Brexit: forse c’è ancora tempo per trovare un accordo, ma Londra schiera già la Royal Navy

Non resta molto tempo per trovare un accordo visto che il periodo di transizione scade il 31 dicembre 2020, cioè tra appena due settimane. Sono gli ultimi giorni utili per raggiungere un’intesa, ma la strada risulta ancora quanto mai in salita, nonostante la recente conversazione telefonica tra il premier britannico e la presidente della Commissione Europea.

Sono ancora ferme le trattativa su temi fondamentali come quello della pesca e le regole sulla concorrenza, e proprio nella giornata di ieri Boris Johnson ed Ursula von der Leyen hanno avuto una accesa conversazione telefonica che sembra aver prodotto finalmente qualche risultato.

Eppure resta ancora tutto da vedere, ed anche se il comunicato diffuso successivamente parlava di una conversazione “utile” e “costruttiva”, essere ottimisti circa le possibilità di giungere ad un accordo condiviso dalle due parti continuano ad essere risicate.

In una dichiarazione congiunta i leader delle due parti hanno dichiarato: “pensiamo sia responsabile fare un miglio in più”, spiegando poi di aver già dato mandato ai rispettivi negoziatori “di andare avanti e vedere se si possa raggiungere un’intesa”.

Nella mattinata di oggi inoltre il capo negoziatore per l’Unione Europea, Michel Barnier, si è riunito con i 27 ambasciatori per fare il punto della situazione. Occasione che Barnier ha tentato di cogliere per infondere un non troppo giustificato ottimismo, facendo passare il messaggio che un accordo commerciale tra Londra e Bruxelles è ancora possibile.

Ed è sempre il capo negoziatore dell’Ue a chiarire che “due condizioni non sono ancora soddisfatte. Una concorrenza libera e leale e un accordo che garantisca l’accesso reciproco ai mercati e alle acque. Ed è su questi punti che non abbiamo trovato il giusto equilibrio con gli Inglesi” ha aggiunto Barnier “quindi stiamo ancora lavorando”.

Che l’accordo non sia esattamente a portata di mano lo aveva detto abbastanza chiaramente Boris Johnson in una sua recente dichiarazione. Il premier britannico infatti aveva precisato che le due parti sono ancora “molto lontane” su nodi di importanza cruciale, sottolineando quanto siano elevate le probabilità di una Brexit no deal.

Intanto il ministro degli Affari esteri del Regno Unito, Alok Sharma, ha dichiarato che sui negoziati commerciali sussiste un problema di grosse distanze tra le due parti, e che tuttavia il primo ministro intende insistere.

“Continueremo a discutere, siamo ovviamente distanti su alcune questioni, ma come ha detto il primo ministro, non vogliamo lasciare questi colloqui” ha spiegato Sharma parlando con Sky. Il ministro britannico ha anche aggiunto: “la gente aspetta, le aziende aspettano e noi facciamo uno sforzo in più nel Regno Unito ed è quello che stiamo facendo”.

Lo stesso ministro ha poi ribadito un concetto già espresso più volte da Londra. “Qualsiasi accordo che otteniamo con l’UE deve rispettare il fatto che siamo un Paese sovrano” ha spiegato il ministro “un Paese indipendente e questa è la base su cui faremo un accordo se ci sarà un accordo da fare”.

Londra schiera la Royal Navy

C’è ancora tempo per trovare un accordo ma restano molto alte le probabilità che a questo accordo in realtà non si approdi mai. Da Londra lo sanno bene come lo sanno a Bruxelles, ed il governo ha deciso di mobilitare quattro navi della Royal Navy inviandole a proteggere le acque territoriali a partire dal 1° gennaio.

Se le trattative dovessero concludersi effettivamente con un no deal, Londra dovrà essere pronta. “Il no deal è a un passo, prepariamoci” aveva infatti avvertito il primo ministro nei giorni scorsi.

Secondo alcuni osservatori Boris Johnson avrebbe in serbo qualche ‘sorpresa’, e in ogni caso la decisione di mobilitare la flotta britannica sarebbe da interpretare come la mossa di Londra in risposta ai piani di emergenza messi a punto dalla Commissione Europea che avrebbero la funzione di “mitigare alcune delle interruzioni più significative” che potrebbero verificarsi a partire dal 1° gennaio 2021 in caso di no deal.

I piani di Bruxelles dovrebbero riguardare i collegamenti aerei e stradali, la sicurezza dei voli e la pesca, con proposte per stabilire delle regole e quadri giuridici.

Il primo piano prevede la continuazione delle rotte aeree, il trasporto su strada di persone e merci tra Regno Unito e Ue. Un secondo piano si incentra invece sulla continuazione dei certificati di sicurezza che riguardano ancora il trasporto aereo.

Vi è poi un terzo piano che invece riguarda lo spinoso tema della pesca, e che prevede la possibilità per le parti di reciproco accesso alla pesca nelle proprie acque fino al 31 dicembre così come avvenuto fino ad oggi.

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