Settimana corta: il sì del 53% dei direttori del personale

Equilibro migliorato e qualità ottimale del rapporto vita-lavoro: la settimana corta viene considerata una risorsa da più della metà dei direttori del personale italiani. Ecco le considerazioni sul tavolo!

settimana corta

Presto i lavoratori potranno beneficiare della settimana corta o almeno è quello che auspica il presidente Aidp Matilde Marandola. Il motivo? Le ricadute positive sui lavoratori e sulla produttività.

Secondo un sondaggio lanciato da Aidp (Associazione italiana per la direzione del personale) ai propri iscritti, infatti, il 53% dei direttori del personale si dice favorevole all’introduzione della settimana corta (da 5 a 4 giorni lavorativi) mentre il restante 40% si dichiara d’accordo solo parzialmente e il 6% non è favorevole.

I dati ci raccontano che la maggior parte dei professionisti nel campo della risorse umane ha inteso l’impatto positivo di una settimana lavorativa di quattro giorni.

Quali sono i vantaggi della settimana corta?

Gli esperti di risorse umane favorevoli all’arrivo della settimana corta ne hanno compreso i vantaggi prima degli altri. Quali sono?

La settimana corta promette di ridurre lo stress lavorativo a fronte di un aumento della produttività e di migliorare la motivazione al lavoro dei dipendenti e la conciliazione vita-lavoro. Di fatto, il tempo libero aggiuntivo potrebbe migliorare la loro qualità della vita e consentire loro di dedicarsi a interessi personali e familiari.

Per il resto i favorevoli sarebbero disposti a introdurre la settimana corta in via sperimentale in modo da potersi esprimere sulla scorta di dati certi.

Le criticità della settimana corta

I direttori del personali che si sono detti parzialmente favorevoli hanno tenuto conto di alcune criticità della settimana corta.

Prima di tutto c’è la necessità di definire la sostenibilità economica di tale scelta, tenere conto delle difficoltà organizzative e introdurre delle linee guida definite dalla contrattazione nazionale per le contrattazioni con i lavoratori e la misurazione della produttività basata sulle performance.

Chi si è espresso in maniera del tutto negativa ha puntato il dito contro l’incompatibilità con la situazione economico-produttiva delle imprese italiane, la complicata implementazione a livello organizzativo e la necessità di un aumento dell’orario di lavoro giornaliero per sopperire alla giornata di non lavoro.

Il tema del salario

Il sondaggio non poteva non trattare il tema del salario, dividendo gli esperti delle risorse umane: la maggior parte propone di mantenere lo stesso salario pur riducendo i giorni e la minoranza ha risposto di voler ridurre parzialmente lo stipendio in proporzione alle giornate lavorate.

Diverso il punto di vista dei lavoratori. Nella ricerca Global Workforce of The Future di The Adecco Group, il 66% del campione di oltre 2 mila persone si dice disponibile a provare la settimana corta ma solo a parità di salario mentre il 10% sarebbe disposto ad accettare la novità con una decurtazione dello stipendio. Soltanto il 18% si è detto disposto a lavorare un’ora in più gli altri giorni per avere la settimana corta..

Sfide e opportunità per le aziende

Per le aziende, l’adozione della settimana corta comporterebbe anche una serie di sfide e opportunità, come la necessità di ridurre i costi e l’aumento della produttività dei lavoratori in meno ore di lavoro.

Tuttavia, molte aziende che hanno già adottato una settimana lavorativa più breve hanno riscontrato un impatto positivo sulla motivazione e l’impegno dei dipendenti.

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