Tensioni nella maggioranza sul Fondo salva-Stati. Il premier Conte punta al rinvio

La questione del Mes è piuttosto delicata, e all’interno della maggioranza rischia di aprirsi una pericolosa spaccatura con parlamentari del Movimento 5 Stelle che esprimono perplessità in merito alla posizione del premier sulla ratifica della riforma del fondo salva-Stati.

Sarà in occasione del Consiglio Ue che si terrà il prossimo dicembre che l’esecutivo comunitario dovrà prendere una decisione in merito alla riforma: se dare il via libera oppure no. In queste ore intanto alcune forze politiche dell’opposizione come Lega e Forza Italia hanno accusato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte di scarsa trasparenza.

Tutto nella normalità se le critiche fossero arrivate solo dai partiti dell’opposizione, solo che al coro si sono aggiunte anche le voci di alcuni parlamentari del Movimento 5 Stelle. I grillini hanno infatti chiesto un vertice di maggioranza che, stando a quanto riportato dall’Adnkronos, dovrebbe tenersi già venerdì prossimo alle 8:30.

Il presidente Conte dal canto suo ha smentito che il provvedimento sul Mes sia già stato approvato, e ha accusato il leader della Lega Matteo Salvini di “falsità”. Non solo, il premier si è anche dichiarato disponibile a mettere il veto, ribadendo che “il Parlamento è sovrano”.

Fonti di Palazzo Chigi hanno inoltre riferito che il premier “già a giugno ha chiarito al Consiglio Ue che la revisione va inserita in un pacchetto di riforme. Senza una ‘logica del pacchetto’, quindi, Roma, al consiglio Ue di dicembre, punterà al rinvio della riforma, per la quale serve un ok unanime“.

Facendo qualche passo indietro arriviamo al mese di giugno scorso quando i capi di Stato e di governo dei Paesi Ue hanno dichiarato di “prendere atto dell’ampio accordo raggiunto dall’Eurogruppo sulla revisione del trattato Mes”. Una linea comune sulla quale si convergeva in seguito all’accordo raggiunto il 14 dicembre 2018, nel pieno della trattativa portata avanti dal primo governo Conte sulla manovra economica dell’anno scorso.

M5s: “sul Mes non siamo d’accordo”

Ma la tensione in questi giorni all’interno della maggioranza è salita proprio per via dell’attacco al premier da parte dei parlamentari 5 Stelle. I deputati grillini della commissione Finanze hanno diffuso una nota con la quale dicono: “il Parlamento aveva dato un preciso mandato al presidente del Consiglio. La discussione sul Mes deve essere trasparente, il Parlamento non può essere tenuto all’oscuro dei progressi nella trattativa e non è accettabile alcuna riforma peggiorativa”.

“Oggi è chiaro invece che la riforma del Mes sta andando proprio nella direzione che il Parlamento voleva scongiurare” si legge ancora nella nota dei deputati 5 Stelle “chiediamo al Capo Politico di far convocare un vertice di maggioranza, perché sul Mes noi non siamo d’accordo”.

E non è tutto, perché al malcontento dei parlamentari del M5s in merito alla gestione di una questione di primaria importanza come quella della riforma del fondo salva-Stati, si aggiunge quello dell’eurodeputato grillino Piernicola Pedicini, che a tal proposito ha dichiarato: “dietro lo specchietto delle allodole delle riforme strutturali si nascondono misure lacrime e sangue imposte da Bruxelles“. E ha poi concluso dicendo: “auspichiamo dunque una maggiore riflessione su questa riforma”.

A difendere il premier si è scomodato solo il Partito Democratico, nella figura del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri che ha fatto presente di aver già inviato in data 7 novembre, una richiesta al presidente della Commissione Finanze leghista Alberto Bagnai, per conferire nel merito della riforma del Mes. L’audizione risulta essere stata poi fissata per il 27 novembre.

Amendola: “nessuno ha firmato niente, è un negoziato che va avanti da mesi”

A commentare la vicenda arriva nel pomeriggio anche il ministro dem degli Affari europei, Vincenzo Amendola, che si mostra perplesso. “E’ strano questo rumore, perché è un negoziato che va avanti da tempo e chi solleva oggi dei dubbi era al Governo quando si faceva questo negoziato” racconta Amendola “il ministro Gualtieri ha addirittura mandato una lettera scritta rendendosi disponibile a discutere del Mes, legato a cui c’è anche il bilancio dell’Eurozona e la garanzia sui depositi bancari, e si è dato disponibile a discuterne in Parlamento”.

Lo stesso ministro del Pd ha anche accusato gli “europeisti dell’ultima ora” di accorgersi adesso di “un negoziato che va avanti da mesi, quando io e il ministro Gualtieri non c’eravamo”. Poi però ha anche ricordato che “nessuno ha firmato niente, è un negoziato che va avanti da mesi, chi era nel Cdm doveva saperlo, noi abbiamo fatto un comitato interministeriale la settimana scorsa e uno dei punti all’ordine del giorno era proprio il negoziato”.

Salvini: “Conte subito in Parlamento a dire la verità”

Il commento di Matteo Salvini arriva tramite social. Con un post su Facebook il leader della Lega esordisce così: “Conte subito in Parlamento a dire la verità. Il Sì alla modifica del Mes sarebbe la rovina per milioni di Italiani e la fine della sovranità nazionale”.

Molto critico sulla posizione del premier anche il leghista Claudio Borghi, presidente della Commissione Bilancio alla Camera. “Le precisazioni di Palazzo Chigi sul Mes non hanno chiarito un bel nulla” dice Borghi “Anzi hanno aumentato la preoccupazione. Come si fa a dire che il Parlamento potrà esprimersi ‘in sede di ratifica’? Il testo è ormai pubblico e l’Italia doveva e deve opporsi prima, in sede di Eurogruppo e Consiglio. Perché non l’ha fatto a fronte di un testo che comporta ‘rischi enormi’ (parole del governatore di Bankitalia)?”.

Sulla stessa posizione anche il partito di Silvio Berlusconi. Giorgio Mulè, deputato di Forza Italia ha scritto in una nota: “‘carta canta’ e Palazzo Chigi è, nella migliore delle ipotesi, silente e imbarazzato”.

La nota continua poi: “E’ evidente non solo che l’Italia doveva opporsi in sede europea di fronte a un testo che comporta ‘rischi enormi’ (come detto espressamente dal governatore di Bankitalia) per gli interessi italiani, ma che rimandare tale discussione in Parlamento in ‘sede di ratifica’ è come dire svuotare le Camere di qualsiasi ruolo decisionale”.

“La risposta di Palazzo Chigi e la grande fibrillazione di queste ore nella maggioranza testimoniano che ancora una volta non hanno alcuna bussola” si legge ancora nella nota, che conclude: “aspettiamo Conte in Aula che pronunci le uniche parole accettabili: ‘l’Italia non sottoscrive la riforma del Mes'”.

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