Taglio dei parlamentari, raggiunto il quorum per il referendum. La legge non entrerà in vigore

E’ stato finalmente raggiunto il quorum per proporre il referendum sulla riforma costituzionale che prevede il taglio di un terzo dei parlamentari. La firma mancante, la numero 64 è arrivata alla fine, ad apporla sul documento un esponente del Pd eletto in Australia, Francesco Giacobbe, ed ora il totale pari a 1/5 dei parlamentari è stato raggiunto.

Con il raggiungimento del quorum si può quindi bloccare l’iter per l’entrata in vigore della legge sul taglio dei parlamentari voluta dal Movimento 5 Stelle. Determinante l’apporto dato in tal senso da alcuni esponenti di punta di Forza Italia, un partito che se si andasse al voto domani si ritroverebbe in parlamento con una manciata di superstiti specie dopo il taglio dei parlamentari.

Tra chi si è profuso affinché il quorum fosse raggiunto, e il taglio dei parlamentari bloccato, troviamo Maurizio Gasparri, Lucio Malan e Antonio Poli. Ora le sottoscrizioni sono custodite negli uffici di Palazzo Madama e ormai dovrebbero essere già state trasmesse in Cassazione. In parole povere, salvo colpi di scena, non ci sarà alcun taglio dei parlamentari, almeno per ora.

L’entrata in vigore della legge slitta inevitabilmente. Nella giornata di ieri in una conferenza stampa sono stati presentati i risultati della raccolta firme, e sono state rese note le adesioni pervenute, e comunicate le iniziative che si intende intraprendere.

Hanno preso parte alla conferenza stampa il presidente ed il vicepresidente della Fondazione Einaudi, Giuseppe De Benedetto e Davide Giacalone, che hanno promosso la raccolta firme, e c’erano anche i primi tre firmatari, Andrea Cangini, Tommaso Nannicini e Nazario Pagano.

Uno degli effetti che questa svolta potrebbe produrre è quello delle elezioni anticipate. Si ritiene infatti che un eventuale ritorno alle urne all’indomani dell’avvio dell’iter referendario, comportando l’elezione dell’attuale numero dei parlamentari e non del suo numero ridotto di un terzo, potrebbe risultare molto più allettante a chi continua a sostenere l’attuale esecutivo senza particolare “motivazione”.

Un’idea, quella del voto anticipato, che non dispiace affatto al leader della Lega Matteo Salvini, che ha commentato così l’avvio della procedura referendaria: “sono d’accordo sui referendum in generale, ho votato quella riforma. Ho letto poco fa che sono state raggiunte le firme sufficienti di parlamentari per indire quel referendum. Quando i cittadini confermano o smentiscono una riforma approvata dal Parlamento secondo me è sempre la scelta migliore”.

Grande soddisfazione lasciano trapelare anche esponenti del Partito radicale che esultano. “Grazie a noi i Parlamentari hanno trovato il coraggio di firmare per indire il referendum” dicono il segretario del partito Maurizio Turco e il tesoriere Irene Testa “avremmo preferito la via popolare, e per questo abbiamo depositato il quesito referendario all’indomani dell’approvazione della riforma, e che fossero i rappresentati a chiedere di potersi esprimere su una riforma costituzionale così importante, ma raggiungere le 500 mila firme nel silenzio dell’informazione è un’impresa impossibile”.

Fatto sta che l’obiettivo delle 64 firme è stato raggiunto, ed ora si aprono interessanti scenari per quel che riguarda il prossimo futuro dell’esecutivo giallo-rosso. La sfida per le elezioni regionali in Emilia Romagna si avvicina, e se il candidato del centrosinistra dovesse risultare sconfitto, con conseguente destabilizzazione ulteriore della maggioranza, un eventuale ritorno alle urne spaventerebbe molti meno parlamentari.

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