Luigi Di Maio cambia le regole delle restituzioni del Movimento 5 Stelle

Il tema delle restituzioni, caro al Movimento 5 Stelle, continua ad essere al centro di acceso interesse mediatico. Per quel che riguarda la restituzione degli stipendi cui sono tenuti i parlamentari 5 Stelle, ci sono delle novità che è lo stesso leader politico Luigi Di Maio ad introdurre.

Ad oggi il regolamento del Movimento 5 Stelle stabilisce che i suoi parlamentari sono tenuti a indirizzare parte delle somme derivanti dalle restituzioni dei loro stipendi, alla piattaforma Rousseau, per un totale di circa 300 euro a settimana. Ma a partire dal mese di gennaio qualcosa in tal senso sta cambiando.

Dal 10 gennaio infatti i residui dei fondi versati dal Comitato per le rendicontazioni e rimborsi del M5s non saranno più destinati alla piattaforma Rousseau, ma andranno ad aggiungersi ai fondi per le Pmi (Piccole e Medie Imprese). Inoltre, con questa modifica si allarga l’obbligo anche agli europarlamentari, e si introduce “la facoltà di utilizzo per i portavoce regionali”.

Una modifica dello statuto del MoVimento che è già stata registrata il 10 gennaio scorso, e che riporta l’attenzione mediatica sul tema delle restituzioni. Anche perché con la stessa modifica entrano a far parte del comitato per le rendicontazioni del M5s i capigruppo di Camera e Senato, Davide Crippa e Gianluca Perilli, occupando le posizioni che erano di Francesco D’Uva e Stefano Patuanelli.

A sancire le modifiche dello statuto dei 5 Stelle l’atto sottoscritto in presenza del notaio Luca Amato, nel quale leggiamo: “tutte le somme ricevute dal comitato dovranno essere versate al fondo appositamente costituito per il microcredito o agli enti e soggetti individuati dagli iscritti al M5s previa consultazione online”.

Ed è lo stesso statuto a stabilire la durata del comitato, che resta in carica fino al “novantesimo giorno successivo al termine della XVIII legislatura, coincidente con lo scioglimento delle Camere e comunque sino all’integrale utilizzo dei fondi impegnati”.

All’atto pratico quindi, questa modifica dello statuto voluta da Di Maio, taglia i legami, almeno quelli di natura meramente economica, tra il M5s e la piattaforma Rousseau, assecondando in realtà i malumori sempre più insistenti tra le fila del MoVimento stesso.

Sul blog delle Stelle si legge poi in un comunicato: “facciamo chiarezza. Il Movimento 5 Stelle è l’unica forza politica che, grazie al taglio volontario degli stipendi dei suoi portavoce, restituisce denaro ai cittadini per finanziare le pmi e progetti utili alla collettività. Ad oggi, infatti, sono stati restituiti complessivamente 106 milioni di euro“.

Una precisazione doverosa, come doveroso è riconoscere un’iniziativa dal valore non solo simbolico, ma di concreta utilità pratica. Ma la gestione del processo di restituzione che i parlamentari 5 Stelle seguono è sempre oggetto di critiche che provengono da più parti, così ai vertici del M5s tocca ancora una volta ribadire che dietro non c’è alcun fantomatico imbroglio.

Sul blog leggiamo infatti “non esiste nessun conto segreto e il denaro proveniente dal taglio degli stipendi degli eletti del Movimento 5 Stelle è gestito dal comitato per le rendicontazioni-rimborsi del Movimento 5 Stelle, dotato di uno statuto, in totale trasparenza, come si evince dal sito tirendiconto.it dove è pubblicato lo statuto e l’estratto conto”.

E ancora: “sono gli iscritti, tramite votazione sulla piattaforma Rousseau, che decidono dove destinare ogni singolo euro delle rendicontazioni. Non esiste nessun conto personale del capo politico e dei capigruppo di Camera e Senato. Chi dice il contrario è in malafede e mente sapendo di mentire”.

“È tutto pubblico e viene gestito in modo completamente trasparente” precisano ancora dal blog i 5 Stelle, che poi spiegano: “con cadenza mensile, infatti, viene pubblicato l’elenco dei contributi aggiornato sul sito movimento5stelle.it, dove è reperibile anche lo statuto del comitato”.

Sul blog viene dettagliato l’intero processo della rendicontazione, infatti leggiamo che “contestualmente vengono inviati gli elenchi con i contributi ricevuti e la relativa documentazione contabile (estratti conto) alla presidenza della Camera dei Deputati e alla Commissione di garanzia degli statuti per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici che effettuano i controlli previsti e pubblicano un elenco aggiornato dei contributi sul sito della Camera dei Deputati”.

E per i più diffidenti esiste anche la possibilità di verificare personalmente quanto sopra esposto. “È possibile trovare su tirendiconto.it, tutti i dettagli aggiornati in tempo reale degli importi restituiti dai portavoce, i progetti finanziati e l’importo disponibile per destinazioni future”.

Difficile quindi negare che l’intero processo di restituzione avviene nella più totale trasparenza. “La verità è che noi siamo gli unici che restituiscono i soldi ai cittadini, tramite il taglio degli stipendi degli eletti e lo facciamo in totale trasparenza” scrivono i 5 Stelle sul blog “tutto il resto sono fake news. Chi ha deciso di non mantenere gli impegni presi con i cittadini e non vuole più tagliarsi lo stipendio lo dica chiaramente e non inventi falsità”.

Una precisazione, quella in chiusura al comunicato, che si riferisce a quei parlamentari che una volta eletti hanno pensato bene di tenersi il loro ricco stipendio così come viene erogato, e che sono per questa ragione finiti nel mirino di Luigi Di Maio.

Intanto i senatori che si sono fatti promotori del ‘Manifesto per il cambiamento del M5s’, presentato nella giornata di ieri a Palazzo Madama, chiedono l’elezione di un “organismo collegiale” e la “netta separazione tra le cariche interne al Movimento e quelle di Governo” nonché il passaggio del controllo della piattaforma Rousseau da Casaleggio ad un organo interno al Movimento stesso.

“L’importante è che se ne inizi a parlare in maniera ordinata e organizzata” ha spiegato il senatore Mattia Crucioli, uno dei promotori del manifesto che verrà portato agli Stati generali del Movimento 5 Stelle. Un appuntamento che lo stesso Luigi Di Maio, pronto a lasciare la leadership, ha voluto, e che potrebbe portare al completamento di quella metamorfosi che sta interessando ormai da mesi la creatura di Beppe Grillo. La data da fissare dovrebbe essere quella del 13-15 marzo.

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