Elezioni Midterm Usa, quando si vota e per cosa. Un test sull’operato di Joe Biden e sulla guerra in Ucraina

Le elezioni di Midterm che si tengono negli Usa sono un appuntamento politico molto importante, perché di fatto rappresentano un test di prova del governo in carica, una sorta di verifica del suo operato e di quello che è il grado di fiducia e di soddisfazione dell’elettorato a due anni dall’insediamento alla Casa Bianca.

Questo appuntamento è fissato quest’anno al giorno 8 novembre, quindi tra una manciata di giorni, ed è particolarmente atteso soprattutto per via della delicatissima situazione sul piano internazionale, coi rapporti con la Russia di Vladimir Putin che non sono mai stati così tesi.

Il governo di Joe Biden, nato in un clima di altissima tensione, e giunto alla vittoria contro Donald Trump alle scorse politiche con numerose ombre sulla regolarità delle operazioni di voto, ha poi operato delle scelte molto importanti in politica estera, e ha stanziato enormi risorse per l’Ucraina in una fase in cui gli stessi cittadini americani si trovano in condizioni economiche sempre più difficili.

Quando si svolgeranno le elezioni di midterm Usa e per cosa si vota

Le elezioni di medio-termine, o Midterms Elections, si tengono a due anni dall’insediamento del nuovo presidente degli Stati Uniti, e a due anni dalle nuove elezioni presidenziali. Si collocano quindi nel bel mezzo del mandato e rappresentano la più importante verifica dell’operato dell’amministrazione di Joe Biden in questo caso specifico.

Le elezioni di midterm si svolgeranno martedì 8 novembre 2022 in tutti gli Stati Uniti, e in questa occasione verranno eletti tutti e 435 i membri della Camera, e 34 dei 100 membri del Senato Usa. Nella stessa giornata si vota inoltre per il rinnovo del governo di 36 Stati Usa, e questo non fa che rendere ancora più importante questo evento politico.

Il contesto in cui si svolgono le elezioni di midterm di quest’anno poi è particolarmente complesso, in particolare per la gestione della crisi ucraina, in cui Usa e Nato hanno deciso di chiudere qualsiasi porta al dialogo con la Russia di Putin, di fatto costringendo Mosca a dare il via all’operazione militare speciale (MSO).

Qual è la situazione attuale nei due rami del Parlamento Usa

Per comprendere meglio quale sia il peso delle elezioni di midterm, è fondamentale avere chiarezza sulla situazione attuale per quel che riguarda la composizione dei due rami del Parlamento alla vigilia del voto.

Iniziamo dal Senato Usa, che è composto da 100 membri, e al momento ci sono 50 senatori del Partito Democratico e 50 senatori del Partito Repubblicano. Una situazione quindi di perfetta parità tra i due schieramenti, se non fosse che la Costituzione degli Stati Uniti prevede che, nel caso in cui una votazione si dovesse concludere in pareggio il vicepresidente possa votare, e quindi la maggioranza è in mano ai Democratici.

Per quanto riguarda invece la Camera, i Democratici oggi godono di una maggioranza più ampia.

Le premesse per i Democratici non sono le migliori prima di tutto perché storicamente le elezioni di midterm non sono favorevoli al partito del presidente in carica. È infatti accaduto molto di rado che il partito del presidente in carica abbia guadagnato seggi con le elezioni di midterm, e questo vale sia per la Camera che per il Senato.

In secondo luogo il Senato è spaccato a metà, e basta poco ai Democratici per finire in netta minoranza. Senza contare che vi è un forte malcontento nel Paese, anche per il modo in cui è stata gestita la crisi ucraina, con il mondo che non è mai stato così vicino ad una catastrofe nucleare.

I sondaggisti infatti prevedono che con le elezioni di midterm potrebbero esserci importanti cambiamenti sia per quel che riguarda la composizione della Camera che del Senato, che potrebbero passare entrambi a maggioranza repubblicana, una pessima notizia per un Joe Biden sempre più in difficoltà.

Elezioni midterm, Joe Biden gioca la carta della “democrazia a rischio”

Il presidente degli Stati Uniti in carica, Joe Biden, si trova ad affrontare una verifica che con ogni probabilità indebolirà notevolmente il suo mandato. Una situazione dalla quale difficilmente riuscirà ad uscire indenne, ma nel tentativo di limitare i danni il più possibile ecco che decide di giocare la carta della democrazia a rischio.

Il presidente Democratico Joe Biden ha infatti rilasciato alcune dichiarazioni in questi giorni in cui afferma chiaramente che a suo avviso “è in gioco la democrazia”. Si presume si riferisca a quella stessa democrazia che gli Usa hanno esportato all’estero con le bombe, e probabilmente è la stessa democrazia che ha preferito la strada della guerra invece di quella della diplomazia nella gestione della crisi ucraina.

Quale che sia la democrazia cui si riferisce Joe Biden, dal suo punto di vista è a rischio con le elezioni di midterm. In un post su Facebook ha scritto che “alle elezioni c’è in gioco la democrazia: il voto midterm deciderà se preservarla o metterla a rischio. La democrazia americana è sotto attacco perché l’ex presidente sconfitto ha rifiutato di accettare i risultati delle elezioni del 2020. Ha rifiutato di accettare la volontà del popolo. Ha rifiutato di accettare il fatto che ha perso”.

Biden tira quindi in ballo Donald Trump, indicandolo a quanto pare come la vera minaccia alla democrazia. Paradossale il fatto che alcune delle dichiarazioni di Trump, quando ancora era il presidente in carica, siano state censurate da alcuni media che sono arrivati a togliergli la parola.

Lo stesso Trump fu censurato più volte da Twitter, e il suo account bannato in via permanente, cosa che di certo non lo fa apparire come una minaccia alla democrazia, ma semmai la vittima della censura di una democrazia sui generis, quella democrazia per la quale Biden si dice così preoccupato.

Dal canto suo Donald Trump attende il risultato delle elezioni Midterm di martedì 8 novembre per valutare la possibilità di una sua ricandidatura per le presidenziali Usa del 2024, e ha già fatto sapere di essere contrario all’invio di aiuti militari e risorse all’Ucraina, e che destinerebbe i soldi ai bisogni del popolo degli Stati Uniti.

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