Ultimo giorno di trattative, resta da sciogliere il nodo premier

Fra meno di 24 ore il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella darà il via al secondo giro di consultazioni. Non si sa ancora se saranno consultazioni ‘lampo’ oppure se verrà fatto un giro completo di consultazioni come avvenuto settimana scorsa.

Fatto sta che il nodo del premier ancora non è stato sciolto, ed il Movimento 5 Stelle sembra fermo sul nome di Giuseppe Conte. Un nome che fa storcere il naso ad alcuni esponenti del Pd, ma che al tempo stesso sembra essere stato ormai accettato dalla maggioranza dei dem. Ma entro la giornata di domani il Capo dello Stato si aspetta risposte chiare, e l’alternativa al voto deve essere chiara e condivisa.

Aggirare il nome di Giuseppe Conte premier significherebbe far saltare la trattativa, e questo il Pd chiaramente non lo vuole. Zingaretti ha sempre chiesto che la nuova maggioranza lavori all’insegna della discontinuità rispetto all’esecutivo giallo-verde, ed era questo uno dei motivi per cui il nome di Conte non andava bene.

E se questa discontinuità non sarà espressa attraverso un cambio di premier, allora dovrà essere sui programmi, ed ecco che inizia a venir fuori l’idea di un totale stravolgimento della compagine dei ministri, con relativo pesante ridimensionamento degli incarichi assegnati ai 5 Stelle. Si può ad esempio escludere del tutto che a Di Maio tocchino il ministero del lavoro, dello sviluppo economico e la vicepresidenza del consiglio.

Dire di no al Conte bis sta diventando d’altra parte sempre più difficile per il Pd, non solo perché il premier uscente ha il supporto dell’intero Movimento 5 Stelle, compreso Grillo che lo ha pubblicamente elogiato e ne appoggia in toto l’operato, ma anche perché sul suo nome si sono espressi positivamente personalità che col M5s non hanno nulla a che fare, come Donald Tusk e Maurizio Landini. Persino Romano Prodi si è aggiunto al coro: “5 Stelle e Pd siano responsabili”.

Il vertice decisivo dei 5 Stelle

In un appartamento al secondo piano di un palazzo che si trova a Trastevere, tutti i big del Movimento 5 Stelle si sono riuniti per scegliere la linea da seguire nelle prossime ore. Il Presidente della Repubblica, prima di stilare il calendario delle consultazioni che si terranno dalla giornata di domani, si aspetta delle risposte entro le ore 19 ma al momento tutto tace.

Il palazzo è letteralmente circondato dai giornalisti, che stanno aspettando di sapere se ci sono novità, e qualsiasi informazione trapeli potrebbe fornire spunti interessanti per capire quale sarà la linea adottata dai grillini.

Presenti al vertice 5 Stelle il leader politico Luigi Di Maio, Roberto Fico, Paola Taverna, Davide Casaleggio, e forse più tardi anche Beppe Grillo che non è ancora arrivato a Roma. Assente invece Alessandro Di Battista, l’unico sostenitore, tra i big 5 Stelle, della linea del voto subito. Di Maio, Fico e Grillo sono apertamente per il Conte bis, mentre si mostra un po’ scettico Casaleggio. Alla riunione dei vertici del M5S si sono poi aggiunti anche Nicola Morra, Francesco D’Uva, Stefano Patuanelli e Massimo Bugani.

Il piano B del Movimento 5 Stelle

Più che un piano B è un tentativo disperato da fare solo nel caso in cui il banco con il Pd dovesse alla fine saltare. Non ci vogliono arrivare i 5 Stelle e molto probabilmente non avrebbe mai l’appoggio di Sergio Mattarella, ma nel caso in cui le cose si mettessero davvero male, sarebbe una strada che almeno in teoria si potrebbe tentare.

Di cosa si tratta? Se non si raggiunge un accordo con il Pd, e i dem decidessero di non firmare il patto coi 5 Stelle, si potrebbe comunque tentare di stabilire l’alleanza con un accordo informale. In questo caso si farebbe andare il premier Conte in Aula a cercare la fiducia e almeno in teoria i numeri dovrebbero esserci.

Sarebbe a tutti gli effetti un governo di minoranza, per il quale i numeri dovranno essere ottenuti provvedimento per provvedimento. Un governo così era stato già teorizzato dai vertici 5 Stelle un anno fa, prima che si concretizzasse l’alleanza con la Lega di Salvini.

Sarebbe sicuramente la soluzione più adatta ai grillini puristi, quelli della linea dura fatta di idee che troppo spesso cozzano coi numeri, ma la possibilità di essere registi e raccogliere il sostegno necessario giorno per giorno ha indubbiamente il suo fascino, peccato che in questa fase al Paese serva più che altro stabilità.

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