
Meta sta lavorando su una nuova generazione di chatbot basati su intelligenza artificiale in grado di iniziare conversazioni in autonomia, ricordare interazioni precedenti e comportarsi sempre più come assistenti personali o compagni digitali. Secondo quanto rivelato da Business Insider, il colosso guidato da Mark Zuckerberg ha avviato internamente un’iniziativa denominata Project Omni, con l’obiettivo di aumentare l’engagement degli utenti e favorire connessioni più autentiche sulle sue piattaforme.
Chatbot che parlano per primi e ricordano le conversazioni
La novità principale riguarda lo sviluppo di chatbot proattivi e personalizzabili, capaci di inviare messaggi senza attendere una richiesta diretta. Grazie alla collaborazione con la startup Alignerr e all’uso del sistema di sviluppo proprietario AI Studio, Meta mira a creare bot che riconoscono il contesto, ricordano le interazioni passate e propongono contenuti o spunti di conversazione in linea con la personalità dell’utente.
L’obiettivo è offrire un’esperienza più umana e coinvolgente, in cui l’AI non sia più vista solo come strumento, ma come presenza costante, utile e personalizzata. Questo approccio risponde a una sfida chiave dell’era digitale: la difficoltà di mantenere vive le comunicazioni in un mondo in cui tutti sono connessi, ma pochi riescono a restare realmente in contatto.
Un progetto contro la solitudine e per la fidelizzazione
Secondo le linee guida interne, Project Omni nasce anche con un intento sociale: contrastare l’epidemia di solitudine che affligge milioni di persone, offrendo un supporto emotivo e comunicativo costante. Ma dietro questo aspetto sociale si cela anche un chiaro obiettivo strategico: aumentare la permanenza degli utenti sulle piattaforme Meta, in un contesto in cui la concorrenza di servizi AI innovativi come Character.AI o Replika si fa sempre più agguerrita.
I chatbot saranno programmati per non invadere la privacy: potranno inviare un solo messaggio di follow-up entro 14 giorni dall’ultima conversazione, e se l’utente non risponde, non insisteranno. Ogni utente potrà anche scegliere se tenere il proprio chatbot privato o renderlo pubblico, ad esempio condividendolo nelle storie o sul proprio profilo.
Intelligenza artificiale sempre più personale
Questo sviluppo si inserisce in un trend più ampio che vede i giganti tech impegnati a rendere l’AI sempre più personalizzata, empatica e integrata nella vita quotidiana. Non è un caso che Meta stia spingendo per trasformare l’interazione con l’AI da semplice utilità tecnica a relazione personale.
La sfida sarà ora bilanciare proattività e discrezione: un assistente virtuale troppo invadente potrebbe generare l’effetto opposto, infastidendo invece di aiutare. Meta sembra consapevole del rischio e vuole garantire all’utente il pieno controllo dell’esperienza, a differenza di altri esperimenti meno regolamentati nel campo degli agenti conversazionali.
Meta sta quindi ridefinendo il ruolo dei chatbot, rendendoli più intelligenti, reattivi e vicini agli utenti, con l’ambizione di trasformarli in compagni digitali capaci di sostenere le relazioni umane. Un passo importante per il futuro delle piattaforme social, dove l’intelligenza artificiale non sarà solo uno strumento, ma una presenza attiva e (quasi) umana.
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