Legge elettorale, l’Italia verso il modello spagnolo e il “mini parlamento”

Non sembra il migliore degli auspici quello di ispirarsi alla legge elettorale di un Paese che negli ultimi quattro anni si è trovato costretto a far tornare i cittadini alle urne per quattro volte. Eppure sembra proprio che il modello spagnolo sia l’unico a mettere tutti d’accordo (o quasi), maggioranza e opposizione.

I partiti italiani infatti dovrebbero riuscire a trovare un accordo per la riforma elettorale proprio ispirandosi alla legge elettorale che si applica in Spagna e non, come si era ipotizzato nei giorni scorsi, alla legge elettorale della Svezia. Quest’ultima è risultata fin troppo complicata e alla fine si è deciso, o almeno così sembrerebbe, di optare per un molto più semplice “proporzionale corretto”.

La Lega di Matteo Salvini, seppur resti favorevole prima di tutto a conservare il Rosatellum ma rendendolo maggioritario, sarebbe infatti disposta ad approvare un sistema proporzionale, così come proposto dalla quasi totalità delle forze che compongono la maggioranza di governo.

Sono per il sistema spagnolo sia il Partito Democratico che il Movimento 5 Stelle e persino Italia Viva approva, ma non Liberi e Uguali. Non piace l’idea nemmeno a Forza Italia e a Fratelli d’Italia. “Io sono per il maggioritario” ha dichiarato infatti Silvio Berlusconi “il proporzionale, invece porterebbe all’impossibilità di formare un esecutivo”.

Con il sistema spagnolo vincerebbe il centrodestra

I sondaggi danno il centrodestra in vantaggio ormai da mesi, e a quanto pare anche se si dovesse optare per una nuova legge elettorale ispirata al modello spagnolo, che non piace a FI e a FdI, sarebbe proprio il centrodestra ad ottenere la maggioranza, sia alla Camera, anche se di poco, che al Senato.

Questo il quadro emerso da una proiezione elaborata da Youtrend, secondo la quale con il sistema spagnolo, che è un proporzionale, sia alla Camera che al Senato il centrodestra avrebbe la maggioranza, anche con il “mini parlamento” risultante dal taglio dei parlamentari previsto dalla riforma costituzionale. Sul taglio dei parlamentari però non vi sono ancora certezze, dal momento che l’iter per il referendum è già stato avviato.

Come funziona il sistema spagnolo?

Ma come funziona alla fine il sistema spagnolo, e perché qualcuno ritiene che renderebbe il Paese ingovernabile? Sicuramente l’esempio spagnolo non contribuisce a mettere in buona luce questa legge elettorale, ma vediamo cosa prevede esattamente.

I seggi del parlamento spagnolo non sono distribuiti su base nazionale ma su base provinciale, vale a dire su 50 province più le città autonome di Ceuta e Melilla. Con questo sistema, anche grazie ad una lista di candidati piuttosto corta, si riesce a ridurre la frammentazione, si limita l’ingresso al Congresso dei partiti più piccoli, e si concede una buona rappresentanza ai partiti reginali.

C’è una soglia di sbarramento al 3 per cento, ma anche un ulteriore ostacolo per i partiti molto piccoli, rappresentato dalla scarsità di seggi a disposizione.

Il mini parlamento con la nuova legge elettorale

Ma veniamo ora all’Italia, e a come si applicherebbe questo sistema nel nostro Paese. Torniamo quindi a dare un’occhiata alle proiezioni di YouTrend. Su IlFattoQuotidiano leggiamo che “per adeguare lo Spagnolo, YouTrend ha applicato il sistema ai collegi plurinominali del Rosatellum con gli accorgimenti legati al collegio uninominale della Val d’Aosta e ai 12 eletti all’estero”.

Per le sue proiezioni YouTrend ha lavorato sui sondaggi politici delle ultime settimane, facendo una media delle percentuali assegnate ai vari partiti, ed è risultato che alla Camera il primo partito sarebbe la Lega, che nel mini parlamento avrebbe diritto a 132 deputati su 400. Il Partito Democratico sarebbe il secondo partito, con 84 seggi, seguito dal Movimento 5 Stelle cui sarebbero assegnati 75 seggi.

Fratelli d’Italia otterrebbe 58 seggi, mentre a Forza Italia e Italia Viva ne spetterebbero solo 12. Il Centrodestra quindi avrebbe in tutto 202 parlamentari alla Camera, vale a dira la maggioranza, anche se decisamente risicata.

Quanto al Senato, lo scenario descritto da YouTrend mostra una maggioranza sicuramente più solida. Applicando la nuova legge elettorale basata sul modello spagnolo, e il taglio dei parlamentari che riduce i seggi a Palazzo Madama a 200, alla Lega spetterebbero 70 senatori, più i 28 di Fratelli d’Italia e i 15 di Forza Italia per un totale di 113.

Al Senato al centrosinistra spetterebbero i 38 senatori del Partito Democratico, più i 3 senatori di Italia Viva e 1 di Europa Verde. Al Movimento 5 Stelle invece ne spetterebbero 38, esattamente come al Pd.

Uno scenario invece diverso quello che viene prospettato da un’altra proiezione di YouTrend, quella relativa alla composizione del Parlamento nel caso in cui gli schieramenti non si presentassero come singoli partiti bensì come coalizioni. In questo caso infatti, ipotizzando le stesse tre coalizioni che si sono presentate alle elezioni politiche del 2018, il centrodestra non riuscirebbe a raggiungere la maggioranza alla Camera.

Il totale dei seggi che toccherebbero al centrodestra sarebbe 199, giusto due in meno di quelli necessari per avere la maggioranza nella nuova Camera dei Deputati composta da 400 seggi. Il centrosinistra otterrebbe invece 115 seggi, mentre il Movimento 5 Stelle si fermerebbe a 75.

Situazione pressoché identica al Senato, dove il centrodestra si fermerebbe ancora poco al di sotto della soglia necessaria per avere la maggioranza dei seggi, con 98 senatori. Al centrosinistra ne spetterebbero 58 e al Movimento 5 Stelle solo 37. Questo scenario sì, mostra un Parlamento ingovernabile.

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