Salvini vuole portare gli Italiani al voto il prima possibile, ma nella migliore delle ipotesi, migliore per Salvini naturalmente, la data delle votazioni potrebbe essere fissata per metà ottobre. Ma come ci si arriva ad ottobre senza una maggioranza? La risposta potrebbe essere: con un governo tecnico ad esempio, un governo provvisorio insomma, ma per le tasche degli Italiani potrebbe essere un duro colpo per via dell’aumento dell’IVA.

Aumenta l’IVA se cade il governo?

Non è esattamente così. Se cade il governo, cosa che a questo punto appare inevitabile, potrebbe scattare l’aumento dell’IVA, ma tutto dipende da alcuni fattori.

Prima di tutto è bene sottolineare che l’aumento dell’IVA fa parte delle clausole di salvaguardia inserite all’interno delle diverse leggi di Bilancio. Si tratta di aumenti di tasse automatici che hanno la funzione di garantire il rispetto dei parametri europei su conti pubblici nell’arco del tempo.

L’aumento dell’IVA, in quanto clausola di salvaguardia, può essere evitato semplicemente varando una manovra finanziaria in grado di garantire un gettito equivalente a quello che si avrebbe con l’aumento dell’imposta, che quest’anno corrisponde a 23,07 miliardi di euro.

Quindi come mai la crisi innescata da Matteo Salvini rischia di portare all’aumento dell’IVA? Semplicemente perché questo esecutivo avrebbe dovuto occuparsi della manovra finanziaria che avrebbe scongiurato l’aumento. Se cade il governo e viene rimpiazzato da un esecutivo che ha la sola funzione di traghettare il Paese verso il voto, questo nuovo governo potrebbe solo occuparsi di ordinaria amministrazione, e non potrebbe quindi assumersi la responsabilità di una manovra in grado di far slittare l’aumento dell’IVA.

L’aumento dell’IVA, il colpo di grazia per i consumi

L’IVA rappresenta un’imposta che tutti i consumatori pagano ogni qual volta acquistano beni o servizi, quindi va a colpire la spesa quotidiana di ogni singola famiglia. L’IVA quindi, così come la conosciamo oggi, grava già pesantemente sul potere d’acquisto delle famiglie, ma se dovesse aumentare la situazione diverrebbe praticamente insostenibile.

I rincari previsti per quest’anno sono infatti piuttosto corposi. L’IVA salirebbe dal 22% attuale al 25,2%, mentre l’aliquota ridotta, che si applica per gran parte dei generi alimentari come carne, pesce, uova e molti altri, salirebbe dal 10% al 13%.

Le conseguenze sono ovvie quanto inevitabili: salgono i prezzi e si riduce notevolmente il potere d’acquisto degli Italiani. I consumi calano e con essi il fatturato delle aziende, col risultato che la crescita economica del Paese subisce una pesante battuta d’arresto.

Come hanno fatto gli altri governi ad evitare l’aumento dell’IVA?

I passati governi sono riusciti ad evitare l’aumento dell’IVA anche grazie al fatto che le cifre necessarie per scongiurarlo erano notevolmente inferiori a quelle necessarie quest’anno.

Il governo Renzi, per evitare l’aumento dell’IVA ha impiegato 12,8 miliardi nella Legge di Stabilità 2016, mentre l’anno seguente ne ha dovuti impiegare 15,1. Il governo Gentiloni ne ha dovuti impiegare 14,9 nella Manovra del suo governo, mentre quella dell’anno scorso varata dal governo Conte ha impiegato 12,5 miliardi di euro.

Quest’anno servono però 23,1 miliardi, quasi il doppio di quelli che sono stati necessari l’anno scorso. Si tratta di una cifra così alta che corrisponde alle risorse messe a bilancio nel 2020 per il bonus 80 euro (10 miliardi), reddito di cittadinanza (6,84 miliardi) e Quota 100 (7 miliardi) messe insieme.

Insomma nella manovra d’autunno bisognerebbe prevedere 23,1 miliardi solo per evitare l’aumento dell’IVA, poi ovviamente l’intera manovra avrà un importo complessivo ben superiore. Negli ultimi anni la manovra finanziaria aveva un importo complessivo che si aggirava intorno ai 30 miliardi di euro, e che comprendeva tutte le misure che il governo aveva in programma. La prossima manovra dovrebbe avere quindi un importo ben superiore.

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