
Scure daziaria su 382 miliardi di export UE, ma le Borse, contro ogni previsione, non crollano. Il nuovo attacco commerciale di Donald Trump – con l’annuncio shock di dazi al 30% su tutti i prodotti europei esportati negli Stati Uniti a partire dal 1° agosto – scuote i mercati, ma non li abbatte. Le piazze finanziarie restano nervose ma reggono l’urto, mentre da Bruxelles la Commissione Europea rilancia la via diplomatica… con le contromisure pronte nel cassetto.
Intanto gli occhi degli investitori si posano su dieci aziende del Ftse Mib ad alta esposizione verso gli Stati Uniti: Ferrari, Stellantis, STMicroelectronics, Pirelli e altri colossi italiani potrebbero essere travolti dall’effetto boomerang delle tariffe, se la situazione dovesse degenerare.
Von der Leyen tenta la via del dialogo, ma prepara un contrattacco da 70 miliardi
Sabato scorso Ursula von der Leyen ha commentato a caldo: “Una misura devastante per le filiere produttive transatlantiche, che danneggia aziende, consumatori e persino i pazienti”. Poi, con più freddezza, ha chiarito che Bruxelles sospenderà le sue ritorsioni fino a inizio agosto, nella speranza di negoziare una soluzione con Washington. Ma, avverte, l’Europa ha già pronto un pacchetto di contromisure da 70 miliardi di euro, aggiornato al nuovo livello di dazi annunciato dagli Stati Uniti.
Un messaggio chiaro: nessuna resa, ma nemmeno escalation prematura. Oggi il commissario europeo al Commercio, Maros Sefcovic, è atteso in videocollegamento con la sua controparte americana per illustrare nel dettaglio le posizioni dell’Unione.
Esportazioni UE a rischio: il conto potrebbe superare i 116 miliardi l’anno
Il danno potenziale è colossale. Secondo le stime aggiornate, l’export europeo colpito dai dazi vale 382 miliardi. Se davvero il 30% venisse applicato su tutti i beni, il conto annuale per l’Unione Europea ammonterebbe a circa 116,5 miliardi. Di questi:
- 87 miliardi sarebbero legati al dazio universale del 30% sulle merci per 290 miliardi,
- 16,5 miliardi verrebbero dai dazi del 25% sulle auto (66 miliardi di export),
- 13 miliardi dai dazi del 50% su acciaio e alluminio (26 miliardi).
Numeri impressionanti che mettono in allarme i settori più esposti al commercio USA.
Chi rischia di più in Borsa? I 10 titoli italiani nel mirino
Secondo Banca Akros, tra i titoli del Ftse Mib più esposti agli Stati Uniti per modello di business o quote di export figurano:
- STMicroelectronics – altamente dipendente dalla domanda USA di semiconduttori
- Stellantis – forte presenza produttiva e commerciale oltreoceano
- Ferrari – brand di lusso con clienti e collezionisti USA
- Pirelli – catena di approvvigionamento e mercato chiave nordamericano
- Brunello Cucinelli – made in Italy di alta moda, forte appeal in USA
- Campari – storico legame con il mercato degli alcolici statunitense
- Diasorin – vendite sanitarie e diagnostiche verso ospedali USA
- Tenaris – produzione tubi per il settore energetico USA
- Buzzi Unicem – cemento e materiali edili, alta operatività in Nord America
- Prysmian – cavi e infrastrutture elettriche anche per clienti statunitensi
Per questi gruppi, un dazio del 30% può trasformarsi in un taglio diretto ai margini o in una ridefinizione delle strategie di pricing e distribuzione.
Le Borse tremano… ma non crollano
Nonostante l’annuncio bomba, le Borse europee hanno reagito con relativa calma all’apertura settimanale: il Ftse Mib ha perso lo 0,72%, mentre il tedesco DAX si è limitato a un -0,31%. Anche i futures americani (domenica sera) hanno segnato un lieve ribasso, con l’S&P 500 e il Nasdaq in calo dello 0,6%.
Segnale che i mercati non credono ancora a una guerra commerciale totale, o almeno sperano in una soluzione diplomatica. Sullo sfondo, anche il Messico è stato colpito dai dazi USA, ma ha scelto la via dei negoziati per cercare di contenere l’impatto.
Bitcoin superstar: vola a 120.000 dollari con la Crypto Week
Mentre l’incertezza geopolitica agita le Borse, Bitcoin continua la sua corsa. Stamattina la criptovaluta regina ha raggiunto un nuovo massimo storico oltre quota 120.000 dollari, spinta dall’avvio della Crypto Week al Congresso USA, dove verranno discusse proposte fondamentali per il futuro del settore.
In particolare, i riflettori sono puntati sul Genius Act, la legge recentemente approvata dal Senato che potrebbe introdurre un quadro federale per le stablecoin. Secondo Jesse Jarvis, CEO di Kaiko, “un esito positivo delle discussioni parlamentari potrebbe accelerare l’ingresso degli investitori istituzionali, consolidando il ruolo di Bitcoin come asset macroeconomico globale”.
Conclusione:
L’estate si apre con tensioni commerciali globali e un possibile nuovo fronte di guerra dei dazi, ma anche con opportunità per chi sa leggere i segnali dei mercati. Gli occhi restano puntati su Washington e Bruxelles, ma anche sulle reazioni delle aziende italiane che ora dovranno fare i conti con una nuova instabilità commerciale. E nel frattempo, Bitcoin si prende la scena come bene rifugio d’eccellenza in un mondo in bilico.
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