Dall’Afghanistan oltre 1 milione di profughi, dove andranno? Salvini: “smistati in Europa”

La presa del potere da parte delle milizie talebane ha provocato un esodo di massa dal Paese, con centinaia di migliaia di persone che sono già fuggite dall’Afghanistan e molte altre che lo faranno nei prossimi giorni e nelle prossime settimane.

Il tema ancora una volta centrale è quello dell’immigrazione e dell’accoglienza. Gli Usa dopo 20 anni di occupazione hanno lasciato il Paese nuovamente nelle mani dei talebani, ed ora ci si aspetta un esodo di massa che coinvolgerà oltre 1 milione di persone, probabilmente anche due stando ad una ricostruzione de Il Giorno.

Fuga di massa dall’Afghanistan e il ruolo dell’Ue

Sono già oltre 100 mila i profughi che hanno raggiunto la Turchia, mentre altri forse anche più numerosi si sono diretti al confine con l’Iran e con il Pakistan ma nelle prossime settimane si potrebbe assistere al picco di cittadini in fuga dal regime talebano con uno o due milioni di profughi secondo l’ipotesi de Il Giorno. 

Ad accogliere i cittadini scappati dall’Afghanistan sarà anche l’Europa e l’Italia non si sottrarrà al suo ruolo come lo stesso presidente del Consiglio ha tenuto a sottolineare. È “l’impegno dell’Italia proteggere chi ha collaborato con la nostra missione” ha infatti scritto in una nota Mario Draghi, trovandosi così sulla stessa linea di Angela Merkel ed Emmanuel Macron.

La cancelliera tedesca ha subito lanciato l’allarme “molti cercheranno di lasciare l’Afghanistan: dobbiamo fare di tutto per aiutare i Paesi confinanti a sostenere i rifugiati” ha detto Angela Merkel parlando di uno “sviluppo drammatico non solo per gli Afghani, anche per gli occidentali: abbiamo sbagliato tutti”.

Doverosa tuttavia una precisazione circa quanto affermato dalla cancelliera, e cioè che a sbagliare in realtà non sono stati “tutti”, non i cittadini europei e nemmeno afghani, sui quali poi ricadrà il peso dei suddetti errori, bensì coloro che hanno deciso di invadere un Paese e di appoggiare gli invasori, salvo poi abbandonarlo al suo destino.

In Europa si teme che potrebbe ripetersi nei prossimi mesi quello che accadde tra il 2015 e il 2016, quando ai confini orientali dell’Ue arrivarono oltre un milione di persone che chiedevano asilo. Ed è proprio in quest’ottica che da Bruxelles viene fatto un appello agli altri Paesi membri affinché sostengano gli Stati confinanti con l’Afghanistan per limitare l’esodo verso l’Europa.

Il ruolo dell’Italia nell’accoglienza dei migranti afghani

Mentre Boris Johnson chiede un vertice dei leader dei G7 sull’Afghanistan, in Italia si è già aperto un dibattito politico circa il ruolo che l’Italia dovrà ricoprire nell’ambito dell’accoglienza delle centinaia di migliaia di profughi che raggiungeranno i confini europei.

I ministri degli Esteri dell’Ue hanno messo sul tavolo la proposta di “corridoi umanitari” in grado di consentire a donne, bambini e anziani di abbandonare il Paese. Da parte del premier Mario Draghi la rassicurazione che “l’Italia è al lavoro con i partner europei per una soluzione della crisi, che tuteli i diritti umani, e in particolare quelli delle donne”.

Tra i timori che serpeggiano però non manca quello circa eventuali minacce terroristiche, e in Italia alcune forze politiche tengono a sottolineare che l’accoglienza è un onere che deve ricadere sulle spalle di tutti, non solo del nostro Paese.

Se dal Partito Democratico sono già arrivati i prevedibili appelli alla solidarietà senza se e senza ma, come se l’Italia fosse in grado di accogliere tranquillamente tutti i profughi che dovessero bussare alla nostra porta, Matteo Salvini prova a frenare l’irrazionale buonismo che anima da lungo tempo ormai le forze progressiste.

Mentre Enrico Letta chiama tutti a raccolta invitando ad “aiutare chi resta e accogliere chi fugge”, il leader leghista, dopo aver avuto un colloquio con l’ambasciatore dell’Afghanistan in Italia ha messo in chiaro un paio di punti.

Salvini ha infatti precisato che l’Italia non può diventare l’unico centro di accoglienza di tutta Europa, ma è giusto invece che tutti i Paesi facciano “la loro parte”. Che serva una risposta comune da tutta l’Ue appare chiaro persino a Luigi Di Maio, che invita ad una “riflessione approfondita sugli errori commessi e sulle lezioni da apprendere”.

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