Bruxelles prepara l’ottavo pacchetto di sanzioni contro la Russia, ma l’Ungheria convoca un referendum sulle sanzioni

Ora che i referendum che si sono tenuti nelle Regioni di Zaporozhie, Kherson e nel Donbass, cioè nelle Repubbliche indipendenti di Donetsk e Luhansk, hanno dato esito ampiamente favorevole all’ingresso nella Federazione Russa, i Paesi Nato rispondono con nuove sanzioni contro Mosca.

La Russia ha chiarito che una volta che le Regioni in cui si sono svolti i referendum saranno state ufficialmente proclamate parte della Federazione Russa, eventuali azioni ostili da parte delle forze armate ucraine in quelle aree porteranno il conflitto su un altro livello.

L’Ue prepara l’ottavo pacchetto di sanzioni contro la Russia

I referendum che si sono svolti dal 24 al 27 settembre hanno avuto un esito ampiamente favorevole all’ingresso nella Federazione Russa, con circa il 90% di Sì nella Regione di Zaparozhie, e ben oltre il 95% nelle altre Regioni.

Mosca non ha esitato ad avvertire Kiev delle possibili conseguenze di azioni ostili dirette verso quei territori all’indomani dell’ufficializzazione dell’entrata nella Federazione Russa, e sembra che Bruxelles non abbia gradito i toni.

Scatta quindi l’ennesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia, nel quale sarà inserito tra le altre misure, come concordato con gli altri Paesi del G7, il tetto al prezzo del petrolio.

La strada delle sanzioni però non sta funzionando, e nella maggior parte dei Paesi Ue cresce il malcontento, anche perché le misure imposte hanno danneggiato e continuano a danneggiare pesantemente non tanto l’economia russa quanto l’economia dei Paesi europei.

I governi dei vari Paesi però continuano a seguire la strada tracciata nei mesi scorsi, con la sola eccezione dell’Ungheria, il cui primo ministro Viktor Orban ha convocato un referendum proprio sulle sanzioni.

Ursula von der Leyen: “la Russia deve pagare per questa ulteriore escalation”

Fino ad oggi a pagare, per via delle sanzioni imposte contro la Russia, sono stati soprattutto i cittadini europei, ma Ursula von der Leyen sembra essere convinta che le sanzioni produrranno, finalmente, gli effetti sperati, sebbene non si comprenda da dove originino tali convinzioni.

“La Russia deve pagare per questa ulteriore escalation” ha infatto dichiarato la presidente della Commissione Ue, che ha poi tenuto a sottolineare che i 27 Paesi membri “non accetteranno mai” l’esito dei “falsi” referendum nel Donbass.

In realtà a rigor di logica appare improbabile che i referendum siano stati in qualche modo truccati, anche perché entrare a far parte della Federazione Russa, per chi vive in quelle Regioni, rappresenta la migliore opportunità per compiere un importante passo verso la pace, visto che nel giro di qualche giorno attaccare quelle zone significherà attaccare direttamente la Russia.

La decisione di introdurre nuove sanzioni comunque è ben lontana dall’essere in discussione, quale che sia il livello di affidabilità dei referendum. E nelle nuove sanzioni rientreranno anche altri prodotti, soprattutto tecnologici, che dovrebbero ridurre le entrate della Russia di altri 7 miliardi di euro.

Bruxelles avverte che saranno colpiti tutti quelli che aggirano le sanzioni, e che i cittadini dell’Unione europea non potranno far parte dei board di aziende nazionali russe.

Gentiloni: “il limite al prezzo delle esportazioni di petrolio ridurrà le capacità del Cremlino di finanziare la guerra”

Quanto alle misure riguardanti i prodotti energetici, il commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni, ha spiegato che “il limite al prezzo delle esportazioni petrolifere russe concordato in linea di principio a livello del G7 eserciterà una pressione al ribasso sui prezzi globali dell’energia e ridurrà la capacità del Cremlino di finanziare la guerra”.

Una misura che però non è ancora dato sapere da quando sarà operativa, ma soprattutto, stando a quanto riportato da La Repubblica, “l’Europa bandirà dal prossimo 5 dicembre tutto l’oro nero importato dalla Russia via mare, che rappresenta il 90 per cento del totale”. Il che significa che questa misura, tra un paio di mesi, potrà influire solo sul restante 10% delle esportazioni di petrolio russo in Europa.

Una misura insomma destinata ad avere un impatto limitato sull’economia russa, anche perché Mosca commercia non solo ad ovest ma anche ad est, ed è tutt’altro che isolata.

Su La Repubblica si tiene a sottolineare che il “tetto” al prezzo del petrolio riguarderà anche Paesi extra Ue, e questo per via del fatto che terze nazioni “verranno messe in condizione di non acquistare petrolio con un prezzo superiore”, cosa che dovrebbe essere possibile vietando di trasportare o assicurare petrolio russo se il prezzo a cui viene venduto è superiore a un certo limite.

Lo stesso quotidiano ammette però che questo divieto riguarderà solo società europee, e che il trasporto risulterebbe bloccato solo nel Mediterraneo.

Borrell: “la nostra strategia sta funzionando”

Secondo il commissario agli Affari economici dell’Ue, Paolo Gentiloni, “le sanzioni stanno costantemente divorando l’economia russa, che è destinata a ridursi notevolmente sia quest’anno che il prossimo”.

Tutto starebbe andando secondo i piani quindi, e ne è convinto anche l’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri Josep Borrell, che tiene a sottolineare: “la nostra strategia sta funzionando, le nostre sanzioni stanno avendo un effetto persuasivo. Devono essere mantenute nel tempo e bisogna assicurarsi che non vengano aggirate”.

Le sanzioni, quelle misure che dovevano far desistere il Cremlino da portare avanti l’operazione militare speciale in Ucraina, stanno funzionando secondo i vertici di Bruxelles. Nel frattempo non solo il Donbass, ma anche le Regioni di Kherson e Zaporozhie sono divenute parte della Federazione Russa.

Le sanzioni però stanno funzionando, basta insistere e i risultati arriveranno, peccato che nel frattempo sia l’economia dei Paesi europei ad essere in ginocchio, e il malcontento cresce insieme alla paura dei razionamenti dell’energia previsti per l’inverno.

Inoltre l’iniziativa del presidente dell’Ungheria, Viktor Orban, potrebbe rovinare i piani di Bruxelles. Il portavoce del primo ministro, Zoltan Kovacs, ha infatti riferito che sarà indetta una “consultazione nazionale sulle sanzioni energetiche contro la Russia. Solo unendo le forze possiamo porre fine all’aumento dei prezzi dell’energia” ha affermato, riferendosi alla necessità che sia il popolo ungherese a conferire un mandato che legittimi le richieste del governo.

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