Taglio delle poltrone e nuova legge elettorale possono mettere in crisi il governo, ecco perché

Il programma del governo giallo-rosso frutto delle lunghe giornate di trattative, e di veri e propri tira e molla tra Pd e 5 Stelle, alla fine è venuto fuori fin troppo chiaro e preciso per certi versi. Nello specifico non lascia molto spazio alle interpretazioni la parte in cui si parla della riforma costituzionale, che prevede il taglio di 345 parlamentari, e con essa della nuova legge elettorale.

L’articolo 10 del programma recita: “è necessario inserire, nel primo calendario utile della Camera dei deputati, la riduzione del numero dei parlamentari, avviando contestualmente un percorso per incrementare le opportune garanzie costituzionali e di rappresentanza democratica” ed in particolare, si legge sempre all’articolo 10 del programma “occorre avviare un percorso di riforma, quanto più possibile condiviso, del sistema elettorale”.

Alla luce di tutto ciò, appare chiaro che la riforma costituzionale e la nuova legge elettorale saranno quanto prima calendarizzate, e se non lo fosse abbastanza, basta leggere le parole di Luigi Di Maio, che via social ha scritto: “intanto abbiamo il taglio dei parlamentari da concretizzare. E siamo pronti all’ultimo voto. Si tratta dell’ultima votazione alla Camera e poi elimineremo 345 poltrone, risparmiando mezzo miliardo di euro da investire in servizi per i cittadini”.

Un controsenso che Salvini e i suoi non comprenderanno mai, quello che i “poltronai” taglino il numero di poltrone, ma se pur il nuovo esecutivo fosse scagionato da tale accusa, eccone pronta un’altra. La nuova legge elettorale, si legge su Dagospia, avrebbe lo scopo di “desalvinizzare” il Paese, insomma servirebbe a impedirgli di vincere le elezioni, quando arriverà il momento di votare naturalmente.

“E’ questa la vera mission che l’establishment ha affidato a Giuseppe Conte ‘desalvinizzare’ il Paese, farlo dimenticare agli occhi degli Italiani. Evitare che Matteo Salvini torni un domani ‘più forte che pria’.”

Quello in cui il governo Pd-M5s sta per avventurarsi è certamente un terreno pericoloso, e la vicenda del taglio dei parlamentari e della nuova legge elettorale, è sotto gli occhi attenti del Colle, anche per gli effetti che potrebbe avere sul prosieguo della legislatura.

“Mettere subito in agenda il taglio dei Parlamentari significherebbe dare un’accelerazione significativa anche alla riforma della legge elettorale, un combinato disposto che inevitabilmente andrebbe a delegittimare l’attuale parlamento e rischierebbe di spingere il Paese verso un ritorno troppo ravvicinato alle urne”.

Questo quanto si legge su Dagospia in merito ai possibili scenari, che prospettando un ritorno anticipato al voto non dispiacerebbero affatto allo stesso Matteo Salvini che la legge elettorale vorrebbe danneggiare. La Lega potrebbe così avere la sua ‘democratica’ rivincita e spodestare il “governo delle poltrone” approfittando del taglio delle poltrone.

Eh già, perché è vero che l’accusa di ‘poltronai’ perde parte della sua carica quando i ‘poltronai’ tagliano le poltrone, ma non basta. La Lega dice, o per lo meno questo pare essere il leitmotiv che riecheggia negli alti ranghi del carroccio “come potrebbero rimanere in carica delle Camere che hanno votato il proprio taglio?”

Peggio ancora poi se, dopo il taglio delle poltrone si procedesse con la riforma della legge elettorale come da copione, perché in quel caso non mancherebbe proprio nulla per tornare subito al voto. Un risultato che né Bruxelles, né i mercati, né buona parte del popolo italiano gradirebbero, ma che piacerebbe molto però alla Lega.

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