Coronavirus, i modelli matematici prevedevano 151mila malati in terapia intensiva, Silvestri “hanno fallito”

Nessuna vena polemica, nessuna sferzante accusa, ma una doverosa constatazione nell’auspicio di fare meglio domani, visto che oggi si tocca con mano il fallimento dei calcoli matematici in base ai quali all’8 giugno avremmo avuto in Italia 151mila malati di Covid-19 ricoverati in terapia intensiva.

“Oggi è quel fatidico 8 giugno” spiega il virologo Guido Silvestri “quello che, se non stavamo attenti, avremmo avuto 151 mila malati in terapia intensiva. Invece sono 286. E dopo 20 giorni dalle riaperture di maggio, non c’è alcun segno di quel ritorno della pandemia che certi esperti davano per scontato. Quest’ultimo punto è importante e deve essere ricordato con chiarezza”.

Non si può non prendere atto del fallimento dei modelli matematici davanti a tale evidenza. Modelli che stando a questi dati, si sono dimostrati del tutto “inadeguati a prevedere l’andamento reale dell’epidemia” fa notare lo scienziato italiano, docente presso la Emory University di Atlanta (USA).

“Senza fare polemiche, perché ognuno fa del suo meglio, credo sia giusto verso i cittadini italiani, che per mesi hanno compiuto sacrifici durissimi, ammettere questo fatto e promettere che tali modelli non saranno più usati per prendere decisioni politiche, ad esempio per le scuole” dice l’esperto nella sua rubrica intitolata “Pillole di ottimismo”.

Cita le scuole, Guido Silvestri, uno degli aspetti più controversi che riguardano l’applicazione di quelle misure restrittive che dovrebbero proteggere il Paese dal tanto temuto ritorno del virus, dalle impennate dei contagi. Già perché quando le scuole riapriranno, agli studenti dai 6 anni in su potrebbe essere imposto l’obbligo di indossare la mascherina, e rigide norme sul distanziamento sociale che cambieranno il volto dell’ambiente scolastico.

I numeri reali sono troppo distanti da quelli previsti dai modelli matematici, allora forse bisogna rivedere tutto il piano di contenimento in un’ottica diversa. Ci sono dei numeri sui quali lavorare, a cominciare da quelli della giornata di ieri, che confermano che “la ritirata continua: Scende il numero totale dei ricoverati in terapia intensiva per Covid-19 in Italia, che sono ormai al 7,0% del valore di picco” spiega il virologo.

“Scende anche il numero dei ricoverati ospedalieri totali (da 5.002 a 4.864, quindi di altre 138 unità), mentre i casi attivi totali scendono da 35.877 a 35.262, quindi di altre 615 unità” dice ancora Silvestri, snocciolando un po’ di quei dati che palesano i limiti delle previsioni matematiche che avevano descritto scenari disastrosi.

“Prima del 4 maggio gli autori dei modelli matematici sugli effetti della Fase 2 che si stavano pianificando, basandosi su modelli matematici hanno detto al Paese: ‘sappiate che, non appena si riapre, i casi sicuramente saliranno. Di poco se riapriamo un po’, tantissimo se riapriamo molto’. In altre parole ci aspettava un disastro” ricorda Giudo Silvestri.

“Mentre altri esperti hanno detto: il virus dovrebbe avere andamento stagionale, non c’è motivo di temere una catastrofe estiva” ricorda ancora il virologo, che poi chiosa: “le cose sono andate come sappiamo”.

Un quadro che peraltro non vale solo per l’Italia, ma anche per gli Usa. “In molti mi chiedono come vanno le cose ad Atlanta e in Georgia” dice ancora Silvestri “direi bene, con una situazione sotto controllo e un totale di 51.898 casi e 2.174 morti, di cui ieri 4. Interessante notare che in Florida, Stato dal lockdown minimo, la mortalità per 100 mila abitanti è ancora più bassa (12,6)”.

In conclusione quindi “i dati della Georgia e della Florida dimostrano ancora una volta come i modelli epidemiologici, che al contempo postulano un massiccio effetto positivo dei ‘lockdown’ e non tengono conto del fattore climatico-stagionale, non spiegano l’andamento della pandemia in modo universalmente valido, e come tali non dovrebbero essere usati per guidare le scelte della politica”.

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