Bocciate le mozioni di M5s e Si-Verdi, sulla guerra in Ucraina la linea non cambia, sì all’invio di armi

Le mozioni riguardanti la guerra in Ucraina sono state approvate quasi tutte, le poche eccezioni sono state quelle presentate dal Movimento 5 Stelle, che chiedeva maggiore impegno diplomatico e maggiore trasparenza per quel che riguarda l’invio di armi a Kiev, e quelle dell’Alleanza Sinistra Italiana-Verdi.

Il documento presentato dalla maggioranza che sostiene il governo di Giorgia Meloni ha ottenuto il via libera a Montecitorio, ma anche i testi presentati dal Partito Democratico e da Azione-Italia Viva sono riusciti a passare.

Grande soddisfazione quindi per il Pd, ma anche per Italia Viva e Azione. “Si conferma la nostra linea che tiene insieme due urgenze: quella di sostenere con ogni mezzo necessario la resistenza del popolo ucraino aggredito; e quella di sviluppare il massimo impegno nazionale e internazionale per giungere all’immediato cessate il fuoco” hanno scritto infatti i dem in una nota pubblicata al termine delle operazioni di voto.

Per il Movimento 5 Stelle si è trattato invece di una sonora sconfitta, e i deputati hanno attaccato i colleghi del Pd affermando che “ormai parlano come il ministro Guido Crosetto e Stefania Craxi”.

Quali sono le mozioni sull’invio di armi in Ucraina approvate dal Parlamento

Non vi sono indicazioni precise riguardo la linea da seguire nelle mozioni che sono state approvate, ma si ribadisce in sostanza la necessità di proseguire sulla strada percorsa fin ora.

Dem e Azione-Italia Viva chiedono all’esecutivo di Giorgia Meloni di continuare a “sostenere le iniziative normative necessarie a prorogare fino al 31 dicembre 2023 l’autorizzazione, previo atto di indirizzo delle Camere, alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari all’Ucraina“.

Doveroso inserire nella mozione anche un riferimento alla strada diplomatica, sulla quale però nella realtà dei fatti non si è mai investito molto nel contesto della crisi ucraina, lasciando degenerare il quadro fino ad indurre la Russia a dare il via all’operazione militare speciale (SMO).

Nella mozione approvata a Montecitorio infatti si chiede di “promuovere e sostenere tutte le iniziative diplomatiche volte a creare le condizioni per un negoziato di pace” e a “promuovere il rilancio delle Nazioni Unite come strumento internazionale per assicurare la coesistenza pacifica”.

Si chiede inoltre all’esecutivo guidato da Giorgia Meloni di assumere “tutte le iniziative necessarie per continuare a sostenere il popolo ucraino e per limitare gli effetti della crisi umanitaria in atto”, nonché “contribuire alla tenuta degli accordi in materia di sicurezza alimentare”.

In conclusione si ritiene necessario che il governo si impegni a “conseguire l’obiettivo di una spesa per la difesa pari al 2 per cento del prodotto interno lordo entro il 2028; a proseguire con i negoziati in ambito europeo volti ad individuare una soluzione comune al caro energia” e “a lavorare per la costruzione di un esercito comune europeo”.

Non cambia nulla pertanto, a seguito dell’approvazione delle mozioni presentate da questa parte dell’opposizione. I testi che sono passati grazie ad un gioco di astensioni a reciproco vantaggio messo in atto da Pd e Terzo Polo prevedono infatti che si continui a garantire il pieno sostengo e piena solidarietà all’Ucraina con “tutte le forme di assistenza necessarie”.

Cosa chiedeva la mozione del M5s che è stata bocciata

Non è passata invece la mozione presentata dal Movimento 5 Stelle, che è stata bocciata con 193 no, 46 sì e 75 astenuti, ma cosa chiedeva esattamente? Il documento, a prima firma di Giuseppe Conte, chiedeva all’esecutivo di Giorgia Meloni di informare il Parlamento sulle intenzioni circa l’invio di armi in Ucraina in modo preventivo.

Al tempo stesso la mozione dei grillini chiedeva di “promuovere sforzi diplomatici” attraverso i quali si ritiene possibile scongiurare una ulteriore escalation militare.

A scandire le richieste del M5s è stato lo stesso leader Conte, che ha dichiarato: “il dl sull’invio di armi all’Ucraina non può essere una routine. Non è più rinviabile un nuovo quadro di intervento. Pretendiamo un passaggio nelle aule parlamentari perché sia garantito ai cittadini il diritto ad una informazione trasparente”.

L’ex presidente del Consiglio chiede che “l’Italia sulla crisi ucraina svolga un vero ruolo da protagonista promuovendo una conferenza di pace. Non possiamo continuare a pensare ad una illusoria disfatta della Russia”.

E d’altra parte diversi osservatori e giornalisti indipendenti da tempo tentano di evidenziare questa realtà, e di far comprendere ad una auspicabilmente larga parte dell’opinione pubblica che continuare a finanziare la guerra in Ucraina, anche attraverso l’invio di armi, non fa che esasperare un conflitto il cui esito non potrà essere in ogni caso la vittoria dell’Ucraina o la resa della Russia.

Il leader del M5s, Giuseppe Conte, ha osservato che “in tanti si sono abituati alla guerra, quasi metabolizzandola. Dal primo colpo sparato il M5s ha condannato con forza l’aggressione russa, chiedendo un piano diplomatico ed anche un sostanzioso aiuto militare al popolo ucraino: non per pulsioni belliciste ma per porre un argine alla iniziale asimmetria delle forze in campo. Un contributo deciso non a cuor leggero, ma necessario per consentire all’Ucraina la legittima difesa. Oggi, dopo nove mesi, questa non può essere più la soluzione. Sul piano delle armi si è parlato e agito troppo, mentre di diplomazia non vediamo traccia”.

Esigiamo un cambio di passo dalla Nato e dalla Ue. E soprattutto dal nostro Paese. Lo hanno chiesto centomila persone che hanno sfilato a Roma per dar voce a una maggioranza silenziosa che subisce le conseguenze del conflitto” ha quindi concluso Giuseppe Conte.

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