Reddito di Cittadinanza, novità in un emendamento al decreto Aiuti. Ecco ora chi perde il sussidio

Ancora novità per quanto riguarda il Reddito di Cittadinanza, la misura cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle nella campagna elettorale del 2018, una promessa poi mantenuta dal primo governo Conte che ha effettivamente introdotto il sussidio a partire dal marzo 2019.

Nel corso degli anni il Reddito di Cittadinanza è cambiato, per certi versi si è evoluto pur essendo ancora oggi meno efficace di quel che si sperava come strumento per l’inserimento nel mondo del lavoro dei beneficiari.

Il Reddito di Cittadinanza si è dimostrato tuttavia una misura fondamentale nel contrasto alla povertà, condizione che coinvolge attualmente oltre 5 milioni e mezzo di italiani, con un vero e proprio boom legato a lockdown e misure restrittive imposte in chiave anti-contagio nel contesto dell’emergenza Coronavirus.

Il Reddito di Cittadinanza: conservare il sussidio sempre più difficile

Ma è come misura per il reinserimento dei beneficiari nel mondo del lavoro che il Reddito di Cittadinanza non sta funzionando a dovere. Di certo non aiuta il fatto che il numero di persone che imprese e attività commerciali sono disposte ad assumere sia di gran lunga inferiore al numero di persone che percepiscono il Reddito di Cittadinanza, ma è evidente che la misura così com’è, presenta tutta una serie di punti deboli sui quali è necessario man mano intervenire.

In particolare è con un emendamento al decreto Aiuti che arrivano alcune novità sul Reddito di Cittadinanza, con una correzione che renderà più stringenti le condizioni da soddisfare per continuare a ricevere il sussidio.

Con questa modifica si provvede ad inserire, tra i rifiuti che possono comportare la perdita del sussidio, anche quello ad una offerta di lavoro che arriva non tramite i centri per l’impiego ma direttamente dal datore di lavoro privato.

Non c’è il rischio quindi, almeno per il momento, che il Reddito di Cittadinanza venga messo da parte, ma con questo emendamento al decreto Aiuti presentato dal centrodestra e approvato dalle Commissioni della Camera con il voto contrario del M5s, conservare il sussidio diventa più difficile. L’esito dell’iter parlamentare che l’emendamento deve ancora completare però non è scontato, e il prossimo step sarà l’esame del Senato entro metà luglio.

Cosa cambia per chi percepisce il Reddito di Cittadinanza

L’emendamento approvato dalle Commissioni alla Camera prevede in sostanza che il beneficiario del Reddito di Cittadinanza che rifiuta un’offerta congrua che arriva “direttamente dai datori di lavoro privati” può perdere il diritto al sussidio anche se l’offerta di lavoro non è arrivata tramite i centri per l’impiego.

Ma come funzionerebbe esattamente? Il beneficiario del RdC che firma il Patto per il Lavoro ha l’obbligo di accettare almeno una offerta di lavoro congrua su due (inizialmente erano tre). Se l’offerta di lavoro arriva direttamente dal datore di lavoro privato e il beneficiario del sussidio rifiuta, allora il datore di lavoro comunica il rifiuto al centro per l’impiego ai fini della decadenza.

Si tratta di una modifica alla normativa che regola il RdC che è il risultato di emendamenti identici riformulati presentati da Maurizio Lupi di Noi con l’Italia, Riccardo Zucconi di Fratelli d’Italia, Rebecca Frassini della Lega, Paolo Zangrillo di Forza Italia, Lucia Scanu e Manuela Gagliardi del gruppo Misto.

In precedenza era già stato presentato un altro emendamento per buona parte uguale, firmato da Marialuisa Faro, poi passata dal M5s a Insieme per il Futuro (il nuovo partito di Luigi Di Maio) ma è stato poi ritirato.

Quali saranno le nuove regole per conservare il sussidio

In base a quanto previsto dall’emendamento che contiene le modifiche il ministro del Lavoro deve definire le modalità di comunicazione e di verifica della mancata accettazione da parte del beneficiario dell’offerta di lavoro congrua.

Sarà quindi il ministero, entro 60 giorni dall’entrata in vigore del provvedimento inserito nel decreto Aiuti, a fornire tutti i dettagli circa le modalità di comunicazione e di verifica della mancata accettazione dell’offerta di lavoro.

Attualmente le norme in vigore, così come sono state modificate dalla Legge di Bilancio 2022, prevedono che nel caso di un’offerta di lavoro è da ritenersi congrua in caso di contratto a tempo indeterminato, se la distanza è inferiore agli 80 km, o comunque il luogo di lavoro è raggiungibile in 100 minuti con i mezzi di trasporto pubblico se si tratta della prima offerta, oppure su tutto il territorio nazionale se si tratta della seconda offerta.

Invece nel caso di un’offerta di lavoro per un contratto e tempo determinato o parziale è da ritenersi congrua sia se prima offerta che seconda, se il posto di lavoro si trova nel raggio di 80 km dalla residenza del beneficiario, oppure raggiungibile in 100 minuti con mezzi di trasporto pubblici.

Se il beneficiario rifiuta la prima offerta di lavoro congrua scatta la diminuzione dell’importo erogato mensilmente di 5 euro per ciascun mese a partire dal mese successivo a quello in cui è stata rifiutata l’offerta di lavoro. Se poi viene rifiutata anche la seconda offerta scatta la revoca del sussidio che prima delle modifiche inserite nella Legge di Bilancio 2022 scattava solo alla terza offerta congrua rifiutata.

Per la Lega “una misura ispirata alla cultura del lavoro”

La Lega è uno dei partiti che con maggior convinzione si accaniscono contro il Reddito di Cittadinanza, ma certamente non l’unico. E la modifica che verrà introdotta con l’emendamento presentato dal centro destra è dal punto di vista del Carroccio un grande successo in quanto dovrebbe rendere più facile la revoca del sussidio.

“Una misura fortemente voluta dalla Lega, ispirata alla cultura del lavoro e utile al reperimento di maggiore manodopera, soprattutto nel settore turistico-ricettivo” dice infatti la deputata leghista Rebecca Frassini, fra i firmatari dell’emendamento al decreto Aiuti.

Soddisfazione quindi dai banchi della Lega, con i deputati delle Commissioni Bilancio e Finanze che hanno commentato: “grazie a un nostro emendamento al decreto Aiuti, approvato in commissione alla Camera, l’offerta proposta direttamente da datori di lavoro privati, quindi senza passare dai Centro per l’Impiego, sarà considerata ‘congrua’. Chi la rifiuta può dire addio al sussidio”.

Forza Italia: “è stato inferto un duro colpo al Reddito di Cittadinanza”

Anche per il deputato di Forza Italia, Paolo Zangrillo si tratta di un grande successo. “Grazie ad un emendamento di Forza Italia a mia prima firma approvato nel decreto Aiuti è stato inferto un duro colpo al reddito di cittadinanza” ha dichiarato il deputato forzista “finalmente i datori di lavoro potranno proporre un’offerta diretta ai percettori del beneficio by-passando l’inefficace sistema dei centri per l’impiego e dei navigator”.

Lo stesso deputato ha poi spiegato quali dovrebbero essere i risultati concreti che questa modifica dovrebbe permette di raggiungere. “Una norma molto semplice che risolve due problemi: rispondere all’attuale carenza di forza lavoro in diversi settori e smascherare finalmente chi vuole solo un sussidio e non il lavoro” ha infatti spiegato Zangrillo.

“Il dato politico rilevante del voto è che l’inefficienza del reddito di cittadinanza è stata ufficializzata con un voto ampiamente maggioritario del Parlamento che rappresenta finalmente una svolta della quale ci auguriamo possa prendere atto anche il Movimento 5 Stelle” ha infine aggiunto il deputato di Forza Italia.

Il Movimento 5 Stelle difende il Reddito di Cittadinanza così com’è?

Per il momento non è nato un caso politico intorno alle modifiche che il Reddito di Cittadinanza potrebbe subire nonostante il Movimento 5 Stelle si sia opposto alle novità votando contro l’emendamento del centro destra.

Gli attacchi contro il partito di Beppe Grillo però non sono mancati, con Maurizio Lupi (Noi con l’Italia) che ha colto l’occasione per muovere qualche critica all’operato grillino. “I problemi che il M5s ha creato al Paese in questi cinque anni sono sotto gli occhi di tutti. Abbiamo rimediato almeno a un piccolo danno che riguarda il reddito di cittadinanza. Con un nostro emendamento abbiamo equiparato l’offerta privata a quella pubblica. Se un percettore di reddito di cittadinanza riceve due offerte di lavoro, magari da un ristorante o da un albergo, e le rifiuta, se ne va a casa, cioè perde il reddito di cittadinanza e non riceve più questo tipo di assistenza dallo Stato”.

Una visione, quella brevemente enunciata da Lupi, che sembra tesa a semplificare fin troppo una questione complessa come quella della manodopera nel settore della ristorazione ed in particolare quella della carenza di lavoratori stagionali, spesso sfruttati e sottopagati. Lavoratori che se non fosse per il Reddito di Cittadinanza sarebbero costretti ad accettare condizioni di lavoro vergognose pur di portare il pane a casa.

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