Dove si potrà entrare senza Green Pass a partire dal 1° febbraio. Draghi pronto a firmare nuovo Dpcm

È attesa nei prossimi giorni la firma del presidente del Consiglio Mario Draghi al Dpcm con il quale vengono definiti con esattezza i confini di applicazione dell’ultimo decreto, quello che sancisce l’obbligo di esibire il Green Pass (base) anche per entrare nei negozi o nei centri commerciali, nonché negli uffici pubblici, nelle banche e negli uffici postali.

L’obbligo di esibire il green pass sarà quindi esteso a partire dal 1° febbraio ad un sempre maggior numero di contesti, ed è con un nuovo Dpcm che il premier Draghi indicherà con esattezza per quali attività servirà il lasciapassare e per quali invece l’accesso resta libero a tutti.

L’attesa non dovrebbe protrarsi a lungo, entro la prossima settimana al massimo infatti la firma di Mario Draghi dovrebbe convalidare la lista delle attività per le quali non ci sarà bisogno del Green Pass. Tra queste, come preannunciato, quelle che vendono beni e servizi essenziali come i negozi di generi alimentari ma non solo.

Per l’accesso a quali attività non servirà il Green Pass

Con l’ultimo decreto Covid il governo guidato da Mario Draghi, con l’appoggio di tutte le forze politiche che siedono in Parlamento ad eccezione di Fratelli d’Italia, ha stabilito che i cittadini dovranno esibire il Green Pass base (quello che si ottiene non solo con la guarigione dal Covid e col vaccino ma anche con un test dall’esito negativo) per accedere a tutta una serie di attività.

Tra i luoghi per accedere ai quali servirà il Green Pass a partire dal 1° febbraio nel decreto vengono citati “pubblici uffici, servizi postali, bancari e finanziari, attività commerciali”. 

Dalla lista saranno esclusi invece gli esercizi “necessari per assicurare il soddisfacimento di esigenze essenziali e primarie della persona, individuate con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, adottato su proposta del Ministro della Salute, d’intesa con i ministri dell’Economia e delle Finanze, della Giustizia, dello Sviluppo Economico e della Pubblica Amministrazione, entro quindici giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione”.

Facendo un rapido calcolo, visto che il decreto in questione è stato pubblicato in data 7 gennaio, il presidente del Consiglio dovrà firmare il Dpcm entro il 22 gennaio, cioè entro la fine della prossima settimana. Inoltre secondo quanto riportato oggi anche dall’Ansa la lista degli esercizi per i quali non servirà avere il Green Pass sarà definita in queste ore.

Al momento quindi non è possibile stabilire esattamente per quali esercizi sarà necessario essere in possesso della tessera verde. Resta anche da chiarire la questione centri commerciali, all’interno dei quali vi sono naturalmente anche negozi di alimentari per i quali il pass non sarà previsto, e circola a tal proposito l’ipotesi che i controlli non saranno effettuati all’ingresso del centro commerciale bensì negozio per negozio.

Inizialmente doveva essere Super Green Pass

Risulta sempre più difficile memorizzare dove, da quando e fino a quando è necessario esibire quale certificazione, anche perché i provvedimenti che puntano a restringere gradualmente le libertà dei cittadini subordinandole spesso all’accettazione di un determinato trattamento sanitario che, ricordiamo, è tuttora in fase sperimentale, hanno breve durata e subiscono nel corso del dibattito numerose modifiche.

Nel caso dell’obbligo di Green Pass per accedere ai vari esercizi che saranno meglio noti una volta che sarà stato pubblicato il nuovo Dpcm contenente le attività escluse, inizialmente il governo puntava al Super Green Pass.

A partire dal 1° febbraio insomma sarebbe stato necessario essere vaccinati per entrare in un determinato esercizio commerciale, e non sarebbe stato sufficiente esibire un green pass base ottenuto con un test molecolare o antigenico dall’esito negativo.

A determinare questo cambio di direzione sarebbe stata l’opposizione della Lega di Salvini che, ricordiamo, continua a sostenere il governo con una mano e a contestarne le decisioni con l’altra, salvo poi avallare puntualmente ogni decisione. Un risultato, questo, che permette al Carroccio di salvare quanto meno le apparenze.

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