Autostrade per l’Italia: titolo Atlantia recupera mentre il Governo è indeciso sulla revoca della concessione

Era stata una mattinata altalenante quella del 25 maggio per il titolo Atlantia, la controllante di Autostrade per l’Italia, che aveva aperto con un -5% ed era stato immediatamente sospeso dalle contrattazioni. Quando gli scambi sono ripresi il titolo ha recuperato terreno, avvicinandosi a quota 14 euro, e rimettendosi quindi in pari.

Nella giornata di ieri intanto il titolo ha chiuso la seduta in rialzo, con un +2,9% portandosi a 14,55 euro, un segnale che potrebbe indicare che i mercati credono in un accordo che chiuda definitivamente la questione di una possibile revoca della concessione alla società di casa Benetton.

Nella serata del 22 maggio, a mercato chiuso, il Cda della compagnia aveva annunciato la volontà di sospendere il piano di investimenti concordato con il Governo. Il risultato della dichiarazione si è poi ripercosso sulla quotazione del titolo.

Atlantia ha fatto sapere di aver preso atto che “ad oggi non è ancora pervenuta alcuna risposta alla proposta formale inviata da ASPI al ministero delle Infrastrutture e Trasporti lo scorso 5 marzo” attraverso la quale si contava di trovare una via d’uscita per la trattativa sulla revoca delle concessioni autostradali, un contenzioso che dura ormai da due anni.

E vista la situazione, dal cda di Atlantia annunciano di aver dato “mandato ai propri legali di valutare tutte le iniziative necessarie per la tutela della società e del Gruppo” parlando di “gravi danni” subiti dalla compagnia. Inoltre si indicava alla controllata, Autostrade per l’Italia, di rinviare “la realizzazione di altri investimenti una volta rinvenute le necessarie dotazioni finanziarie”.

La decisione di Atlantia sarebbe stata la risposta alla dichiarazione di un esponente del Governo rilasciata mercoledì 20 maggio, in base alla quale ad Autostrade per l’Italia sarebbe dovuto essere precluso l’accesso alla garanzia pubblica su crediti.

Infatti Aspi aveva fatto domanda per accedere al fondo di garanzia Sace previsto dal decreto Liquidità su un prestito da 1,25 miliardi di euro, ma il ministero del Tesoro aveva chiesto l’accettazione del nuovo regime tariffario previsto dall’Art, condizione che ad Atlantia non era piaciuta.

Il Governo però non ha ancora preso una decisione in merito a come gestire il contenzioso con Atlantia. Si continuano a delineare due correnti diverse, quella del Movimento 5 Stelle, con Stefano Buffani e Giancarlo Cancellieri che chiedono la revoca delle concessioni, e quella del Partito Democratico, che invece sembrerebbe più incline al raggiungimento di un compromesso, con la riduzione sotto la soglia del 50% di Atlantia dal capitale di Aspi, oppure l’uscita totale dei Benetton.

Ed è proprio sul mettere alla porta la famiglia Benetton che sembrerebbe essere al lavoro il premier Giuseppe Conte, che vorrebbe evitare un contenzioso multimiliardario con Atlantia. Da alcune indiscrezioni risulta che il presidente del Consiglio starebbe valutando l’acquisto da parte di Cassa depositi e prestiti, a fianco di un socio privato tra cui fondi F2i, Maquarie e KKR, della quota di maggioranza di Aspi.

Ma il tempo stringe, perché entro il 30 giugno Aspi ha la possibilità di procedere con la risoluzione del contratto in modo unilaterale che comporterebbe l’esborso di un indennizzo che supererebbe i 20 miliardi di euro.

Uno scenario quest’ultimo che, secondo gli esperti di Equita “aumenta l’incertezza e rende più difficile trovare una negoziazione, che continuiamo a ritenere lo scenario più probabile. Uno scontro legale e l’avvio della procedura di revoca sarebbe uno scenario molto negativo”. In base alla valutazione di Equita, il titolo di Atlantia è ‘hold’ con un target price a 16,4 euro.

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