Crisi di governo: in Cdm approvato il Recovery Plan senza il Mes e senza i voti di Italia Viva

Il Recovery Plan alla fine è stato approvato dal Consiglio dei ministri, ma senza i voti di Italia Viva che ha deciso per l’astensione dal momento che nel piano non è stato inserito alcun riferimento al Mes come invece chiedevano i renziani.

Il Mes resta fuori e Matteo Renzi non la manda giù, sicché la scelta di astenersi in Cdm diventa inevitabile sulla base delle ultime dichiarazioni del leader di Iv. “Chiederemo il Mes: se diranno sì al Mes, votiamo a favore, se diranno no, ci asteniamo” aveva anticipato l’ex premier poco prima in diretta Tv, e così è stato.

La richiesta del leader della Leopolda è stata completamente ignorata, e circa mezz’ora dopo l’annuncio di Renzi in televisione le ministre di Iv, Teresa Bellanova ed Elena Bonetti annunciano all’esecutivo la decisione di astenersi. Qualche minuto prima dell’una di notte poi il Consiglio dei ministri dà il via libera al Recovery Plan che viene approvato quasi all’unanimità, mancando solo i voti delle due renziane appunto.

L’esecutivo sul Mes in Cdm: “non c’entra con il Recovery Plan”

Le pretese di Renzi che voleva inserire il Mes nel Recovery Plan sono state alla fine liquidate come i capricci di un ragazzino. Quello che appariva evidente all’intero esecutivo ma non agli esponenti di Italia Viva è stato spiegato in modo chiaro e conciso: “il Mes non è compreso nel Next Generation EU e quindi non è questa la sede per affrontare una discussione sul punto” ha spiegato il premier Conte.

La riunione del Cdm è durata quasi tre ore, e ha portato sostanzialmente a due risultati: la spaccatura ormai netta ed apparentemente irreversibile tra Italia Viva e il resto della maggioranza, e l’approvazione in Cdm del Recovery Plan, naturalmente senza nessun riferimento al Mes.

La ministra delle Pari Opportunità aveva inizialmente riconosciuto che il piano era effettivamente stato migliorato, poi però è entrato in ballo il Mes e lì si sono palesate posizioni inconciliabili. È stata la ministra Teresa Bellanova a sancire: “se è così, allora noi il piano non lo votiamo” e così infatti è stato alla fine.

Su Libero Quotidiano leggiamo anche che è stata sempre la Bellanova a rivolgersi a Gualtieri per dirgli: “tu non sei il padrone del Recovery!”. Una bagarre in piena regola, con il ministro Speranza che interviene sulla questione della strumentalizzazione dei decessi, su cui il premier tornerà poi. “Dovete smetterla di strumentalizzare l’emergenza Covid” ha detto il ministro.

Il premier ha preso quindi la parola per replicare alle richieste di Italia Viva, ed in particolare, dal momento che i renziani motivano da sempre la necessità di ricorrere al fondo Salva Stati con i decessi per il Covid, ha “invitato a non speculare sui decessi in Italia per invocare l’attivazione del Mes”.

Giuseppe Conte ha parlato di “un accostamento che offende la ragione e l’etica” aggiungendo poi: “se fosse un problema di finanziamenti, come mai allora la Germania pur investendo il doppio di noi sulla sanità si ritrova adesso con il doppio dei morti giornalieri?”.

Non è esattamente quella che si direbbe una solida argomentazione – sarebbe bello poter semplificare tutto in questo modo – ma Italia Viva se la deve far bastare, come evidentemente se la fanno bastare gli altri esponenti della maggioranza.

All’impeccabile spiegazione del premier si associano subito gli altri ministri, Roberto Gualtieri, Roberto Speranza, Francesco Boccia ed Enzo Amendola, che hanno poi definito “pretestuosa” la decisione di astenersi delle ministre renziane.

Italia Viva ritira le sue ministre? La decisione verrà comunicata nel pomeriggio

Si dovrà attendere la conferenza stampa di questo pomeriggio, per conoscere la decisine finale di Italia Viva. Quello che ci si aspetta, vista la piega che gli eventi hanno preso, è che sia le ministre Elena Bonetti e Teresa Bellanova, che il sottosegretario Ivan Scalfarotto rassegnino le dimissioni, ma ancora non possiamo dirlo con certezza.

La decisione sarà presa nella mattinata di oggi infatti, e la comunicazione verrà ufficializzata nella conferenza stampa delle 17.30. Lo ha fatto sapere lo stesso Renzi nel pomeriggio di ieri, ancor prima dell’approvazione in Cdm del Recovery Plan. “Stasera vediamo e domani parliamo” aveva detto il leader di Iv, annunciando appunto la conferenza stampa di oggi.

“Noi stasera siamo in Consiglio dei Ministri” aveva spiegato Matteo Renzi alle telecamere di CartaBianca “domani mattina decideremo e domani pomeriggio lo diremo in conferenza stampa”. L’ex premier ha anche cercato di mostrarsi più responsabile possibile, dicendosi pronto a votare a favore dello scostamento di bilancio e delle comunicazioni del ministro della Salute, tuttavia la realtà dei fatti è che non è disposto ad appoggiare l’esecutivo, e questo rischia per ovvie ragioni di vanificare suddetti sforzi in ambito comunicativo.

Conte agli alleati di governo “o dentro o fuori”

Ora che Italia Viva ha deciso di astenersi in Cdm sul voto per l’approvazione del Recovery Plan la crisi minacciata da settimane diventa quanto mai concreta. Il presidente del Consiglio nel frattempo cerca di serrare i ranghi e far in modo che si prendano posizioni nette: “o dentro o fuori” esorta gli alleati riferendosi naturalmente a Italia Viva in particolare.

“Se il leader di Iv si assumerà la responsabilità di una crisi di governo in piena pandemia, per il presidente Conte sarà impossibile rifare un nuovo esecutivo con il sostegno di Italia Viva” aveva chiarito il premier Conte.

Italia Viva però non ha esitato ad astenersi in Cdm sul voto per il Recovery Plan, dettando condizioni che i renziani sapevano bene non sarebbero state accettate. Sulla questione del Mes è stato lo stesso Gualtieri a tentare di fornire qualche spiegazione alle ministre Bellanova e Bonetti: “lo strumento del fondo Salva Stati non ha nulla a che vedere con il programma Next Generation Eu“.

Inoltre, ha spiegato il ministro dell’Economia “anche se si decidesse di attivare il Mes, non nell’ambito del Recovery ovviamente, non avremmo a disposizione risorse per investimenti aggiuntivi rispetto a quelli già programmati perché altrimenti avremmo un deficit che aumenterebbe in modo corrispondente”.

Per Bersani dopo questo governo si va al Conte ter o si torna a votare

Se Italia Viva ha decisamente preso le distanze dall’esecutivo e Renzi si è mostrato pronto ad affondare Conte, le altre forze che compongono la maggioranza si sono espresse tutte a favore del premier.

A sostegno di Giuseppe Conte si è espresso infatti Vito Crimi, reggente del Movimento 5 Stelle, che ha attaccato il leader di Italia Viva. “Se Renzi si rende colpevole del ritiro dei suoi ministri, con lui e Italia Viva non potrà esserci un altro governo”. E restando tra i 5 Stelle anche Alessandro Di Battista ha condannato le scelte del senatore di Rignano sull’Arno affermando che “nessun esponente del Movimento dovrebbe mai più sedersi a un tavolo” con Iv.

Parole, quelle del Dibba, che ricordano vagamente altre sue altisonanti dichiarazioni volte ad assicurare che mai e poi mai i 5 Stelle avrebbero stretto alleanze con determinate forze politiche, cosa che invece è poi puntualmente avvenuta. “Il giorno che il Movimento 5 Stelle si alleerà con il Pd sarà il giorno in cui lascerà il Movimento 5 Stelle” disse Di Battista, e su questo se non altro mostra una certa affinità con Renzi, per dirne uno.

Disapprovazione per le scelte di Renzi arriva anche da Pd e LeU, con Nicola Zingaretti che ha detto che “è un grave errore politico” provocare una crisi che “il 99% degli Italiani non capisce”. Pierluigi Bersani aggiunge qualcosa invece sulle prospettive che una crisi aprirebbe, affermando che “dopo Conte ci può essere solo Conte o si va a votare”. “Io sono per andare avanti” aggiunge Bersani “perché trovo demenziale immaginare 3-4 mesi di stallo per avvicinarsi alle elezioni”.

Per formare una nuova maggioranza che sostenga l’attuale presidente del Consiglio nella formazione del Conte ter però servono i numeri, numeri che senza Italia Viva i partiti che compongono l’attuale esecutivo non hanno.

Ed ecco che entrano in gioco i cosiddetti responsabili, altrimenti apparentemente resterebbe aperta la sola strada del ritorno alle urne, stando a quel che dicono Pd e 5 Stelle. Secondo Renzi il premier Conte ha già fatto i suoi conti e sa di poter contare sull’appoggio di alcuni esponenti dell’opposizione e del gruppo misto.

Dei cosiddetti responsabili ha parlato anche Goffredo Bettini (Pd) che ha riferito: “ci sono delle forze che vogliono contribuire nel segno di un rapporto con l’Europa e penso che al momento opportuno queste forze possano palesarsi”.

Ma da quali partiti arriverebbero questi responsabili? “Io non voglio entrare in casa d’altri e permettermi di dire cosa deve fare Forza Italia e Berlusconi” spiega Bettini “dico solo che sono emerse posizioni, dentro una parte di Forza Italia, di grande responsabilità”.

I nomi dei responsabili al Senato

Il problema dei numeri non si pone tanto alla Camera dei Deputati quanto a Palazzo Madama, quindi se Renzi deciderà di ritirare la sua delegazione, allora sarà al Senato che si dovrà andare a cercare i cosiddetti responsabili.

I senatori di Italia Viva sono 18, tolti i quali il Governo può contare in tutto su 140 senatori, 92 del M5s, 35 del Pd, 8 delle Autonomie, e 5 di Liberi e Uguali. La ricerca dei numeri mancanti inizierà inevitabilmente dal Gruppo Misto, che conta 24 senatori, e qui a favore del nuovo esecutivo guidato da Conte potrebbero esserci già 14 voti.

Nel Gruppo Misto Conte potrebbe trovare l’appoggio di Buccarella, De Bonis, Di Marzio, Drago, Fattori e Pacifico che provengono dal M5s, più Cerno (ex Pd). Poi ci sarebbero Cario, Fantetti e Merlo del Maie (Italiani all’estero), più Monti, Ruotolo, Lonardo e la senatrice a vita Segre.

Però per arrivare a quota 161 questi 14 non bastano. Ci sono alcuni incerti, come gli ex 5 Stelle Giarrusso e De Falco, ma ancora non ci siamo ed ecco che ci sarà bisogno di trovare altri responsabili in Forza Italia e persino tra le fila di Italia Viva.

Abbiamo già un Clemente Mastella che si è detto disponibile a sostenere una iniziativa politica per “strutturare quelli che, responsabilmente appunto, vogliono dare una mano”, e Goffredo Bettini ha provato a fare il punto: “non so cosa deciderà il presidente della Repubblica e anche il premier Conte una volta che i ministri di Italia Viva leveranno al governo l’appoggio. Ma se si va in Parlamento e poi alla fine la coscienza dei singoli parlamentari dovrà essere interrogata da ognuno di essi, vediamo se emergono delle forze che vogliono esercitare una responsabilità invece che un’azione distruttiva”.

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