Di Maio detta i 20 punti del nuovo governo. Sono condizioni “imprescindibili” altrimenti si va al voto subito

Quella di oggi è stata una giornata impegnativa per le forze che dovrebbero andare a formare il nuovo esecutivo. L’accordo che sembrava ormai essere stato raggiunto appare quanto mai sfuggente, infatti il faccia a faccia tra Giuseppe Conte, Dario Franceschini e Andrea Orlando per il Partito Democratico, e i capigruppo del Movimento 5 Stelle, Francesco D’Uva e Stefano Patuanelli ha delineato un “percorso di lavoro”, ma qualcosa potrebbe non funzionare.

Il “percorso di lavoro” è stato elaborato al fine di consentire al presidente del Consiglio incaricato di “elaborare un programma condiviso da entrambe le forze politiche” che dovrebbe essere steso sulla base delle “prime linee programmatiche che gli sono pervenute”. Tuttavia il livello di condivisione del programma potrebbe non essere sufficientemente alto tra Pd e M5s.

A far temere che il governo giallo-rosso potrebbe alla fine non partire affatto, la dichiarazione di Luigi Di Maio, vista dai dem come l’ennesimo ultimatum. Dopo l’incontro tra Conte e il vicepremier uscente, ultimo passaggio delle consultazioni del premier incaricato, Di Maio ha rilanciato 20 proposte del Movimento 5 Stelle, presentandole come condizioni “imprescindibili”.

“I nostri punti sono chiari” ha detto Di Maio “se entreranno nel programma di governo, allora si potrà partire. Altrimenti sarà meglio tornare al voto e, aggiungo, il prima possibile”. Non ha lasciato un gran margine di trattativa sui suoi 20 punti il leader dei 5 Stelle, e il Pd non ha gradito i toni, ai quali hanno reagito nervosamente anche i mercati finanziari.

La risposta di Nicola Zingaretti è stata immediata. Il faccia a faccia con Di Maio in programma per questo pomeriggio alle 15 è stato immediatamente annullato. Su Twitter il segretario del Pd ha poi scritto: “patti chiari, amicizia lunga. Stiamo lavorando con serietà per dare un nuovo governo all’Italia, per una svolta europeista, sociale e verde. Ma basta con gli ultimatum inaccettabili o non si va da nessuna parte”.

Il Pd non accetta l’ultimatum di Di Maio e chiede chiarimenti

Nella serata una nota del Pd avverte che è necessario un chiarimento sulle parole del leader del Movimento 5 Stelle. Non si tratta solo di una questione di forma, fanno sapere, ma di una “precondizione” a tutti gli effetti, altrimenti il dialogo tra le due forze politiche non potrà ripartire.

Sul blog delle Stelle la questione dell’ultimatum in realtà veniva spiegata con chiarezza, e lo stesso Di Maio ha rilasciato una nota con la quale diceva: “qui non è questione di ultimatum, qui il punto è che siamo stanchi di sentir parlare tutti i giorni in ogni trasmissione di poltrone e toto-ministri. L’ho detto e lo ripeto: contano i programmi, le soluzioni, le idee. Il M5S non svende i suoi principi e i suoi valori su ambiente, lavoro, imprese, famiglie. Qui serve concretezza. Poche chiacchiere e basta slogan”.

Le questioni “imprescindibili” di Di Maio

Una delle questioni di basilare importanza per il Movimento 5 Stelle, che non vanno considerate come temi sui quali il governo dovrà puntare, ma come punti ai quali dare la massima priorità, è quella del taglio dei parlamentari.

Ci sono poi l’abbassamento delle tasse sul lavoro, la revoca delle concessioni autostradali (anche se nel documento ufficiale si parla di “revisione”), la ridiscussione del trattado di Dublino, la legge sul conflitto d’interessi, la progressiva dismissione degli inceneritori, il no a “qualsiasi tipo di patrimoniale”, anche se Di Maio ci tiene a precisare che non si è parlato di inserire una patrimoniale, ma che è preferibile “essere chiari”.

Gli altri punti sono la “riduzione del carico fiscale”, sia per le famiglie che per le imprese, e la “riduzione del costo del lavoro”. Resta poi il tema della revisione dei decreti Sicurezza, sulla quale il Pd è sostanzialmente d’accordo. “Diciamo tutti la stessa cosa. Guardate le dichiarazioni di Zingaretti” spiega D’Uva ai giornalisti.

Poi per quel che riguarda la questione della votazione sulla piattaforma Rousseau, il Movimento 5 Stelle ribadisce: “ci atterremo al voto degli iscritti”.

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