in offerta più numerosi. Cosa che ha inevitabilmente, ancora una volta, avvantaggiato i grandi marchi della distribuzione a discapito dei piccoli commercianti.

Si registra infatti un incremento degli incassi per i supermercati e per gli hard discount, che sono saliti del +4,6% nel mese di giugno 2022 rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, mentre quelli dei negozi sono scesi del -0,9%. Inoltre si registra un netto calo del commercio elettronico, che registra un -6,8%.

L’allarme di Confcommercio: “si moltiplicano i segni negativi nei principali indicatori congiunturali”

La situazione appare preoccupante anche all’osservatore più disattento, ma l’allarme arriva direttamente dagli ‘addetti ai lavori’ visto che è Confcommercio stessa a sottolineare quanto l’economia italiana sia in crisi.

“Si addensano le nubi sull’economia italiana” dice infatti Confcommercio nel commentare i dati Istat “dopo gli ottimi risultati conseguiti dall’inizio del 2021 fino ai primi mesi dell’anno in corso, si moltiplicano i segni negativi nei principali indicatori congiunturali. La stessa crescita del secondo trimestre del Pil è verosimilmente dovuta a un effetto trascinamento che sta scomparendo con l’inizio dell’estate. Il dato di oggi conferma che i consumi, nonostante la forte crescita dei servizi legati al turismo e alla socialità, sono in fase di rallentamento”.

“L’inflazione pesa sulla spesa delle famiglie” spiegano invece da Confesercenti “il dato Istat di giugno sulle vendite al dettaglio evidenzia, ancora una volta, il ruolo negativo giocato dalla dinamica al rialzo dei prezzi, in particolare di utenze ed altri costi fissi incomprimibili, che porta gli italiani a ridurre gli acquisti, pur spendendo anche di più, con il rischio di un vero e proprio autunno nero per i consumi”.

La situazione viene descritta a tinte scure anche da Federdistribuzione, che conferma il calo della “fiducia a causa dell’incertezza determinata dalla guerra e dalla pandemia” sottolineando che “soffrono i consumi frenati in volume dalla crescita dei prezzi”.

Carlo Alberto Buttarelli, direttore ufficio studi e relazioni con la filiera di Federdistribuzione, spiega inoltre: “assistiamo ad una contrazione generale delle vendite e ad un aumento molto contenuto delle vendite in valore dei beni alimentari per il forte effetto dell’inflazione, ma a livello tendenziale si accentua l’andamento negativo delle vendite in volume del comparto food (-4,4%) e del comparto non food (-3,3%) per effetto del clima di incertezza economica, in peggioramento, che grava sulle famiglie”.

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